Siamo alla terza giornata della nuova edizione della Champions League, va in scena Milan – Club Brugge. Dopo le prime due sconfitte contro squadre dal grande blasone, per il Milan è arrivato il momento di reagire: non ci sono più alibi. Serve una vittoria per continuare a sperare nella qualificazione e il Club Brugge, almeno sulla carta, pare un avversario alla portata. Per accedere alla fase successiva, i rossoneri devono mirare a raccogliere almeno 15 punti. La squadra di Fonseca arriva a questa sfida dopo una vittoria sofferta contro l’Udinese in campionato, ottenuta giocando in inferiorità numerica per gran parte della gara.
Dall’infermeria arrivano buone notizie: Gabbia è recuperato dal fastidio al polpaccio e rientra in difesa, mentre Theo torna titolare sulla fascia sinistra. A centrocampo si passa a 3, con l’inserimento di Loftus Cheek al posto dell’infortunato Abraham. Dall’altra parte, il Club Brugge si presenta con un 1-4-3-3 piuttosto aggressivo.
Le formazioni:
MILAN (1-4-2-3-1): Maignan; E. Royal, Gabbia, Tomori, Hernández; Fofana, Reijnders; Pulisic, Loftus-Cheek, Leão; Morata.
CLUB BRUGGE (1-4-3-3): Mignolet; Seys, Mechele, Ordóñez, De Cuyper; Vanaken, Onyedika, Jashari; Talbi, Jutglà, Tzolīs.
Arbitro: Felix Zwayer (Germania).
Primo tempo:
La partita inizia con un Milan che fatica a prendere il controllo. Già al 2’, Maignan è chiamato a un intervento decisivo su Tzolīs, con i belgi bravi a sfruttare un errore in disimpegno di Fofana. Il Club Brugge parte meglio e insiste: ancora Tzolīs, questa volta con un tiro dalla distanza, costringe Maignan a una parata spettacolare, con il portiere rossonero che devia la sfera a mano aperta. Sugli sviluppi del successivo calcio d’angolo, la squadra belga sfiora il vantaggio colpendo la traversa con una gran conclusione di Ordóñez.
Il Milan prova a rispondere con Fofana, che al 15’ tenta la conclusione da fuori area, la prima dei rossoneri, ma il pallone finisce a lato. I primi 20 minuti sono segnati dalla superiorità del Bruges, ma la squadra belga paga l’eccesso di aggressività con due ammonizioni pesanti: Seys e Jashari finiscono sul taccuino dell’arbitro, rischiando di condizionare il prosieguo del proprio match.
Dopo una fase di sofferenza, il Milan si accende al 28’. Leao semina il panico accentrandosi dalla fascia sinistra, superando diversi avversari e servendo un pallone invitante per Pulisic, ma Mignolet risponde presente. La svolta arriva però sei minuti più tardi: Theo conquista un corner, Pulisic lo batte a rientrare e, con una traiettoria beffarda, il pallone finisce direttamente in rete. È un gol olimpico che porta il Milan in vantaggio, 1-0.
Al 40’ l’episodio che cambia il match: Onyedika entra duro su Reijnders con i tacchetti alti. L’arbitro inizialmente interpreta male lo scontro e assegna una punizione al Bruges, ma richiamato dal VAR rivede l’azione e decide per l’espulsione del centrocampista nigeriano. Cartellino rosso inevitabile, Bruges in 10 e punizione per il Milan, che ora ha l’occasione di sfruttare la superiorità numerica.
Nel recupero, i rossoneri hanno un’ottima opportunità per raddoppiare: Reijnders innesca Leao, che mette in mezzo un pallone per Loftus Cheek e Fofana, ma nessuno dei due riesce a trovare la conclusione vincente.
Si va al riposo sull’1-0, con la sensazione che il Milan, in vantaggio e con un uomo in più, abbia tutte le carte in regola per chiudere la partita nella ripresa. Urge approfittare di questa superiorità numerica per allungare il divario, dato che in questo nuovo format di Champions League, la differenza reti farà – scusate il gioco di parole – la differenza.
Secondo tempo:
Il Bruges si riorganizza a inizio secondo tempo, inserendo Sabbe e Vetlesen per dare nuova energia alla squadra. Il Milan parte forte con una combinazione tra Leao e Theo Hernandez, ma il tiro del francese finisce alto. Poco dopo, il portoghese viene ammonito per aver bloccato la ripresa veloce del gioco.
Al 51′ i cambi di Hayen si rivelano vincenti: Sabbe, terzino destro neo entrato, trova il gol del pareggio con un tiro preciso dentro l’area, su assist di Vetlesen. I belgi, nonostante l’inferiorità numerica, non sembrano in difficoltà. Il Milan risponde al 57’ con un altro tentativo di Theo, ma il suo tiro finisce a lato.
Fonseca decide di cambiare modulo e interpreti: al 61’ entrano Okafor e Chukwueze al posto di Leao e Loftus. La scelta si rivela subito azzeccata: dopo neanche 30 secondi dall’ingresso in campo, Okafor dribbla Sabbe sulla fascia e serve al centro Reijnders, che col piatto insacca alle spalle di Mignolet. Il Milan torna in vantaggio portandosi sul risultato di 2-1, e la mossa di Fonseca sembra pagare immediatamente.
Al 65’, su calcio d’angolo per il Milan, Jashari rischia di beffare il suo stesso portiere, colpendo la traversa con un rinvio maldestro. Il Bruges prova a cambiare l’inerzia con altri cambi offensivi: entrano Skoras e Skov Olsen per Jutglà e Tzolīs, ma la spinta belga non basta.
Al 71′ il Milan allunga. Chukwueze, nella metà campo belga, intercetta un passaggio e recupera il pallone. L’ex Villareal punta e salta De Cuyper con un dribbling secco e, giunto al limite dell’area, serve Reijnders a rimorchio, che con un destro chirurgico firma la sua doppietta personale: 3-1. Giunti a questo punto, la partita sembra ormai saldamente nelle mani dei rossoneri.
Al 75’ arriva un momento storico: Francesco Camarda, a soli 16 anni e 226 giorni, subentra a Morata, diventando il più giovane italiano di sempre a giocare in Champions League, superando il record di Moise Kean con la maglia della Juventus. Il pubblico di San Siro esplode quando all’87′ proprio Camarda segna il gol del 4-1. Una bolgia: via la maglia, tutti i compagni intorno, parenti e affetti in lacrime. Tutti commossi per la bella storia di Camarda. Ma la gioia dura poco: l’arbitro annulla tutto per offside. La magia svanisce: sarebbe stato il gol più giovane nella storia della competizione, ma resta comunque una serata da ricordare per il gioiello di Casa Milan.
Un momento di apprensione scuote San Siro: Pulisic rimane a terra dopo uno scontro dalla lieve entità (questa l’impressione dagli spalti). Dopo un minuto di sospensione, torna in piedi e riprende a giocare, rassicurando tutti. Fonseca nell’ultimo quarto d’ora inserisce Thiaw per Gabbia, per consolidare la difesa ed evitare un ulteriore cartellino per il centrale italiano (già ammonito per eccesso di foga). Il Milan gestisce il finale, con Chukwueze ancora pericoloso e protagonista, ma il risultato rimane inchiodato sul 3-1 fino al triplice fischio.
La curva rossonera, che all’inizio della partita era rimasta silenziosa in segno di protesta, si è fatta sentire col passare dei minuti, accompagnando i rossoneri verso una vittoria importante. Una vittoria che dà morale e, soprattutto, tre punti preziosi. Nonostante la superiorità numerica, il Milan ha mostrato qualche incertezza nei primi minuti e nel momento del pareggio, ma ha saputo riprendersi grazie a un grande impatto dei subentranti, merito di Fonseca.
Leao, visibilmente infastidito per la gestione del suo minutaggio, lascia subito il campo senza unirsi ai festeggiamenti con i compagni, dopo una prestazione comunque positiva, seppur poco incisiva sotto porta. Nel complesso, un buon passo avanti per la squadra, anche se permangono alcuni atteggiamenti da rivedere, soprattutto in termini di concentrazione e approccio iniziale.
Tra due settimane si gioca al Bernabeu, riusciremo ad arrivare preparati per sfidare la corazzata di Ancelotti campione in carica?
BIO: Luca Lazzaro nasce nel 1998 a Catania, Sicilia. Consegue il diploma al Liceo Linguistico, per poi proseguire gli studi all’Università di Catania, guadagnandosi il titolo di Dottore in Scienze e Lingue per la comunicazione. Il mondo del giornalismo sportivo lo affascina, tanto da avvicinarsi a ciò attraverso le sue due più grandi passioni: il calcio e le moto. Da qui nasce l’adesione al progetto Talent Scout sul calcio giovanile; le collaborazioni con Voci di Città per la MotoGP e Filippo Galli per il Milan. Alla fine del 2023 svolge la professione di social media manager e inizia la collaborazione con L’Urlo.
Una risposta
A mio parere primo tempo semplicemente orrendo, da parte del Milan, per carenza totale di intensità. Fino all’ingresso di Okafor e Chukwueze si è giocato tremendamente sotto ritmo.
Leao rimane a mio parere, un giocatore pervaso dallo spirito di Buridano, l’asino che non sapeva scegliere: tra una giocata semplice, immediata e con discrete possibilità di successo e un’altra complicata, ritardata e quindi di maggiore difficoltà, mi sembra sempre alla ricerca di una terza scelta ancora più difficile della seconda. Mi sembra imprigionato nel desiderio di stupire e sarei interessato di vedere una valutazione di quanti secondi la palla rimane – ogni volta – ferma trai suoi piedi in attesa di una scelta.
Loftus è – a mio modo di vedere – un giocatore che, contro le difese schierate, è inutile e non incide.
I cambi hanno garantito maggiore entusiasmo e energia, e come gli spinaci con braccio di ferro hanno trasformato una squadra addormentata in una reattiva e determinata.
C’è da fare delle riflessioni;
Fonseca è stato scelto anche per questo, ricordando che Ibrahimovic lo aveva presentato dicendo che si aspettavano un atteggiamento diverso verso alcuni giocatori e il loro rendimento