LA STORIA DI UNO DEI PIÙ GRANDI ATLETI ITALIANI DI TUTTI I TEMPI: MANEGGIARE CON CURA

La dispersione dei talenti è oggetto dei dibattiti nei settori giovanili. In questo pezzo abbiamo voluto offrire una rappresentazione un po’ “romanzesca” e inedita della storia di Mario Balotelli, personaggio tanto divisivo quanto dotato di mezzi tecnici fuori dal normale. Provate a concentrarvi nella lettura, immaginando se…davvero fosse andata così. Con una piccola provocazione finale, legata alla possibilità di poter sempre rimediare o aggiustare elementi per cui sentiamo di poter migliorare.

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L’orologio martella i secondi che separano la squadra dal rientro in campo nel secondo tempo, fuori dalla pancia dello stadio Olimpico di Kiev. Nello spogliatoio regna un silenzio irreale, i movimenti appaiono rallentati. Qualcuno si disseta, qualcuno è sul lettino a farsi massaggiare, altri fissano il tavolo dove sono posizionate le bottiglie d’acqua. Il primo tempo è stato un monologo degli spagnoli, due a zero per loro e dominanti con quel centrocampo di fenomeni. Mario siede isolato, si tiene il viso fra le mani, immerso nel vagare dei pensieri, seduto con la maglia azzurra sfilata e appoggiata sulle spalle. Dall’impresa di Varsavia sono passati appena tre giorni ma sembrano trascorsi mesi, forse anni, visto il crollo del morale della comitiva. Tre giorni fa Marchisio quasi gli piegava il collo, nel feroce abbraccio generale dopo il secondo maestoso sigillo contro i tedeschi. Mancava poco a buttare giù la porta di Neuer, come gli hanno urlato nelle orecchie i compagni. Quanta vita è passata in poche ore, quanti lustrini, copertine, pagine di giornale,quanto rumore, quanta eco del nulla. Tutto è paradossale al punto che gli sembrano più vicini i tempi dell’Oratorio Mompiano, sotto la guida di Giovanni Valenti e i saggi consigli dello staff in maglia rossa. Il flashback dell’adolescenza si interrompe all’improvviso con il pensiero folgorante delle parole dette da quel tizio nello staff di mister Prandelli, appena due giorni fa. Diceva di fare il Mental Coach, diceva che tutto dipende solo da me. Che devo focalizzarmi sul mio infinito potenziale e sulla mia identità di calciatore e di uomo. Pensieri. E’ ora di andare, si rientra per giocare il secondo tempo.

Dal 60′ l’Italia rimane in dieci, le sostituzioni sono terminate e Thiago Motta deve uscire per infortunio. Nella testa di Mario si materializzano nuovamente le parole del Coach: ringrazia te stesso per dove sei adesso, quello che sei diventato è grazie alle scelte abbracciate ieri. Lavora per l’eccellenza, non per la perfezione visto che dai tuoi errori potrai trarre il tesoro più importante per diventare il più grande. Il più grande di tutti i tempi…

Succede così che Mario si accende e si procura un rigore che poi realizza. Pochi minuti dopo sfugge alla marcatura di Piqué e timbra il 2a2, sugli sviluppi di una punizione dal limite dell’area. La lotteria dei rigori regala all’Italia un trionfo frutto principalmente delle doti di questo ragazzo di 22 anni che davanti a sè ha…il mondo. Viene dal recente trionfo Europeo, dove si è laureato capocannoniere, oltre che dalla vittoria in Premier League a maggio, dove ha servito l’assist decisivo per il gol di Aguero all’ultimo minuto dell’ultima giornata.

Dipende sempre da me“: è la maglietta che sfoggerà dopo una doppietta nel sentitissimo derby di Manchester. Qualche mese dopo l’astro nascente del calcio italiano, decide di rinunciare ai milioni degli sceicchi per abbracciare una scelta di cuore che lo collega al più grande sogno che aveva da ragazzino, cioè giocare per il suo Milan.
Dopo un primo anno di ambientamento, in cui vince comunque la classifica cannonieri, guidando i rossoneri fino al terzo posto, la successiva stagione 2013-14 si conclude con la vittoria dello Scudetto, il 19mo nella storia del Milan, quello che sembra riprendere agli occhi dei tifosi quello rimasto “sospeso” dai tempi del “gol di Muntari”. Non c’è più Ibra e il centro dell’attacco è sulle spalle di Mario, diventato nel frattempo nuovo eroe nazionale. Non c’è più Nocerino e gli inserimenti sono affidati a Poli e al rientrante Kaka’. Se il Milan va avanti in Europa lo deve a Mario, che dopo il pallone d’oro nel 2012 si accinge a bissare anche nel 2014,dopo la bella figura anche al Mondiale brasiliano, dove l’Italia esce in semifinale, sconfitta ai rigori dalla vincente Germania. Mario è un’icona tipicamente italiana, non c’è persona che non lo adori anche per la storia di sofferenza vissuta fin da tenera età. Mario rappresenta l’eroe imperfetto che ha saputo superare i limiti caratteriali collegati a quelle sofferenze e ad innalzarli come punti di forza.

Il talento di Mario è addirittura “eccessivo” per il nostro campionato, schiacciato economicamente dalle super-potenze straniere. E così dopo diverse lacrime versate a Milanello, Balotelli va a Parigi, dove vincerà due Champions League e un pallone d’oro con il PSG, per poi trasferirsi alla corte del Real Madrid. Alla casa Blanca collezionerà il suo quarto pallone d’oro sfiorando nuovamente la vittoria del mondiale in maglia azzurra, sfumato soltanto nella dolorosa sconfitta contro la Francia di super Pogba. 

Il talento di Mario vale copertine su Forbes, Time, fama, successo e riconoscimenti di ogni genere, tanto da essere considerato l’atleta italiano più influente e grande di tutti i tempi. Il suo posto è meritatamente al cospetto delle leggende della storia dello sport azzurro quale fenomeno senza tempo. Il reale punto di forza per la sua “esplosione” è stato la testa e il relativo efficace uso nei momenti più sfidanti nella sua vita di campione. 

Dipende sempre da me è diventato il suo mantra. Dopo quel primo tempo nella finale di Kiev, Mario colse, quasi in una proiezione futura negativa della sua carriera, che se non avesse cominciato a usare la sua propria mente come elemento di forza, avrebbe rischiato di disperdere il suo talento straordinario e ha cominciato a concentrare le energie su ciò che poteva controllare, appunto: i suoi pensieri. Tutti rimasero colpiti dal suo apparente distacco all’indomani della vittoria dell’Europeo, con poche semplici parole da leader: se nel 2012 non avessi deciso di lavorare sulla mia testa, avrei gettato via tutto ciò che poi di bello ho costruito negli anni della mia maturità fisica e tecnica.Il più grande spreco nella vita sarebbe stata la differenza tra ciò che già ero e ciò che sarei potuto diventare

In bocca al lupo Mario, all’alba di questo nuovo sfidante punto di partenza sulla sponda rossoblu genovese. Tutto può ancora essere scritto, dipende sempre da te.

Bio: Francesco Borrelli è un Mental Coach certificato Acsi – CONI. Oltre alla Laurea in legge presso l’Università degli Studi di Genova, si è formato in PNL attraverso corsi e Master conseguiti nell’ambito di aziende private di cui ha fatto parte. Negli anni ha coltivato la sua passione per lo sport scrivendo per testate giornalistiche liguri, oltre a svolgere il proprio lavoro di consulente d’azienda in ambito bancario. L’attività di Mental Coach lo porta da diverse stagioni ad accompagnare sportivi impegnati a preparare Olimpiadi e Mondiali, oltre a calciatori di tutte le età, agevolandone i rispettivi percorsi e seguendone tutta la trafila giovanile fino all’approdo in prima squadra. Il suo sogno è condividere come Coach il suo ufficio a fianco alla “palestra delle leggende” di Milanello con Ibra.

Contacts: fraborrelli40@gmail.com / IG. fraborre24_ / https://www.facebook.com/healthybrainnutrition / 0039 328 6212598

4 risposte

  1. “nel 2014,dopo la bella figura anche al Mondiale brasiliano, dove l’Italia esce in semifinale, sconfitta ai rigori dalla vincente Germania.” Scusatemi se mi permetto, ma nel 2014 siamo usciti nel girone eliminatorio del mondiale per la seconda volta. L’Italia uscì dopo le prime tre partite della fase a gironi. Magari fosse arrivata in semifinale. Sarebbe stato un bel mondiale.

    1. La tua ricostruzione è fedele Diego e ti ringrazio per la tua precisione.
      Quella nell’articolo vuole invece essere la “proiezione romanzata” di quello che sarebbe potuto essere se…
      Tutto il contenuto se ci fai caso è su questa linea, a cominciare dall’esito della finale di Euro 2012 (l’Italia purtroppo non ha vinto ai rigori ma perse sonoramente 4a0), proseguendo con la scudetto – Milan del 2014 (in realtà quello arrivò soltanto nel 2022) e in generale con l’ipotesi di carriera costellata da Champions League e Palloni d’oro. Il percorso di Mario è andato diversamente e chissà che a 34 anni non possa ancora scrivere qualcosa di sensazionale, visti i mezzi tecnici di cui è dotato. La stessa maglietta di cui si fa riferimento aveva altro messaggio, sia pure simile nelle parole: “Why Always Me”

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