IL MORSO DELLO SCORPIONE

Foto di copertina da Milanlive.it

Il primo ricordo che ho di Jon Dahl Tomasson è un gol sbagliato a tu per tu con Barthez in Francia-Danimarca di Euro 2000. Si era fermi sullo 0-0 e quel gol avrebbe potuto indirizzare la partita su binari congeniali ai danesi. Invece finì 3 a 0 per i transalpini e quell’errore ebbe il suo peso. Per fortuna, e lo dico da milanista, avrei avuto modo di ricordare ben altro e avrei apprezzato le sue gesta negli anni all’ombra della Madonnina.

Jon Dahl, nato nella terra di Andersen il 29 agosto 1976, è stato tante volte decisivo nella sua carriera.

E che carriera è stata, la sua.

Olanda, Inghilterra, Germania e Spagna sono state le sue mete.

Tanta fortuna in Olanda, forse una terra non molto diversa dalla sua Danimarca, dove ha esordito tra le file dell’Heerenveen. Settantotto presenze coronate da trentasette reti, delle quali resta memorabile il pallonetto all’Ajax dell’agosto 1996, che gli valsero un contratto importante con il Newcastle.

Ma in Inghilterra non andò proprio bene.

Con i Magpies fu un fallimento e un articolo pungente del Daily Mail hainserito Jon Dahl tra i cinquanta peggiori attaccanti della Premier League.

Ingenerosi.

Lo avrà pensato anche il biondo attaccante quando col Feyenoord ha iniziato a segnare e a vincere.

Con la squadra di Rotterdam fu amore a prima vista, al primo gol verrebbe da dire.

Nella prima stagione vinse il campionato olandese (1998/1999) dove portò in dote ben tredici reti in trentatré presenze. L’anno dopo il Feyenoord giocò la Champions League e il danese si mise in mostra con la doppietta nella clamorosa vittoria degli olandesi a Roma contro la Lazio (2-1)  nella seconda fase a gironi. Quella vittoria  non bastò per il passaggio del turno ma mise in mostra il talento del giovane danese. Brutale, elegante, flessibile sono alcuni degli aggettivi con i quali il Feyenoord ha voluto omaggiare l’attaccante in un video dove si passano in rassegna i dieci gol più importanti realizzati da Tomasson con la maglia dei biancorossi. Il pallonetto ricorre spesso tra le magie di un attaccante completo, dal repertorio vasto, che coronò la sua esperienza a Rotterdam nel modo più bello, con la vittoria della Coppa Uefa al De Kuip, in casa, contro il favorito Borussia Dortmund dei vari Koller, Rosicky e Marcio Amoroso, che vinse quell’anno la Bundesliga. Il suo gol in contropiede risultò decisivo ai fini del risultato e della conquista del trofeo ed è ritenuto dai tifosi il più bello e importante della sua carriera con il Feyenoord.

A fine contratto Jon Dahl decise di lasciare gli olandesi e di accasarsi con il Milan.

Il primo gol lo trovò in amichevole contro i Rangers ma molto più importante fu quello che realizzò il primo settembre 2002 contro l’Inter, prima sconfitta in un anno di amarezze per i nerazzurri. Nel primo anno in rossonero furono undici le reti realizzate dal danese che divenne per tutti Lo Scorpione Bianco. Il suo apporto fu decisivo nella conquista della Coppa Italia, con quattro reti. Non mancò di lasciare il segno in Champions League, a segno contro la Lokomotiv Mosca e soprattutto contro l’Ajax (3-2), in quel gol che approssimativamente i tifosi rossoneri attribuiscono a Inzaghi. A fine stagione Tomasson aggiunse al suo palmares due trofei pesanti, la Champions League e la Coppa Italia. Ma è forse la stagione 2003/2004 quella nella quale Tomasson ha lasciato un segno indelebile, determinante soprattutto nella conquista del diciassettesimo scudetto. Pesanti le sue reti, dodici timbri che contribuirono in maniera importante nell’economia dell’annata di Serie A. Jon Dahl si fece trovare pronto e sostituì spesso Inzaghi alle prese con una stagione complessa dal punto di vista fisico. Pesanti i suoi gol, come quello alla Juventus nella gara di andata a San Siro, una sfida che terminò 1 a 1 e che viene ricordata anche per il gran gol di Di Vaio, e come quello all’Inter che avviò quella memorabile rimonta rimasta nei cuori di tutti i tifosi rossoneri nel derby del 21 febbraio 2004. Ci furono anche doppiette come quella al Parma e al Brescia. La stagione trionfale si chiuse con un titolo mai così meritato e con una Supercoppa Europea. Ma non mancarono le delusioni come le eliminazioni in Champions League e in Coppa Italia, ad opera di Deportivo La Coruña e Lazio, e la sconfitta nella finale di Coppa Intercontinentale a Yokohama contro gli argentini del Boca Juniors, nonostante i rossoneri fossero passati in vantaggio proprio grazie al suo gol.

L’anno dopo la stagione del Milan e di Tomasson si aprì con la vittoria della Supercoppa Italiana, unico trofeo di un’annata non proprio indimenticabile, culminata nell’epilogo thrilling della Ataturk, in una crudele serata di fine maggio. Nove i gol nell’ultima stagione in rossonero, sei in campionato, due in Coppa Italia, e uno in Champions League, tra l’altro pesante, al PSV, nella sfida di San Siro nell’andata della semifinale. Con l’acquisto di Hernan Crespo la concorrenza per il danese aumentò ma la sua professionalità fu comunque apprezzata da tutto l’ambiente. Tomasson per i colori rossoneri ha sempre mostrato attaccamento e le sue prestazioni hanno ripagato la fiducia dell’allenatore e dei compagni. Così parlò Ancelotti all’inizio della sua avventura milanese :«Esistono calciatori e giocatori di calcio. Lui è un giocatore di calcio: si sa muovere per se stesso e per la squadra. E’ bravo a conquistare gli spazi e a crearli per i compagni. Ammetto che lo conosceva poco e per me è stata un’autentica sorpresa».

Dopo il Milan andò allo Stoccarda per un paio di stagioni, poi al Villareal, prima di tornare al Feyenoord dove ha finito la sua carriera, in quella che può essere definita la sua vera casa calcistica. Al Milan ha lasciato il segno e si integrato in uno spogliatoio competitivo e ricco di campioni. Non oso contraddire Don Carlo ma per me non era una sorpresa, avendolo visto durante i mondiali nippo-coreani e conoscendo la sua importante carriera internazionale.

Fu una piacevole conferma.

Quel gol sbagliato contro la Francia resta solo un ricordo sbiadito di un calciatore serio, forte e attaccato alla causa, che tutti i tifosi ricordano con affetto e che colpiva al momento giusto, come il morso letale di uno scorpione.

BIO: VINCENZO PASTORE

Pugliese di nascita, belgradese d’adozione, mi sento cittadino di un’Europa senza confini e senza trattati.

Ho due grandi passioni: il Milan, da quando ero bambino, e la scrittura, che ho scoperto da pochi anni.

Seguire lo sport in generale mi ha insegnato tante cose e ho sperimentato ciò che Nick Hornby riferisce in Febbre a 90°: ”Ho imparato alcune cose dal calcio. Buona parte delle mie conoscenze dei luoghi in Gran Bretagna e in Europa non deriva dalla scuola, ma dalle partite fuori casa o dalle pagine sportive[…]”

Insegno nella scuola primaria, nel tempo libero leggo e scrivo.

Una risposta

  1. Contro l Ajax a S. Siro Pippo Inzaghi colpisce di testa la palla stava entrando in porta e Thomas son la tocca prima che entrasse.Tutti noi Milanisti per un Attimo siamo come rimasti senza battito cardiaco.poi sappiamo tutti com è andata.

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