BREVE GUIDA A TAMMY ABRAHAM

Ci serviva, il centravanti inglese? A mio avviso sì: porta centimetri, corsa, tecnica, soprattutto partecipazione al gioco e disponibilità al pressing. L’incognita, ovvio, è la tenuta fisica: ma se non fosse stato così, non sarebbe arrivato a prezzo d’occasione. Benvenuto!

Sarà scambio di prestiti annuali: che la faccenda non fosse semplice da gestire sul piano economico si era capito da tempo.  Tanto è vero che di Tammy Abraham al Milan, individuato come un buon sostituto di Alvaro Morata, si era già parlato. La pista era tramontata, proprio a causa di alcuni parametri economici che riguardavano sia le due proprietà che il giocatore: la Roma dei Friedkin non voleva iscrivere a bilancio una minusvalenza, il Milan di Cardinale non voleva sforare il suo budget, il calciatore stesso era comodamente seduto su uno stipendio annuale netto di circa 5 milioni di euro, che nel foglio Excel di Furlani si colloca nelle parti alte e fa accendere una luce rossa.

Poi qualcosa è successo. Morata si è infortunato alla prima partita. Jovic e Okafor si sono confermati inadatti al ruolo di prima/unica punta, specie dall’inizio della partita: entrambi i giocatori tendono a dare il meglio a gara iniziata; ma al di là di questo che è un dato più psicologico che tecnico, nessuno dei due è una prima punta che gioca al centro di un attacco a tre, per come la intende il Milan. Nel frattempo, la Roma ha manifestato interesse per Alexis Saelemaekers (ci dispiace, con lui se ne va un altro pezzetto di quella banda di giovani incoscienti dello scudetto 2022), che Fonseca aveva detto di apprezzare molto ma che, evidentemente, è altrettanto disposto a sacrificare per colmare una lacuna importante. Nella notte fra il 29 e il 30 agosto, quindi si è trovata la nuova formula: non diventiamo matti a stabilire un valore congruo ai cartellini, facciamo uno scambio di prestiti e più avanti se ne riparlerà. Non il massimo del progetto, ma di questi tempi bisogna essere creativi.

Che giocatore è Abraham? Che cosa può dare al Milan? E quali, invece, sono i rischi? Ecco una breve guida per punti al nuovo attaccante inglese dei rossoneri.

1.         Fisicità e altezza: con i suoi 1,94 metri di altezza, Abraham è un giocatore imponente. Questa caratteristica gli permette di essere una presenza dominante nel gioco aereo, sia in fase offensiva che difensiva (lo abbiamo sperimentato sulla nostra pelle in quello sciagurato Milan-Roma 2-2 del gennaio ’23 che ha aperto la prima grande crisi del Milan di Pioli post-scudetto).

2.         Finalizzazione: Tammy è noto per il suo istinto sotto porta. Ha una buona capacità di concludere con entrambi i piedi e non disdegna di andare alla conclusione da posizioni differenti, ottimo, come già detto, il colpo di testa.

3.         Movimento senza palla: è abile a smarcarsi e a trovare spazio all’interno dell’area di rigore avversaria nonchè di eseguire quegli smarcamenti definiti “fuori linea”. Sa come posizionarsi per ricevere i cross e sfruttare le opportunità di segnare.

4.         Velocità e agilità: nonostante la sua altezza, possiede una buona capacità di accelerazione e agilità, il che gli permette di superare i difensori avversari in situazioni di campo aperto e di effettuare rapidi cambi di direzione.

5.         Tocco di palla e controllo: ha un buon controllo di palla che gli consente di gestire il pallone in situazioni di pressione, contribuendo alla costruzione del gioco, mantenendo il possesso e facendo salire la squadra.

6.         Lavoro di squadra: aspetto forse più importante di tutti, Abraham è disposto a partecipare al gioco di squadra, facendo pressing sui difensori avversari e aiutando nelle fasi difensive, cioè tutto quello che non si è visto in particolare contro il Parma.

Tutto bene, quindi? No. Su Tammy pesano due grandi punti di domanda. Il primo riguarda la sua integrità fisica dopo gli infortuni subiti in carriera, l’ultimo dei quali nel giugno 2023 al legamento crociato del ginocchio sinistro. Il secondo ha a che fare con la sua prolificità come marcatore: per rimanere agli anni romanisti, ha segnato 36 goal in 107 partite, uno ogni tre.

Abraham, insomma, è un giocatore certamente funzionale al progetto del Milan – per i motivi esposti sopra – con qualche interrogativo, senza il quale probabilmente non sarebbe stato raggiungibile se non a un prezzo molto più alto (ricordiamo che la Roma lo aveva pagato 40 milioni). Dal mio punto di vista è una buona scommessa, che forse avrebbe potuto essere giocata qualche settimana prima, in modo da averlo già a disposizione in questo difficile inizio di stagione. Gli do il mio benvenuto più caloroso, sperando che in rossonero possa ritrovare quella pericolosità che, nel primo anno alla Roma, ne aveva fatto un vero incubo per i difensori.

[Grazie a @Luca Villani per la collaborazione].

3 risposte

  1. Voglio fidarmi sia di Filippo che di Luca. L’importante è che non si infortuni e torni al rendimento di due stagioni fa.
    Un caro saluto.
    Massimo 48

  2. Caro Filippo, devo fidarmi Anch’io di ciò che ci racconti di questo attaccante che non conosco molto ma per quel poco che avevo visto mi sembra ancora una volta una scommessa specie riguardo alla integrità fisica e ai pochi goal.
    Bisogna per forza essere ancora fiduciosi, perché nel calcio le cose possono evolversi e fare ricredere anche i massimi intenditori. E quindi aspettiamo la sfida con la Lazio e magari anche fino al derby.
    Al momento, i segnali sono davvero poco incoraggianti. Ma… aspettiamo. Forza Milan!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *