ROBERT LEWANDOWSKI: NON È STATO PER NIENTE FACILE

Foto di copertina via Sky sport

La carriera “sconosciuta” da Leszno al Borussia Dortmund

Siamo nella primavera del 2006. Robert Lewandowski non ha ancora diciotto anni. Gioca a calcio per la squadra Riserve del Legia Varsavia, uno dei più importanti club polacchi.

Per lui il calcio è tutto.

No, non è una frase fatta o banale.

E’ sempre stato così, fin da piccolo quando giocava con gli “Under-7” del suo paese, Leszno, a una quarantina di chilometri da Varsavia.

… anche se lui di anni ne aveva solo cinque ma per i bimbi della sua età una squadra non esisteva.

Lo è diventato ancora di più due anni prima quando il padre Krzysztof, professore di educazione fisica e suo primo vero allenatore, se ne è andato in cielo strappato a Robert e alla sua famiglia da una grave malattia.

Robert gioca nel “Legia II”, che disputa il campionato di Serie C polacco.

Non sta facendo sfracelli. E’ ancora magrissimo e i contrasti fisici lo mettono ancora in grave difficoltà. Ma le sue qualità si vedono già tutte, per prima quella determinazione assoluta nel voler imparare, migliorarsi e diventare un calciatore professionista.

Ha un contratto di un anno e sul suo rinnovo non c’è dubbio alcuno.

Più o meno a metà stagione però Robert Lewandowski subisce un grave infortunio.

Probabilmente il peggiore per chi gioca a calcio: la rottura dei legamenti crociati di un ginocchio.

Rimane ai box per buona parte della stagione e quando arriva la scadenza del contratto a Robert Lewandowski viene detto che la sua carriera con il Legia Varsavia finisce lì.

Nessun rinnovo.

Il mondo intero crolla addosso al giovane Lewandowski.

«E’ stato uno dei giorni più brutti della mia vita» racconterà da allora in poi l’attaccante polacco.

La madre, che è stata in passato un’eccellente pallavolista, lo sostiene e lo invita a non mollare.

E’ lei a ricordarsi che qualche mese prima c’era stato un piccolo club della Terza Divisione polacca a chiedere informazioni sul figlio.

La madre prende in mano il telefono.

Chiama i dirigenti dello Znicz Pruszków.

«Vi interessa ancora mio figlio ? Perché se è così lui è disponibile a parlarne».

Non si sa chi farà l’affare più grande.

Nella stagione successiva Robert Lewandowski vincerà la classifica dei marcatori della categoria con 15 reti e i suoi gol saranno determinanti nella promozione alla serie cadetta del calcio polacco dello Znicz.

In quella successiva andrà ancora meglio.

Robert di gol ne segnerà ben 21 e sarà anche stavolta il miglior marcatore del campionato.

A quel punto non c’è una sola squadra di Prima Divisione in tutta la Polonia che non brami per averlo in rosa.

Robert sfoglierà la margherita decidendosi alla fine per il Lech Poznań.

… margherita nella quale, probabilmente è inutile sottolinearlo, mancava il petalo del “Legia Varsavia” …

Il Lech Poznań è il trampolino di lancio perfetto per il giovane Lewandowski.

C’è una squadra che gioca per lui e lui ricambia segnando con regolarità.

Al termine della prima stagione arriva il trionfo nella Coppa di Polonia mentre in quella successiva arriva addirittura il titolo della “Ekstraklasa”, la prima divisione polacca.

Robert Lewandowski è, manco a dirlo, il trionfatore della classifica marcatori con 18 reti.

In quella stessa stagione arriva per “Lewa” l’esordio nella nazionale del suo Paese.

La Polonia è in trasferta a San Marino in un incontro valido per la qualificazione ai Mondiali del 2010. Robert Lewandowski entra dopo un’ora di gioco e sarà proprio lui a segnare il secondo e definitivo gol dell’incontro.

Al termine di quella stagione le sue imprese e le sue doti hanno già varcato i confini nazionali. Sono tante le squadre europee allertate dal talento del giovane centravanti polacco.

41 reti e 20 assist in 82 partite sono uno “score” che non può lasciare indifferenti anche se ottenuti in un campionato non esattamente di prima fascia come quello polacco.

Ci sono due club in particolare che sono determinati ad assicurarsi le prestazioni di “Lewa”: il Borussia Dortmund in Germania e il Blackburn Rovers, club inglese della Premier.

Qui sarà in qualche modo la sorte a decidere.

Sam Allardyce, il manager del Blackburn, è decisissimo ad avere tra le sue fila Lewandowski. Va a Poznan più volte ad assistere alle partite del Lech e pare che ci sia già un accordo di massima con la dirigenza del club.

Viene prenotato un volo con destinazione Manchester.

Lewandowski vuole conoscere la città e la squadra per poi scegliere con cognizione di causa tra Blackburn e Dortmund, tra Premier e Bundesliga.

E’ l’Eyjafjöll, il vulcano islandese che “decide” di eruttare in quei giorni e che farà cancellare il volo che doveva portare Lewandowski in Inghilterra.

«Dortmund era in ogni caso la mia prima scelta ma chissà cosa sarebbe potuto accadere se fossi andato a Blackburn e mi fosse piaciuto quello che avrei visto … poteva cambiare la mia carriera» racconterà in un’intervista Lewandowski diversi anni dopo.

L’inizio al Borussia Dortmund non è semplice.

Il centravanti titolare è il paraguaiano Lucas Barrios, soprannominato la “pantera” e per Lewandowski non solo c’è spesso la panchina ma quando entra il suo ruolo è quello del “10”, ovvero del giocatore che deve muoversi fra le linee in appoggio alla prima punta.

Il suo “ritorno” in termini realizzativi è decisamente inferiore alle medie realizzate in Polonia ma l’apprendistato con Jurgen Klopp, il giovane manager del Dortmund, si rivelerà decisivo negli anni a venire.

Quello che più conta è che per il Borussia Dortmund arriva il trionfo in campionato e per Robert Lewandowski la stima assoluta di Klopp.

Nella stagione successiva infatti non solo a “Lewa” viene assegnata la maglia numero “9” ma viene stabilmente impiegato come prima punta e riferimento principe del team.

Lewandowski ripagherà con gli interessi la fiducia del suo “Mister”: 30 reti complessive in stagione di cui 22 in campionato (rivinto dopo un’appassionante duello contro il Bayern Monaco), una in Champions League e sette in Coppa di Germania, conquistata anche grazie alla sua tripletta in finale sempre contro il Bayern.

Robert Lewandowski rimarrà al Borussia per altre due stagioni, continuando a segnare caterve di reti. Alla scadenza del contratto con il Borussia Dortumund la scelta che si prospetta a Lewandowski è infinita. Spagna, Inghilterra o Italia ? Alla fine “Lewa” decide di restare in Germania accasandosi al Bayern Monaco con il quale ha riscritto ormai da qualche anno la storia del club oltre che alla sua personale.

A trentatre anni Robert Lewandowski non ha perso nulla del suo smalto, della sua forza e della sua insaziabile fame di gol.

Pochi anni fa ci ha lasciati Gerd Muller, il più grande attaccante non solo della storia del Bayern ma di tutto il calcio tedesco.

Ecco, dopo quasi mezzo secolo di attesa, il suo erede al centro dell’attacco dei rossi bavaresi era finalmente arrivato.

… e di gol da segnare e di trofei da vincere ce n’erano ancora tanti …

ANEDDOTI E CURIOSITA’

Come detto all’inizio il padre di Lewandowski è sempre stato il primo sostenitore, guida e allenatore del figlio. Ma sempre in maniera discreta, sempre accompagnandolo, sostenendolo e consigliandolo ma senza nessun tipo di condizionamento.

Cosa sempre più rara in un genitore e ancora di più se si pensa che Krzysztof Lewandowski ha giocato fino alla serie cadetta del calcio polacco.

Molto significativo l’aneddoto raccontato di recente da Lewandowski sulle pagine del bellissimo sito “the players’ tribune”.

E’ il giorno della comunione di Robert. C’è però un problema: meno di tre ore dopo deve scendere in campo per una partita che si gioca a notevole distanza da Leszno.

I tempi non sono abbastanza “larghi” per fare entrambe le cose.

A quel punto il padre di Robert va dal parroco spiegandogli il problema.

La risposta è per certi aspetti sorprendente.

«Nessun problema Krzysztof. Inizieremo qualche minuto prima e terrò la cerimonia il più corta possibile» dirà il parroco aggiungendo anche «So quanto Robert ci tiene al suo calcio. Giocherà la sua partita, vedrai».

… Robert Lewandowski arriverà in tempo per la partita.

Superfluo aggiungere che segnerà e che la sua squadra vincerà l’incontro.

Le preoccupazioni principali negli anni dell’infanzia e della adolescenza di Robert Lewandowski non hanno mai riguardato le sue indiscusse capacità tecniche quanto piuttosto un fisico minuto e magrissimo che faceva storcere il naso a molti osservatori.

«Troppo piccolo e magro. Con quel fisico non andrà mai da nessuna parte» è quello che Robert si è sentito ripetere per anni.

Marek Siwecki, il suo primo allenatore a Leszno, racconta che «Aveva due gambe che sembravano due grissini. A volte avevi paura per lui, che si potesse spezzare al primo robusto calcione di un avversario».

Oggi Robert Lewandowski è un metro e ottantacinque centimetri per oltre ottanta chili di peso.

Palestra e una corretta alimentazione sono da sempre la sua ricetta per rimanere ai vertici.

Al Borussia Dortmund i compagni di squadra ammirati dal suo fisico prorompente e muscoloso lo soprannominarono “The Body” …

Dopo l’infortunio al ginocchio arriva come detto la comunicazione da parte del Legia che il suo contratto con il Club non sarebbe stato rinnovato.

Ad aggiungere dolore alla già grande delusione fu il fatto che la decisione non gli fu comunicata né dal Presidente del Club e neppure dal suo allenatore … ma dal segretario del Legia al termine di un allenamento.

Quando si parla di Robert Lewandowski sono davvero tanti i club italiani che oggi si staranno probabilmente mangiando le mani. A cominciare dalla Lazio alla quale viene offerto il giovanissimo attaccante dopo i tanti gol realizzati con lo Znicz Pruszków nella serie cadetta polacca. Sono sufficienti 100 mila euro per portarlo nelle file dei biancocelesti. Lotito non è convinto e l’affare non va in porto.

Dopo il passaggio al Lech Poznan e con il valore del cartellino di Lewandowski lievitato di almeno trenta volte sono Chievo, Parma, Sampdoria e Palermo e poco più tardi anche Fiorentina e Udinese che non riterranno il ragazzo all’altezza della massima serie italiana. Ma il più “lungimirante” di tutti sarà il Genoa di Enrico Preziosi. I suoi dirigenti hanno in pratica chiuso l’affare e l’11 aprile del 2010 Lewandowski è addirittura sulle tribune del Ferraris ad assistere al derby della Lanterna. Sembra tutto fatto quando all’ultimo momento pare ci sia il dietrofront proprio del massimo dirigente rossoblu … che considera Robert Lewandowski “non adatto al Genoa”.

… nemmeno due mesi dopo l’attaccante polacco sarà invece ritenuto perfettamente idoneo per il Borussia Dortmund e il campionato tedesco …

Robert Lewandowski, pur riconoscendo la grande influenza avuta sulla sua crescita come calciatore da tutti gli allenatori con cui ha lavorato (e si parla di gente come Jupp Heynckes, Pep Guardiola, Carlo Ancelotti) ha sempre indicato in Jurgen Klopp l’uomo a cui deve la sua trasformazione da buon attaccante a quello che è oggi … il miglior numero “9” al mondo.

«Jurgen è una persona meravigliosa, di grande spessore umano e preparatissimo da un punto di vista tecnico» ricorda ad ogni occasione “Lewa”.

«Nel mio primo anno al Dortmund non ero neppure la metà del giocatore che sono oggi. Ma Jurgen mi ha dato fiducia, mi ha aiutato a crescere e soprattutto mi ha “aspettato” quando all’inizio non riuscivo ad ambientarmi».

Gli aneddoti sul suo rapporto con Klopp si sprecano.

Molto significativo quello in merito ad una scommessa tra i due.

Durante le partitelle di allenamento Klopp promette a Lewandowski «50 euro ogni volta che farai più di dieci gol … ma se non ci riesci sarai tu a dare 50 euro a me» è la proposta dell’allenatore tedesco.

Per tante settimane è Lewandowski a dover sborsare i 50 euro.

Poi però il vento inizia a cambiare.

Ad ogni sessione di allenamento Robert raggiunge l’obiettivo e la cosa va avanti per un po’ … ovvero fino a quando è lo stesso Klopp a interrompere la sfida: «Ok ok. Basta così. Vedo che hai imparato» decreta un giorno Jurgen Klopp stanco di dover scucire i 50 euro !

La vera svolta nella carriera di Lewandowski arriva in un giorno di inizio autunno del 2011.

La prima stagione non è andata esattamente come nelle aspettative dell’attaccante polacco e anche l’inizio della seconda non è consono agli obiettivi di Robert.

Dopo sette partite di campionato per il Borussia Dortmund sono arrivate ben tre sconfitte e per Lewandowski solo due reti.

A quel punto decide di prendere il toro per le corna.

Chiede un colloquio a Klopp.

«Jurgen, io non riesco a capire cosa vuoi esattamente da me e io non riesco ad esprimermi come vorrei. Dobbiamo trovare insieme una soluzione».

Sarà un lungo e proficuo colloquio dove entrambi metteranno sul tavolo dubbi, perplessità e propositi.

… e sarà talmente proficuo che nella partita successiva, il primo ottobre contro l’Augsburg, il Dortmund vincerà per quattro reti a zero … con Lewandowski autore di una tripletta e dell’assist per la quarta segnatura di Mario Götze.

Infine il ricordo del padre.

«Segui il tuo istinto, non farti condizionare da nessuno» questo era quanto il padre di Robert gli ripeteva ogni volta e, come ammette il bomber polacco, «è stato il miglior consiglio possibile perché finora ho fatto esattamente quello e le cose sono sempre andate per il verso giusto».

Sempre al padre Krzysztof è dedicato quello che Robert Lewandowski considera il suo desiderio più grande.

«Poter parlare con lui anche solo per dieci minuti. Almeno per ringraziarlo per quello che ha fatto per me perché se oggi si parla del sottoscritto come uno dei più forti attaccanti del mondo molto di questo merito è proprio suo».

BIO: Remo Gandolfi e’ nato e vive a Parma. Ha gia’ 9 libri all’attivo. Dopo “Matti miti e meteore del calcio dell’est” che aveva fatto seguito al precedente libro di gran successo intitolato “Matti, miti e meteore del futbol sudamericano”, Remo, in collaborazione con Cristiano Prati, figlio dell’indimenticato campione, ha scritto, pubblicato da Urbone Publishing: “PIERINO PRATI – Ero Pierino la Peste” . L’ultimo suo lavoro: “IL CALCIO DIMENTICATO – Tragedie, leggende e follie del pallone”.

Ha una rubrica fissa sul popolare Calciomercato.com (“Maledetti calciatori”) e con gli amici di sempre gestisce un blog www.ilnostrocalcio.it . Quanto all’amato pallone, e’ profondamente convinto che la “bellezza” e “il percorso” contino infinitamente di piu’ del risultato finale.

Una risposta

  1. Quel vulcano lì ha cambiato un po’ di storie qua e là per l’Europa…mi viene in mente la “gita scolastica” che dovette affrontare il Barća per giocare la semifinale d’andata contro l’Inter, quindici ore di pullman!

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