“IL GOAL DI HATELEY – TRE ANNI DI MILAN” E L’INTERVISTA A MARK

Il Gol di Hateley. Tre anni di Milan edito da Indiscreto è il nuovo libro di Luca Ferrato che non vuole essere solo una semplice biografia del calciatore britannico, ma nei suoi 15 capitoli, si prefigge di analizzare non solo la carriera di Mark Hateley con i colori rossoneri, ma partendo dalle origini del calcio inglese e passando per i britannici che hanno indossato i colori rossoneri arrivare ad analizzare quel triennio (1984-1987) importante per la storia del Milan.

All’interno del volume troverete inoltre le mille peripezie legate al cambio societario, con l’avvento di Berlusconi a rilevare il Milan di Farina sull’orlo del fallimento, oltre a dei ritratti sia dei dirigenti dell’epoca, che dei compagni di squadra, se vogliamo meno noti, del calciatore inglese. L’autore regala aneddoti gustosi di quegli anni dove il calcio era ancora nella sua versione più “romantica” e non un’industria come è diventato da diversi anni a questa parte. Si possono inoltre trovare interventi esclusivi dello stesso Hateley all’interno dell’opera, oltre che di suoi ex compagni di squadra quali Filippo Galli e Andrea Icardi.

L’autore poi si interroga sul perché a distanza di quarant’anni Mark Hateley sia considerato ancora oggi un’icona rossonera. A cercare di rispondere a tale quesito troveremo le risposte di storiche firme del giornalismo sportivo quali Alberto Costa e il giornalista “vecchio cuore rossonero” Carlo Pellegatti tra gli altri.

Chiude il volume una testimonianza del “grande rivale” Fulvio Collovati, ex milanista entrato suo malgrado anch’esso nella storia per aver “subìto” l’imperioso stacco aereo del centravanti inglese e che rivela il suo rapporto di quegli anni con lui. In conclusione il libro di Ferrato che nell’introduzione racconta brevemente in maniera autobiografica della sua fede rossonera, non vuole essere solo un memoriale sul centravanti britannico, ma un libro sullo spaccato di storia rossonera di metà anni 80, ricco di aneddoti e curiosità che non deve mancare nella biblioteca del vero tifoso Casciavit.

Sinossi:

Il Milan dal 1984 al 1987 e il calcio italiano degli anni Ottanta, raccontati attraverso gli alti e bassi di un centravanti iconico come Mark Hateley. Autore di uno dei gol più famosi della storia rossonera: quello della vittoria nel derby con l’Inter del 28 ottobre 1984, superando in elevazione Fulvio Collovati, campione del mondo nel 1982 con l’Italia ed ex capitano proprio del Milan. Un libro scritto con il contributo dello stesso Hateley, di Collovati, di Filippo Galli, di Andrea Icardi e di altre persone che quell’epoca l’hanno vissuta davvero. Un’epoca di passaggio in tutti i sensi, non soltanto da Farina a Berlusconi e quindi da un Milan da metà classifica ad una squadra straordinaria, ma anche da un calcio di dimensioni umane a qualcosa di più grande e quindi inevitabilmente di meno ‘nostro’.

Sono già passati quarant’anni da quando un promettente attaccante britannico proveniente dalla serie B inglese decise con un suo gol il derby di Milano nella stagione 1984-85. Quel giocatore si chiamava Mark Hateley e ancora oggi a distanza di quattro decadi viene affettuosamente ricordato da tutti i tifosi con i capelli un po’ grigi per quel gol. Una rete che è entrata nelle camerette dei giovani tifosi di quegli anni sotto forma di poster oltre che nella storia del club milanese. Infatti erano sei anni che il Milan non tornava a vincere un derby di campionato e con quell’incornata vincente Hateley riaccese l’orgoglio del tifoso rossonero dopo anni bui, rilanciando il Milan verso la gloria. Questa intervista vuole celebrare non solo quel gol storico ma anche l’intera esperienza milanese e in generale la carriera di colui che dopo quella rete venne da tutti ribattezzato “Attila”.

L’INTERVISTA A MARK HATELEY DI MAX RUZZANTE

  1. Sbarchi a Milano Linate il 28 giugno del 1984, il Milan ti acquista dal Portsmouth per una cifra attorno ai 2 miliardi e 400 milioni di lire, tra lo scetticismo generale. Come è stato il primo impatto con l’ambiente Milan e la stampa italiana?

Non mi preoccupo mai di quello che è successo prima di me e non mi misuro con chi c’è stato prima, posso solo cercare di incidere sul futuro ed è quello che ho cercato di fare per tutta la mia carriera.

L’accoglienza che ho ricevuto al mio arrivo è stata fantastica e ha acceso un fuoco in me.

  • Il tuo debutto il 16 settembre 1984 coincide subito con la tua prima rete in Italia. Che sensazioni hai provato all’esordio davanti ai tuoi tifosi?

I tifosi mi hanno sempre entusiasmato e ispirato, più grande era la folla più facile è stato per me.

  • Il 28 ottobre 1984 è una data che è rimasta scolpita nella memoria di tutti i tifosi rossoneri. Dopo 6 anni il Milan vince il derby e tu sei il man of the match con un gol che è entrato nella storia del club. Raccontaci le emozioni che hai vissuto dopo quel gol e quelle che ancora oggi rivivi ricordando quella partita.

Ricorderò ogni secondo di quel gol, dal momento in cui la palla ha lasciato il piede di Virdis ho sentito che avrei segnato.

Sapevo che il gol era molto importante perché era un derby, ma non mi rendevo conto di quanto sarebbe stato importante per la mia carriera e il mio futuro.

  • Nella stagione 1984-85 con 5 gol nelle prime 7 giornate sei capocannoniere del campionato quando a Torino ti infortuni al ginocchio. Quanto questo infortunio ha inciso sul resto di quella stagione e in generale sul proseguo della tua carriera al Milan?

Il mio modo di giocare a calcio è stato quello di un impegno totale, questo è il mio essere e questo è ciò che i tifosi vogliono vedere, questo ha avuto delle complicazioni perché gli infortuni sono in agguato. Non cambierei mai dal primo pallone che ho calciato all’ultimo.

  • Che rapporti avevi con Nils Liedholm? Un aneddoto della tua esperienza sotto la sua guida?

Nils è stato fondamentale per la mia carriera calcistica, aveva molto tempo per me che ero un giovane calciatore, alcuni giorni parlavamo e passeggiavamo per Milanello dopo l’allenamento parlando di calcio e di vita. Mi ha insegnato a stare in tutte le situazioni e a fondere il mio modo di giocare con quello di un numero 9 europeo.

  • Sei stato allenato anche da un giovane Capello che rilevò Liedholm nelle ultime 5 giornate della stagione 1986-87. Che ricordi hai di lui come allenatore?

Fabio è stato fantastico anche con me, le nostre famiglie vivevano nello stesso complesso e quindi ci vedevamo spesso, mi ha anche spiegato la politica del calcio italiano e il fatto di essere un giocatore del Milan.

  • Hai giocata per il Milan tre stagioni fino alla fine del tuo contratto. Negli ultimi mesi eri al corrente che non ti avrebbero rinnovato per via degli acquisti dei due olandesi. Fosse stato per te avresti proseguito al Milan o avevi comunque voglia di nuove esperienze?

Non ho mai voluto andarmene, è stato Berlusconi a volermi mandare via, fuori dall’Italia, c’erano due club in Italia che volevano farmi firmare, mi ha voluto lontano dalla vista dei tifosi del Milan, probabilmente per essere popolare con i tifosi.

  • Qual è stato il tuo gol più bello in assoluto con la maglia del Milan?

Il gol più importante è stato quello del Derby, ne ho segnati molti nella mia carriera come questo, è stato il momento e l’importanza del momento che risuonerà con me e con i tifosi che rimarranno fino al giorno in cui non ci sarò più.

  • Con quali giocatori avevi legato di più nei tre anni al Milan e con quali sei rimasto in contatto?

Ho avuto un ottimo rapporto con tutti i ragazzi, ho dormito con Andrea Icardi perché parlava inglese e quindi poteva insegnarmi l’italiano. Ho un buon rapporto con Paolo Maldini, che ha il mio stesso background e un padre famoso, siamo ancora in contatto, e anche con Filippo Galli con cui comunico ogni tanto.

  1. Il rapporto con i tifosi del Milan a distanza di quasi 40 anni: come ti fa sentire essere ricordato e celebrato ancora oggi per quella prodezza nel derby?

Molto orgoglioso e vecchio 😂 una storia d’amore che ha superato la prova del tempo.

  1. Hai giocato in Inghilterra, Italia, Francia e Scozia: in quale di questi paesi ti sei trovato meglio e in quale club hai avuto le maggiori soddisfazioni della tua carriera?

Il Milan per la formazione e il rapporto duraturo con i tifosi.

Il Monaco per avermi dato la possibilità di imparare un altro sistema di gioco e di lavorare con Arsene Wenger, che ha mostrato un’incredibile fiducia in me, e per aver vinto il mio primo titolo e il Glasgow Rangers, dove ho giocato il mio calcio migliore e più consistente e ho avuto modo di lavorare con Graeme Souness e, successivamente, con il grande Walter Smith, che cavalcata! 6 titoli e cinque coppe, era il momento perfetto per tornare in Gran Bretagna all’età di 28 anni.

BIO: Massimiliano Ruzzante è nato a Milano il 24/05/1976, Scrittore freelance, proofreader, recensore e curatore di saggi e antologie di narrativa fantastica. Grande appassionato di sport e tifoso rossonero da 40 anni, sta attualmente scrivendo un saggio sul suo primo amore: il Milan.

2 risposte

  1. Grande Attila. Avevo 15 anni, e quindi l’età forse in cui il calcio assume un’importanza vitale. Il mio Milan le beccava sempre dalle grandi, ancora l’epopea Berlusconi non era stata avviata. Ma con quel gol finalmente potemmo sentirci anche noi rossoneri una grande squadra. Lui è stata la nostra prima, grande rivalsa e quindi resterà immortale nei nostri ricordi!

  2. Grande Massimiliano, bellissimo articolo con ricordi stupendi ed una frizzantissima intervista.
    Anche io come te sono un fedele tifoso del Diavolo, pur vivendo a Roma, da oltre un sessantennio e come tutti i nostri amici tifosi ho goduto gioie immense alternate anche e purtroppo ad alcune stagioni negative che però hanno subito riportato il vessillo rossonero sul tetto di Europa e del mondo… e spero di poterle rivivere quanto prima.
    E lo stacco imperioso di Hateley sovrastante Collovati è l’icona inconfondibile di un Diavolo imbattibile!
    Un caro saluto.
    Massimo 48

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