“Milano vicino all’Europa!”
È una Milano non lontana dalla prima nottata di Champions League della stagione rossonera. È proprio così che suonava San Siro ieri sera. San Siro suonava. Sì! San Siro suonava e iniziava il suo concerto dal di fuori delle sue Luci, con un suono di basso che sapeva di: “Oggi bisogna vincere. PER FORZA!”
Rimanendo in tema, Dalla decise, nella sua Milano, di rompere il brusio del basso e di suonare “Forza” con un pieno accordo in maggiore con il suo piano. E il Milan oggi ha deciso di sedersi proprio a quel piano. Di urlare “Forza!”, con un accordo pieno e lieto. Di urlare, davvero, “Milano è vicino all’Europa”!
Il Milan è stato in queste prime giornate come l’uccello di cui Dalla metaforicamente parlava; un uccello a cui hanno sparato, ma che, con ieri sera, ha ripreso il volo.
Ma non ci si illuda. il Milan è lontano dal cielo. Fonseca ha appena iniziato il suo lavoro e in questo 4-0 contro i lagunari, il lavoro, si è visto.
Il Milan inizia la sua partita con il solito 1-4-2-3-1, ma si notano fin da subito alcune differenze tattiche scelte dal tecnico. Prima fra tutte, la posizione di Reijnders. Durante la conferenza stampa Fonseca ne aveva parlato, ed eccola. Reijnders è in avanti, dove ha dimostrato, in nazionale soprattutto, di esprimersi al meglio, privo di compiti difensivi importanti; è Loftus-cheek a fare il “mediano”.
Un’altra è il posizionamento di Pulisic, libero di svariare. Tutto molto bello, ma cosa ha migliorato il Milan? Cosa deve ancora migliorare?
Da un lato abbiamo la fase offensiva, che da migliorare non aveva molto, il Milan anche nelle scorse partite ha creato tanto, arrivava in maniera abbastanza fluida al tiro. Ma già qui, la differenza è stata importante. “La squadra ha smesso di giocare!”, questa la sentenza di Fonseca post Lazio-Milan. Ieri, il Milan ha attaccato, sì, ma si vedeva una cosa mai vista nelle precedenti esibizioni. Un parco giochi. Il Milan si divertiva, era leggero, era fluido, era sicuro nella gestione. Tacchi, passaggi illuminanti, movimenti senza palla. Tutto!
La gestione della palla è stata il turning point di questa partita, il Milan ha iniziato a giocare e anche in maniere diverse.
Nel primo tempo, il Diavolo ha costruito principalmente con terzini alti e larghi ed un 2+1, con Fofana che si posizionava davanti alla difesa per fornire la soluzione di passaggio e procedere subito in verticale verso una delle mezze ali, interpretate da Loftus-cheek e Pulisic. Esattamente, proprio l’americano, che lascia tutta la trequarti ai piedi dell’olandese, andando a formare un rombo, tutto verticale, nel mezzo del campo, che è stato di fatto il fattore chiave della partita.
Nel secondo tempo, la costruzione si alternava tra un 2+1 ed un 3+2, con i restanti 5 davanti di lavolpiana memoria. Fondamentale in questo senso, come anche però nel primo tempo, il lavoro del centravanti, con Abraham che, come piace a Fonseca, non era fisso; si abbassava, giocava, attirava la pressione, mandava in porta i compagni, attaccava la profondità. Tutto ciò si è visto ancora di più quando è entrato Morata a fare la seconda punta. A un certo punto lo spagnolo era in mediana, parliamone!
Dall’altro lato, la fase difensiva ha ancora messo in evidenza alcune lacune, già sin dal primo minuto, il Milan è stato preso di sorpresa dalla verticalità del gioco di Di Francesco. Questo ci permette però di analizzare più nel profondo, cosa è successo e come il Milan ha deciso di difendere.
In fase difensiva, la linea dei 4 difensori opera in maniera differente a seconda del ruolo. I due terzini infatti marcano a uomo, spesso si è visto Royal inseguire il portatore di palla fino alla linea di fondo, o Theo tagliare tutto il campo per seguire il suo riferimento (come nell’occasione descritta poco fa). I due centrali, invece, marcano a zona, alternandosi nella pressione del centravanti avversario.
Cosa è accaduto quindi? Questa differenza nelle marcature ha il difetto di liberare spazi, soprattutto sulle fasce, causando lo slittamento dei difensori. Basta “poco”, però, per mettere in crisi il sistema.
Se, infatti, gli avversari riescono a portare via un altro uomo, la superiorità numerica è presto fatta.
È esattamente quanto successo: Pohjanpalo si abbassa con Pavlović che deve decidere se continuare nella pressione, liberando però lo spazio e lasciando i compagni in 2, o inseguire il movimento per disturbarlo nella rifinitura. Pavlović, però, rimane in mezzo e il Venezia può attaccare in superiorità numerica con 3v2 (di fatto, poi conclusosi nel nulla grazie alla chiusura di Theo).
Questo evidenzia come, nonostante nel resto della partita il Milan è apparso molto solido e preparato, chiudendo gli spazi, applicando correttamente le marcature preventive, riuscendo così a mettere in atto il suo gioco, ha ancora da interiorizzare del tutto i meccanismi difensivi.
Questo non deve però scoraggiare, come detto, Fonseca ha appena iniziato il suo lavoro, anche con coraggio nella gestione dei suoi top a seconda della resa durante la partita, ed è corretto che ciò venga sottolineato.
Il Milan è stato bello, vivace, divertente. E sì. Milano è vicino all’Europa. Ma è una “Milano che ride e si diverte”.
BIO: Riccardo Patera
Metà belga e metà pugliese, nato da un connubio strano, particolare, ma che è incontro di due parti
opposte del continente.
Le mie passioni?
La musica, che ho amato e studiato sin dall’età di 10 anni.
La ricerca, non amo la superficialità e adoro invece andare nel profondo, analizzare, scoprire.
La scrittura, creare e suscitare emozioni in chi legge, alla fine cos’è la scrittura se non dà nulla?
Ovviamente, il Calcio. Quello delle emozioni.
Per professione, gestisco la comunicazione social e la realizzazione di contenuti per alcuni progetti,
personali e non. Guidato dalla passione e dal divertimento.