FUGA PER LA VITTORIA – LA GENESI DEL FILM – TRATTO DA “IL CALCIO DIMENTICATO”

TRATTO DA:

Siamo nella primavera del 1980. L’Ipswich Town di Bobby Robson è ormai da qualche stagione nell’elite del calcio inglese. Due anni prima c’è stata la vittoria in FA CUP e in questa stagione, anche se il titolo è ormai un testa a testa fra Liverpool e Manchester United, l’Ipswich è a lottare spalla a spalla con Arsenal, Nottingham Forest e Aston Villa per il terzo posto che vorrebbe dire un posto nella prossima Coppa UEFA.

Kevin Beattie e compagni hanno appena terminato la loro quotidiana seduta di allenamento.

Bobby Robson comunica ai propri giocatori che ci sarà un meeting nella sala riunioni del Club. La notizia non è certo una novità. Bobby Robson adora i meeting.

Adora sentire la sua voce mentre racconta ai suoi ragazzi di tattiche, di obiettivi, di avversari ma anche di cose “essenziali” come la nuova divisa sociale, o l’albergo in cui alloggiare nella prossima trasferta a Wolverhampton o a Sunderland.

Quando i calciatori del piccolo club dell’East Anglia si siedono nel salone deputato a questo genere di incontri non ci provano neppure a mascherare il loro scarso entusiasmo.

Entusiasmo che cala ulteriormente quando Bobby Robson si fa da parte e lascia la parola ad un piccolo uomo di mezza età, vestito in modo elegante e compito.

“Mi chiamo Freddie Fields e sono qua per scritturare alcuni di voi per girare un film”.

Queste la prime parole dell’americano.

“Scoppiammo tutti a ridere!” ricorda Kevin Beattie, difensore centrale e capitano di quel talentuoso team.

“Un altro dei giochini motivazionali del Boss” abbiamo pensato tutti quanti.

Una volta terminate le risate Mister Fields riprende la parola.

“Io lavoro per la Paramount e quest’estate gireremo un film dove il calcio sarà protagonista. Per questo abbiamo pensato a qualcuno di voi”.

Silenzio assoluto.

Non c’è nessuno che non sappia cosa sia la Paramount.

… forse la cosa è più seria di quanto appare.

“Le riprese del film inizieranno ai primi di giugno, quando il campionato sarà terminato e voi sarete liberi da impegni. Lo gireremo in Ungheria e ci vorranno al massimo cinque settimane”.

…ma prima ancora che la cosa venga assimilata Mister Freddie Fields, quasi con nonchalance, lascia cadere “la bomba” .

“Ah, dimenticavo. Protagonisti saranno Sylvester Stallone, Michael Caine, Bobby Moore e Pelè”.

Stavolta il silenzio dura meno di un secondo.

Si leva un coro e la frase pronunciata da tutti i diciotto calciatori della rosa presenti è la stessa “PRENDA ME SIGNOR FIELDS !”.

Il casting dura due minuti scarsi.

Mister Fields guarda in faccia i calciatori e sceglie cinque nomi: John Wark, Russell Osman, Kevin O’Callaghan, Robin Turner e Laurie Sivell.

Poi estende l’invito al portiere Paul Cooper che dovrà fare da controfigura a Stallone (che non ha mai visto un pallone da calcio in vita sua) e capitan Beattie che dovrà fare da controfigura a Michael Caine.

L’invidia verso i sette prescelti si trascinerà per parecchio tempo a venire …

Al loro arrivo al Gellet Hotel a Budapest le sorprese sono tutt’altro che finite.

Nell’albergo dove sarà sistemata tutta la troupe ci sono già il campione del mondo argentino Osvaldo Ardiles, il mito belga Paul Van Himst, l’ex-nazionale inglese Mike Summerbee e il fuoriclasse polacco Kazimierz Deyna.

“Ci fu anche la prima cosa sgradita. Per esigenze di copione dovevamo tutti avere i capelli corti … in un periodo dove in Inghilterra con i capelli corti non c’era praticamente nessuno!” ricorda Beattie.

Ma la sorpresa più grande fu decisamente un’altra.

Tutta la comitiva calcistica era assolutamente convinta che il loro apporto sarebbe stato semplicemente quello di giocare la partita finale su cui era imperniato il film…non che la maggior parte di loro dovesse anche recitare!

… altro piccolo particolare “evitato” da Mister Fields il giorno del reclutamento …

La prima vittima di questa novità è il povero John Wark. Il centrocampista goleador dell’Ipswich (che nella stagione successiva batterà il record di Josè Altafini per record di gol realizzati in una competizione europea) proprio non riesce a dire “I’ll take the top bunk”…la scena viene girata una ventina di volte tra le risate di tutta la troupe e…il fastidio di Sylvester  Stallone …

Al termine della lunga giornata di registrazioni (che diventava ancora più lunga quando era coinvolto il povero Wark) il rompete le righe era celebrato in grande stile.

“Non bevevamo birra. Con il rimborso spese della produzione potevamo permetterci il meglio. Vino di marca, champagne e scotch di primissima qualità” ricorda Mike Summerbee che con Bobby Moore e Michael Caine formava una specie di “trio delle meraviglie” al tavolo del ristorante o al bar dell’albergo.

In breve si viene a creare un cameratismo di altissimo livello.

Pelè non disdegna il cibo e la compagnia, Deyna che gioca in Inghilterra con il Manchester City si è perfettamente adeguato ai “ritmi alcolici” dei suoi compagni di squadra. Ardiles è uno dei più tranquilli del gruppo ma non disdegna neppure lui un paio di bicchieri di champagne e qualche nottata “lunga”.

L’unico che rimane in disparte, corpo estraneo per tutta la durata delle riprese è Sylvester Stallone.

“Non gliene fregava niente di nessuno. Solo di se stesso. Perfino a pranzo si faceva portare il cibo in camera e non scendeva mai a mangiare con noi” ricorda sempre capitan Beattie.

“Diciamolo pure: era un piccolo fottuto arrogante. Per insegnargli i rudimenti dell’arte del portiere la produzione aveva messo sotto contratto nientemeno che Gordon Banks, il portiere della nazionale inglese campione del mondo del 1966. Dopo due giorni quel presuntuoso piccoletto (tutti racconteranno di quanto si stupirono della scarsa altezza di Stallone) decide di fare a meno di Banks, convinto di cavarsela da solo. Alla fine delle riprese si era rotto un dito (goffa respinta su un tiro di Pelé), incrinato due costole e lussato una spalla!” racconta divertito Beattie.    

Le pretese di Stallone non hanno limiti.

Ci vuole tutta la pazienza di John Huston per convincere il divo hollywoodiano che i portieri molto raramente segnano i gol decisivi nella partite di calcio…cosa che invece pretendeva di fare Stallone.

Per fortuna pare che su idea di Pelé o di Bobby Moore si riuscì a convincere Stallone che poteva comunque essere determinante in un altro modo durante il match.

Si arriva così ai 4 minuti finali, dove l’epica raggiunge livelli supremi.

Rientra in campo Pelé, che infortunato in un contrasto precedente aveva dovuto lasciare il campo e i suoi compagni in inferiorità numerica. Tiene il braccio appoggiato al petto, un po’ come fece Franz Beckenbauer nella storica semifinale dell’Azteca del 1970, ma la star degli alleati è di nuovo della partita.

Come entra in campo tiene la palla una decina di secondi buoni.

Finte e contro finte per poi fare uno splendido tunnel al suo avversario diretto.

Apertura sulla fascia per Bobby Moore che stoppa di petto e mette in mezzo un cross perfetto, sul dischetto del rigore.

La rovesciata di Pelé è da antologia del calcio. Portiere tedesco battuto e palla in fondo al sacco.

E’ il gol del quattro a quattro, che corona una rimonta strepitosa.

Le emozioni non sono finite.

Nel frattempo il pubblico francese (nel film si gioca a Parigi, in realtà le riprese vengono nel campo della MTK Budapest, uno dei pochissimi stadi adatti in quanto ancora privo di un impianto di illuminazione), esaltato dalla prova dei prigionieri, inizia a credere nella vittoria, sostenendo a gran voce gli alleati.

C’è un ultimo sussulto però.

Quando mancano una manciata di secondi alla fine il numero 4 tedesco si lancia in area. E’ un pallone innocuo che sta andando verso la linea di fondo ma Osvaldo Ardiles entra in scivolata e completamente fuori tempo. (mai visto Ardiles fare un’entrata così!).

E’ calcio di rigore.

E ‘ lo stesso numero quattro tedesco che si presenta sul dischetto.

Sylvester Stallone gli si avvicina, sfidandolo con quel suo mezzo sorriso sbilenco.

Sarà uno dei rigori più brutti visti in un campo di calcio.

Lento, centrale e a mezza altezza.

Il plastico (?) volo di Stallone e la palla bloccata in presa…e così anche il “divo” è accontentato.

ANEDDOTI E CURIOSITA’

Yabo Yablonski, cittadino americano di origine russa è colui che scrisse la sceneggiatura del film.

… che doveva andare in modo completamente diverso!

La sua idea al momento di costruire la sceneggiatura veniva da un fatto realmente accaduto durante la Seconda Guerra Mondiale.

In Polonia infatti era davvero accaduto che fu organizzata una partita di calcio tra prigionieri polacchi e soldati tedeschi durante l’occupazione nazista di Varsavia.

I polacchi vinsero l’incontro ma furono in seguito fucilati.

… e questa era l’idea di Yablonski e della sua sceneggiatura.

Lasciar vincere i tedeschi, aiutare la loro propaganda e avere salva la vita.

Oppure giocare la partita per vincerla sapendo che questa scelta sarebbe costata ai prigionieri la vita.

Huston e la Paramount decisero però diversamente … con grande sorpresa di Yablonski che scoprì la cosa solo a riprese ultimate.

In tutte le interviste ai giocatori dell’Ipswich in seguito a quell’esperienza sono tutti concordi nel definire il grande Pelé come una persona davvero speciale, anche e soprattutto dal lato umano.

Oltre ad essere di grande compagnia anche nelle serata di baldoria (pare che lo Scotch fosse di notevole gradimento al grande calciatore brasiliano) amava intrattenere con la sua chitarra tutta la “troupe” con le sua amate canzoni brasiliane … anche se, come ricorda Russell Osman “ok la prima e la seconda … ma alla quarta o la quinta in parecchi trovavamo una scusa per defilarci!”

Kevin Beattie invece ha ricordi molto più “calcistici”.

“Un giorno durante una pausa nelle registrazioni ci fermammo per fare una piccola merenda. Avevamo addosso tutti quegli enormi scarponi che usavamo come calzature da calcio. Ad un certo punto Pelé prese un’arancia e iniziò a palleggiare. La tenne su per almeno un quarto d’ora. Destro, sinistro, coscia, palleggiandola di testa e facendola scivolare sulla nuca per poi colpirla di tacco e continuare a palleggiare. Mai visto niente di simile in vita mia!” ricorda il capitano dell’Ipswich Town.

Dopo che Stallone fece licenziare il suo coach personale Gordon Banks (!) fu il portiere dell’Ipswich Paul Cooper (che agiva da controfigura a Stallone) a tentare di insegnargli i rudimenti base del ruolo di portiere.

“Non c’era nulla da fare. Dopo mezza giornata di lezione pretendeva di saperne più del sottoscritto” ricorda sconsolato Cooper.

John Wark, che rimase in contatto con Pelé per diversi anni dopo la realizzazione del film, fu protagonista di uno degli episodi più divertenti.

Vista l’impossibilità per i giocatori dell’Ipswich di presenziare alla prima assoluta per impegni calcistici, i membri dei “Tractor Boys” (questo uno dei soprannomi del Club) si diedero appuntamento alla prima della loro città, al cinema Odeon di Ipswich.

… dove il povero John Wark scoprì che fu l’unico calciatore inglese ad essere “doppiato” in tutto il film in quanto il suo marcato accento scozzese fu considerato “incomprensibile” dal grande pubblico!

Infine, la rovesciata di Pelé, entrata ormai nella leggenda e scena di culto del film.

Tutti i presenti di quel giorno confermano che Pelé fece la rovesciata perfetta subito al primissimo ciak.

Anche se, aggiunge Russell Osman “quell’idiota del nostro portiere di riserva Laurie Sivell che giocava in porta con i tedeschi, decise di PARARE la rovesciata di Pelé e così la scena della palla che finisce in fondo alla rete fu necessario aggiungerla in seguito!”

BIO: Remo Gandolfi e’ nato e vive a Parma. Ha gia’ 9 libri all’attivo. Dopo “Matti miti e meteore del calcio dell’est” che aveva fatto seguito al precedente libro di gran successo intitolato “Matti, miti e meteore del futbol sudamericano”, Remo, in collaborazione con Cristiano Prati, figlio dell’indimenticato campione, ha scritto, pubblicato da Urbone Publishing: “PIERINO PRATI – Ero Pierino la Peste” . L’ultimo suo lavoro: “IL CALCIO DIMENTICATO – Tragedie, leggende e follie del pallone”.

Ha una rubrica fissa sul popolare Calciomercato.com (“Maledetti calciatori”) e con gli amici di sempre gestisce un blog www.ilnostrocalcio.it . Quanto all’amato pallone, e’ profondamente convinto che la “bellezza” e “il percorso” contino infinitamente di piu’ del risultato finale.

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