L’IDENTITÀ DEL CAMPIONE

Quando si guarda al passato è frequente idealizzare i momenti positivi minimizzando quelli negativi, come se al verificarsi di questi già ci fosse stata traccia visibile del punto di arrivo. In realtà la mèta è chiara soltanto ai posteri, quei posteri che spesso si cimentano “in ardue sentenze”. Pensateci. Ricordate quando Ibra all’inizio di maggio 2022 definiva la vittoria dello Scudetto come “l’unico modo per venire ricordati a Milanello”? E ricordate anche cosa successe poco dopo? Non farò i nomi dei ragazzi nella rosa del Milan che in quella stagione furono discussi o addirittura dileggiati, ma il 22 maggio tutti vennero incondizionatamente innalzati in nome di quel titolo così agognato, così inaspettato, appunto così idealizzato. L’esercizio della memoria ci può portare indietro nel tempo a Yokohama, a Perugia o a Belgrado, quando si sono verificati quegli eventi che visti dalla prospettiva del futuro hanno contribuito in maniera tangibile a costruire i titoli e i cicli di vittorie del grande Milan. 

Ma per chi si trova in campo, spesso ragazzi tra i venti e i trent’anni, che cosa realmente contribuisce alla vittoria? Come fa un calciatore a gestire in maniera positiva un presente fatto di stati d’animo e di emozioni? Per trovare una risposta, occorre riformulare quanto espresso qualche riga fa: la mèta è chiara soltanto ai posteri e a coloro che in questa credono

Un tratto comune dei campioni è riuscire a visualizzare in anticipo quello che sarà il loro momento, dall’esordio in A, al primo gol in Champions, da quando indosseranno la maglia della propria Nazionale a quando alzeranno finalmente quella coppa. Si tratta di un esercizio di pura immaginazione, dove l’aggettivo “puro” ricollega a quell’essenza genuina del sogno di ogni bambino, che, mentre familiarizza con il pallone fra i piedi, viaggia veloce con la fantasia fra San Siro, Camp Nou e Bernabeu. 

“Svegliati”! “Sei sempre con la testa nel tuo mondo”! “Non sognare ad occhi aperti”! 

Ve lo siete sentiti urlare anche Voi qualche volta? Sicuramente chi ve l’ha detto l’ha fatto con le migliori buone intenzioni, quelle legate al presente, alla pratica, all’idea di produrre ogni giorno qualcosa di utile.

Ma l’essenza e l’identità del campione passano attraverso quelle fantasie, quelle immagini nella testa, quelle visualizzazioni cui agganciarsi con tutte le forze e con tutto il talento. Il campione è quello che sa costruire, un pezzo alla volta il suo futuro, quel futuro che nel presente si arricchisce ogni volta di dettagli e in nome del quale sa di dover fare sempre qualcosa in più. Ecco, dunque, il tratto distintivo del campione: l’identità e la consapevolezza di esserlo, al servizio del fare sotto forma di sacrifici e impegno. Il successo nella propria missione di calciatore – ma anche in quella di impiegato, di operaio, di consulente, di uomo – sta nel realizzare che prima ci deve essere un’identità radicata e autentica; soltanto dopo arriveranno le vittorie (o le promozioni, gli aumenti, i clienti, le soddisfazioni). 

Ottenere dunque, sta sempre molto dopo il fare e moltissimo dopo l’essere. Se confondiamo il punto di arrivo con il punto di partenza, saremo condannati a una vita di attese, di aspettative, di frustrazioni che da nessuna parte ci avranno portato se non delegando il nostro successo al caso. Possiamo permetterci questo lusso? Possiamo rimanere in balìa del destino? Non me ne vogliano Sisal e Lottomatica, ma l’identità del campione prescinde drasticamente dalla fortuna, ne fa a meno in nome del lavoro e della pianificazione dei singoli dettagli che possono ridurre rischi e circostanze negative al minimo.

Tutto questo significa determinare il proprio futuro attraverso la consapevolezza di sfruttare quei pensieri positivi che attraversano la testa del giovane calciatore al fine di costruire qualcosa che verrà ricordato dai posteri.

Bio: Francesco Borrelli è un Mental Coach certificato Acsi – CONI. Oltre alla Laurea in legge presso l’Università degli Studi di Genova, si è formato in PNL attraverso corsi e Master conseguiti nell’ambito di aziende private di cui ha fatto parte. Negli anni ha coltivato la sua passione per lo sport scrivendo per testate giornalistiche liguri, oltre a svolgere il proprio lavoro di consulente d’azienda in ambito bancario. L’attività di Mental Coach lo porta da diverse stagioni ad accompagnare sportivi impegnati a preparare Olimpiadi e Mondiali, oltre a calciatori di tutte le età, agevolandone i rispettivi percorsi e seguendone tutta la trafila giovanile fino all’approdo in prima squadra. Il suo sogno è condividere come Coach il suo ufficio a fianco alla “palestra delle leggende” di Milanello con Ibra.

Contacts: fraborrelli40@gmail.com / IG. fraborre24_ / https://www.facebook.com/healthybrainnutrition / 0039 328 6212598

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