La vita è un sentiero disseminato di opportunità e di incontri, ogni giorno può contenere dentro di sé occasioni per crescere e imparare nuove abilità. Nonostante questa verità le persone convivono spesso con il brusìo di una vocina interna e martellante che ci ripete frasi come “ormai il treno è passato“; “che vuoi riuscire a fare, adesso è tardi“; “alla mia età avrei già dovuto fare”.
Quel “bisbigliare” così fastidioso e insistente è l’espressione di un dialogo interno molto penalizzante, che condiziona negativamente lo stato emotivo degli esseri umani. Il confronto con il prossimo infatti è un’abitudine che spesso ereditiamo dagli anni scolastici e che, attraverso frustrazioni e negatività, ha una valenza controproducente in termini di produttività. L’attenzione emotiva ci abitua al riflettere sulla nostra condizione di “unicità”, guardando all’“altro” come ispirazione e personale miglioramento, anziché scadere nella paralisi del perfezionismo. Proprio la perfezione infatti non è umana, è sempre bene ricordarlo, e come detto, può bloccare le persone nella perenne insoddisfazione rispetto a un modello irrealizzabile. L’eccellenza può invece essere quel traguardo costante cui ambire o da cui lasciarsi guidare, in modo da tirar fuori da noi stessi la nostra “migliore versione”.
Il mondo del calcio non fa eccezioni rispetto alla prassi del confronto, specie all’interno dei settori giovanili e dei vivai, dove l’anno di nascita diventa il riferimento dell’etichettatura della “merce-umana”. Alcuni addetti ai lavori spesso esasperano questo concetto. In buona fede, s’intende e a fronte di tanti educatori più “illuminati”. Ma è abitudine tanto malsana quanto consolidata, gestire la clessidra del tempo con impazienza e sfiducia, senza le necessarie sfumature che un abile allenatore ha la facoltà di scegliere nel dipingere la tavolozza della crescita di un giovane talento.
Il campo qualche sera fa ha parlato e l’ha fatto in maniera chiara, bellissima, indimenticabile. Un ragazzo di 16 anni ha fatto il suo esordio nella competizione più prestigiosa a livello europeo, e l’ha fatto movimentando i cuori di chi c’era, con l’impeto giovanile e la sana strafottenza che ricollegano noi più grandicelli a quegli anni lì. Il suo gol all’esordio è stato poi la ciliegina sulla torta di una serata da galleria dei ricordi, che solo gli annali e i tabellini si concederanno il lusso di non segnare. L’esordio con gol nel proprio stadio è sicuramente qualcosa che ogni bambino sogna fin dai primi passi mossi in un campo, in un parco, in un parquet, a casa propria…E se le statistiche resteranno impietose per qualche centimetro che ne ha sancito la posizione di fuorigioco, il primo gol ufficiale di Francesco Camarda avrà modo di arrivare. E’ solo questione di (poco) tempo. Testa (e fiducia) al processo di crescita, adattamento all’evoluzione generale delle situazioni, focus sull’obiettivo, dialogo interno positivo, fisiologia funzionale: il ragazzo saprà seguire le indicazioni di chi lo assiste nella sua evoluzione.
Che ci piaccia o no, la clessidra va avanti inesorabile, si tratta solo di capire che uso farne. E si tratta di percepire con fiducia il fatto che coltivare il talento porterà a risultati visibili nel tempo ma sempre variabili da persona a persona, a seconda di sviluppo fisico, sistema di credenze, condizionamenti ambientali, vicissitudini personali. La possibilità di prendere in mano la propria vita ci è data, il controllo sulle nostre emozioni fa sì che i risultati, anche alla lunga, arrivino e lo facciano a volte anche in maniera esponenziale.
Ognuno è posizionato sul proprio fuso orario, qualcuno si è laureato all’età di 22 anni, ma ne ha attesi 5 prima di assicurarsi un buon lavoro. Qualcuno è diventato CEO a 25 anni ed è morto a 50, mentre qualcun altro CEO lo è diventato a 50 e ha vissuto fino a 90 anni. Qualcuno è ancora single, mentre qualche ex compagno di scuola è già nonno. Obama si è ritirato dalla politica a 55 anni, Trump ha iniziato a 70. Il campione Luka Modric, pallone d’oro nel 2018, fino a 27 anni non aveva mai vinto un trofeo, oggi a 38 dispone di una bacheca di oltre 26 titoli in bacheca. Camarda ha esordito in Champions a 16, Baresi a 28 anni (e ne ha vinte tre).
Tutti in questo mondo lavorano in base al proprio personale fuso orario, per cui alcune persone potrebbero sembrare più avanti o più indietro. La verità è che ognuno sta correndo la sua gara, nel suo tempo e nella sua unicità.
Non è in ritardo. Non è in anticipo. È nel suo tempo.
Bio: Francesco Borrelli è un Mental Coach certificato Acsi – CONI. Oltre alla Laurea in legge presso l’Università degli Studi di Genova, si è formato in PNL attraverso corsi e Master conseguiti nell’ambito di aziende private di cui ha fatto parte. Negli anni ha coltivato la sua passione per lo sport scrivendo per testate giornalistiche liguri, oltre a svolgere il proprio lavoro di consulente d’azienda in ambito bancario. L’attività di Mental Coach lo porta da diverse stagioni ad accompagnare sportivi impegnati a preparare Olimpiadi e Mondiali, oltre a calciatori di tutte le età, agevolandone i rispettivi percorsi e seguendone tutta la trafila giovanile fino all’approdo in prima squadra. Il suo sogno è condividere come Coach il suo ufficio a fianco alla “palestra delle leggende” di Milanello con Ibra.
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