Ci sono calciatori che non giocano come gli altri guardando la palla, ma giocano con la testa e lo sguardo in alto… guardando il cielo e le sue stelle, ed a Firenze questo lo sanno molto bene. Dopo Giancarlo Antognoni mai più niente di simile, dicevano mah … qualcuno c’è stato che si è avvicinato parecchio al posto che Antonio occupa nel cuore della città culla dell’arte rinascimentale.
Questa è la storia di un ragazzo che giocava a ritmo do Fado, ai tempi in cui Batigol si avventava su ogni pallone, e proprio lui…. Manuel Rui Costa ci scriveva sopra deliziose poesie in un periodo in cui la squadra gigliata giocava per il tricolore e stazionava ogni stagione nelle prime posizioni della classifica, entrando di diritto in quelle squadre chiamate a fine anni ‘90 le “sette sorelle”.
Manuel Rui Costa arrivò in Italia nel 1994 dal Benfica, scoperto dalla perla nera Eusebio, con in bacheca il titolo mondiale under 19 conquistato insieme a Luis Figo qualche anno prima.
Rimarrà in viola fino alla stagione 2001, contribuendo alle vittorie gigliate delle due Coppe Italia e della Supercoppa italiana (contro il Milan), per poi passare proprio nelle fila rossonere a causa dei problemi finanziari della Fiorentina della gestione Cecchi Gori per la cifra record di 85 milioni.
Ricordo perfettamente quell’estate ed il grande entusiasmo che suscito’ nella nostra tifoseria questo acquisto, il Milan si accaparrò uno dei più forti trequartisti europei, uno di quei numeri 10 di cui il nostro club aveva avuto da sempre una grandissima tradizione con nomi da fare tremare le gambe: Schiaffino, Liedholm, Rivera, Baggio, Savicevic, Boban, Seedorf tanto per citarne alcuni.
Manuel arrivò a Milano l’estate del 2001, con grande emozione, dopo un addio straziante con il popolo viola un caldo pomeriggio di fine Giugno.
Ricordo ancora il suo sguardo uno po’ spaesato alla presentazione del Milan all’HOTEL GALLIA, l’arrivo in una nuova grande dimensione ed il saliscendi emotivo delle ultime settimane avevano lasciato degli inevitabili strascichi in un’anima delicata come quella del portoghese; si perché è impossibile scindere la persona Rui Costa dal calciatore.
Manuel è sempre stato un ragazzo molto sensibile, figlio di una terra meravigliosa ricca di storia, bellezze, grandi navigatori (Diaz, Vasco da Gama, Magellano) e come quasi tutti i figli di quella terra si porta dentro quella dolce e struggente malinconia cosi magistralmente cantata dalla regina del Fado Amalia Rodrigues.
Ed infatti il primo anno sara’ difficile, infortunio all’esordio in campionato 2001/02 a Brescia dove si procura la frattura del polso, dopo poche settimane il cambio tecnico alla guida della squadra: Terim suo ex allenatore alla Fiorentina viene esonerato ed al suo posto arriva Carlo Ancelotti.
Manuel piano piano si accartoccia su se stesso, le prestazioni non salgono di livello ed il pubblico di San Siro inizia i terribili brusii che per alcuni calciatori nel passato sono stai fatali. La goccia che fece traboccare il vaso avvenne nella partita di ritorno di campionato Fiorentina-Milan, Rui e’ infortunato di nuovo, prima della partita scende in campo al Franchi per dirigersi sotto la curva Fiesole per salutare la sua vecchia tifoseria, io ero presente allo stadio e ricordo nitidamente l’emozione che si percepiva nell’aria, tutto lo stadio in piedi osannante a cantare il suo nome e Rui emozionatissimo e commosso con in mano la sciarpa viola, tutto questo davanti al settore ospiti pieno di tifosi rossoneri, le cronache narreranno di un suo pianto a dirotto davanti al suo vecchio armadietto nello spogliatoio viola…
La risposta non si fece attendere, la partita successiva a San Siro sotto la curva Sud viene esposto uno striscione chiaro e tagliente, come solo dei tifosi che si sentono traditi possono scrivere “Rui basta lacrime Viola….sputa sangue Rossonero”, il messaggio era palese, il popolo rossonero percepiva in lui ancora un blocco piu’ mentale che fisico che non lo faceva rendere come le attese. La sua testa e molto di lui era rimasto a Firenze, a parziale scusante di Rui, fu certamente il trovarsi proiettato in una dimensione ambientale diametralmente opposta a quella fiorentina…quella milanese.
Milano è una città che non fa sconti e non ti aspetta in eterno, e’ una metropoli internazionale come solo Londra e New York nel mondo sanno esserlo, o ne accetti le regole o sei fuori e questo vale anche nel calcio. Il Milan e’ una societa’ che ha da sempre un peso specifico nella storia del calcio mondiale, inferiore solo al Real Madrid, San Siro e’ la scala del calcio ed il suo pubblico ha visto giocare i piu’ grandi interpreti di questo gioco, ma più che altro il Milan non ha solo una citta’ che lo segue…..ma ha una nazione intera di tifosi…..7 milioni in Italia oltre 20 milioni nel mondo.
Manuel, ragazzo intelligente, capì e la stagione successiva, presentatosi con ben altro piglio, fu tra i grandi protagonisti della cavalcata in Champions League culminata con la vittoria di Manchester contro la Juventus e con la vittoria in Coppa Italia contro la Roma. Tra le sue perle stagionali la partita a la Coruna vinta per 4-0 quando con Seedorf e Pirlo insegnarono calcio al Riazor. Il tracciante di 40 metri per lanciare Sheva nella vittoria con il Real Madrid, il filtrante assassino nel derby vittorioso per Pippo Inzaghi e la partita di Coppa Italia a Chievo dove ancora con Seedorf fece una gara pazzesca…Rui con i suoi assist a ripetizione si era preso finalmente il Milan e la sua gente.
La stagione successiva si apri’ con un’altra perla, il meraviglioso cross per l’incornata di Sheva a Montecarlo contro il Porto che di fatto ci regalo’ la Supercoppa europea.
Quell’annata per Rui poteva rivelarsi molto difficile, al Milan arrivo’ proprio sulla trequarti un extraterrestre Ricardo Izecson dos Santos Leite “KAKÀ”, ma ormai il portoghese era immerso completamente nella dimensione rossonera e grazie al famoso “albero di Natale” di Carlo Ancelotti i due ebbero una grandissima spettacolare convivenza. Indimenticabile la loro prestazione contro la Roma all’Olimpico che segno’ il sorpasso in classifica e la corsa trionfale verso il titolo di Campioni d’Italia. Sempre lo stesso mese di Gennaio 2004 un’altra emozione fortissima per Rui…contro l’Ancona il primo agognato goal in serie A con la nostra maglia …ricordo perfettamente il boato di San Siro e la folle corsa del portoghese pazzo di gioia.
Il campionato vide la vittoria del Milan e contemporaneamente l’esplosione del fenomeno Kaka’, e in quel momento storico Manuel Rui Costa dimostro’ tutta la sua intelligenza, l’extraterrestre brasiliano avviato alla conquista del Pallone d’oro inevitabilmente si prese la scena.
Manuel pero’ non cadde in depressione ma si mise al servizio di Mister Ancelotti continuando ad essere una pedina importante del nostro scacchiere anche l’anno successivo, quello di Istanbul, Rui fu presente e da vero milanista soffrì le pene dell’inferno per quella serata. Purtroppo, nel 2007, ad Atene non era più con noi in squadra. Nel 2006 infatti decise di tornare a casa… nella sua Lisbona, il Milan lo riabbraccerà in una serata di Champions con la maglia delle aquile di Lisbona tributandogli un ovazione. Questo grande uomo e’ rimasto attaccato a questi colori, lo testimonia la scenetta che tutte le volte si ripete quando capita alla nostra Milan Tv di incontrarlo a qualche evento internazionale…scusate ma prima devo salutare la Mia televisione…. dira’ a tutti simpaticamente .
Manuel Rui Costa ha rappresentato perfettamente il numero “10” un numero che nel calcio ha una magia particolare da sempre, un numero che deve essere indossato (AVVISO AI NAVIGANTI) con rispetto e abnegazione, in onore in primis per il club che rappresenti e secondo in rispetto per chi lo ha indossato precedentemente facendo la storia del Milan……sputando SANGUE ROSSONERO.
BIO: Stefano Salerno nato a Livorno classe 1963, vivo a Firenze dal 1997 lavoro nel campo delle Telecomunicazioni, sono milanista dalla nascita appassionato di calcio inglese dai primissimi anni 70 e sostenitore della squadra dei 3 Leoni .
4 risposte
Articolo splendido Stefano! Hai fatto rivivere a noi milanisti alcuni momenti magici di quel Diavolo infiammato dalle sapienti frecciate del fantasista Nr. 10 lusitano.
Speriamo che lo stesso numero di maglia indossato dal suo conterraneo Leao ci porti a rivivere le stesse emozioni e possibilmente… con la conquista di qualche trofeo!
Massimo 48
grazie per le belle parole
Rui Costa fa parte della storia della Fiorentina, della mia storia personale e ti ringrazio per il bellissimo articolo. I grandi calciatori li ricordi e li apprezzi anche per le grandi imprese fatte con una maglia diversa dalla tua. Non capita spesso, perché spesso le piccolezze umane, l’avidità, l’ambizione, sciupano la poesia dei tifosi veri. Ma con campioni come Rui questa cosa è impossibile. Prima l’Uomo, prima il cuore, poi una tecnica immensa, un’eleganza regale e una classe cristallina e inarrivabile. … E cosa vuoi di più dalla vita???
Grazie Alessandro