MIKE MAIGNAN: UN LEADER È SEMPRE UN LEADER

La sfuriata sarebbe durata quasi 2 minuti: negli spogliatoi del Parco dei Principi, subito dopo la pesante sconfitta (1-3) inflitta alla Francia dalla nostra Nazionale, Mike Maignan non le ha mandate a dire ai compagni, nei confronti dei quali ha avuto un passaggio particolarmente severo: “Pensare che nella nostra squadra giocherebbero solo un paio di azzurri, ma loro ci hanno messo voglia e grinta”.

Il tutto secondo “L’Equipe”, forse il più autorevole giornale sportivo europeo, per niente avvezzo a spifferi e gossip. Qualcuno si è chiesto se anche a Milanello, anche in maglia rossonera, il portiere abbia questo tipo di atteggiamento quando le cose vanno male, come per esempio in questo periodo.

La risposta è sì, Maignan è particolarmente diretto anche con i compagni del Milan. Non si è leader a intermittenza, non si è leader a seconda dell’occasione. Non faccio lo psicologo, non starò ad analizzare il profilo di un capo carismatico e come si debba comportare, oppure cosa, con che tono e quando dire ciò che pensa. Mi limito all’esperienza.

Sul lavoro, nello sport, nella vita di ogni giorno, ho conosciuto leader silenziosi ai quali basta uno sguardo, un’espressione (anche benevola si intende) per farsi capire. Altri burberi, insofferenti, quasi minacciosi talvolta. Ogni tanto però, è bene chiarire, gli atteggiamenti confondono, perché non è solo per volume, modi e parole che si riconosce una guida. La guida è colui che dà l’esempio. Il modello è chi mostra con i fatti ciò che intende, ciò che bisogna fare. Le componenti sono molteplici: partono dall’abnegazione, passano per l’educazione e il rispetto, finiscono con la presa di posizione che può essere pacata o cruenta, a seconda della natura, ma arriva diretta al bersaglio. Lo si vede in campo, quando si allena e quando gioca, chi è Maignan.

Di lui Stefano Pioli ha sempre detto essere ossessionato dal miglioramento, dalla curiosità, dalla spiegazione, dal dialogo. Il dialogo è infatti la prima, grandissima dote di un leader. La comprensione, l’ascolto. La reazione è solo conseguenza degli eventi. Mi fanno ridere quelli che dicono “Gattuso li avrebbe appesi al muro”, “Ibra li avrebbe presi a calci nel sedere”, “Con i senatori di una volta non si sarebbero permessi”.

Non è con la linea dura che si distingue un leader, ma con lo spirito da combattente, con nessuna voglia di arrendersi mai, quello che dà la sensazione di non essere mai appagato da sé stesso anche se è all’apice. Tutti i grandi fuoriclasse che ho incontrato e conosciuto nella mia vita, non si sono mai bastati. Sono sempre stati molto, molto esigenti nei propri confronti, figurarsi in quelli degli altri. Se io, se noi ci comportiamo in una certa maniera, è perché funziona, è perché deve andare così e quindi ti devi adeguare anche tu. Non sono gli schiaffi né le pedate, reali o virtuali, a determinare il carisma di un atleta o comunque di un leader. Leader è sovente una parola inflazionata e usata con un concetto vago, specie nel calcio. Jannik Sinner è un leader perché metabolizza (soffrendo) gli attacchi dei detrattori rispondendo sul campo alla sua maniera: senza isterismi, senza scatti, dominando i nervi e controllando le parole. Ascoltando con umiltà il suo staff. 

Maignan conosce la psiche dei compagni di squadra al Milan e in Nazionale, sa come comportarsi nelle varie situazioni, compreso il campo. Conosce i tasti da toccare. Ribadisco che non si è leader effimeri, sporadici, estemporanei: o sei un esempio, una guida, un modello, o non lo sei e diventi patetico, ridicolo.

Nel calcio esistono leader tecnici anche taciturni, i quali però aiutano o addirittura si prendono in spalla la squadra e con il loro atteggiamento trasmettono messaggi. Chiari, diretti, inconfutabili. Sta all’intelligenza, alla maturità, alla professionalità, alla serietà degli altri recepirli. Con qualcuno serve il bastone, con qualcun altro la carota, con altri ancora ogni sforzo è inutile e con loro il vero leader non perde nemmeno il suo tempo.

BIO: Luca Serafini è nato a Milano il 12 agosto 1961. Cresciuto nella cronaca nera, si è dedicato per il resto della carriera al calcio grazie a Maurizio Mosca che lo portò prima a “Supergol” poi a SportMediaset dove ha lavorato per 26 anni come autore e inviato. E’ stato caporedattore a Tele+2 (oggi SkySport). Oggi è opinionista di MilanTv e collabora con Sportitalia e 7GoldSport. Ha pubblicato numerosi libri biografici e romanzi.

6 risposte

  1. Maignan,il vero capitano del Milan…si scopre acqua calda…Theo o Calabria non sono all altezza…coraggio lavoro umiltà unione ..così ritorna il.milan…non sono pessimista x quei 20 minuti finali di Milan Torino…Liberali deve giocare e,non solo lui

    1. Chapeau come al solito Luca!
      Psicoanalisi che non fa una grinza tanto per un leader carismatico e logorroico quale Maignan, quanto per il suo contrario campione di mutismo quale era, ma è tuttora, la nostra vecchia bandiera, quella di Capitan Franco Baresi, che riusciva a farla sventolare perfino senza un alito di vento perché era sufficiente un suo perentorio sguardo, un semplice e contratto gesto per ristabilire ordine, gioco e concretezza… ed il nostro Milan inanellava vittorie su vittorie… trofei, scudetti, Coppe, mentre ora siamo praticamente costretti a vedere l’anticalcio nel vero senso del termine. Perché calciatori supermilionari non vogliono bere insieme ai loro compagni che al di là di ogni ragionevole dubbio fanno sorgere un solo quesito: ma chi si credono di essere?
      Prendessero esempio dal grande Frank, poche parole, zero commenti (anche le due volte in serie B) ma tanto sudore per avere in compenso gloria, denaro meritato e soprattutto un Diavolo imbattibile!

      Massimo 48

  2. Grande Luca, nel calcio in particolare, nello sport in generale, ma soprattutto nella vita LEADER E’ COLUI CHE RIESCE AD ASCOLTARE OLTRE CHECA FARSI ASCOLTARE, A VOLTE IL SILENZIO È PIÙ RUMOROSO DI 1000 PAROLE, GRANDE LUCHINO.

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