Di Vincenzo Pastore e Stefano Salerno
Vent’anni sono trascorsi dal diciassettesimo scudetto, forse tra i più belli dell’era berlusconiana. Fu una vittoria fortissimamente voluta, espressione di un gruppo maturo e unito che aveva raggiunto la consapevolezza di poter fare grandi cose in una notte di maggio del 2003, in terra inglese, con la conquista della sesta Champions League nella finale più importante del calcio italiano. Il cammino verso la vittoria di quello storico campionato ebbe alcuni momenti chiave, veri punti di svolta, che coincisero con i big match della stagione contro le grandi e, se vogliamo, nella sconfitta in casa contro l’Udinese.
Riavvolgiamo il nastro dei ricordi e riviviamo quel trionfale cammino.
Il Milan fresco vincitore della Supercoppa Europea contro il Porto, partì bene ad Ancona: una doppietta di Shevchenko e i lampi di un Kakà all’esordio (straordinario l’assist per l’ucraino per il 2 a 0), illuminarono la notte del Conero. Prima del derby i rossoneri vinsero in casa contro Bologna e Lecce (2-1 e 3-0) e pareggiarono 1 a 1 in dieci a Perugia (espulso Ambrosini).
La sfida all’Inter segnò un primo punto di svolta nella stagione.
Il 3 a 1 firmato Inzaghi, Kakà (al suo primo gol in rossonero) e Shevchenko piegarono un’Inter sbadata. A confermare il buon momento ci fu la vittoria interna contro la Lazio (1-0 Pirlo) e la vittoria manifesto di Genova contro la Sampdoria dove il Milan parve superiore agli avversari, disegnando calcio con il righello, come nell’azione del 2 a 0 del Sette rossonero, tre tocchi per arrivare in porta. Il 3 a 0 ai blucerchiati rappresentò una delle più belle vittorie della stagione. Nel giorno di Tutti i Santi San Siro mise il suo abito più bello per la sfida del Milan alla Juventus, scontro al vertice e rivincita della finale di Manchester. Un Milan un po’ sottotono strappò il pareggio ai campioni d’Italia che, dopo il gol di Tomasson, pareggiarono con una perla di Di Vaio e provarono a portare i tre punti a Torino.
Due trasferte attesero i rossoneri nei turni successivi.
A Parma fu uno Sicignano in stato di grazia a frenare la corsa del Diavolo (0-0), mentre ancora una doppietta di Shevchenko garantì la vittoria del Milan sull’ostico campo del Chievo Verona. Shevchenko si ripeté sette giorni più tardi contro il Modena (2-0), vittoria che portò il Milan in testa con la Roma in virtù del capitombolo bianconero in casa con l’Inter, prima della trasferta di Empoli dove Kakà con un bolide regalò tre punti pesanti.
A questo punto il calendario avrebbe proposto il Siena a San Siro, ma si volò a Yokohama per la finale di Coppa Intercontinentale contro il Boca Juniors, terminata, ahinoi, con la vittoria degli argentini ai rigori. Il Milan subì il colpo e un’Udinese corsara e spavalda inflisse la prima sconfitta in campionato che lasciò qualche scoria di troppo. Ancelotti rifiutò l’idea della crisi ma la Roma vincente sull’Empoli provò una fuga, proprio alla vigilia dello scontro diretto con il Milan in programma nel giorno della befana.
A Roma Ancelotti si inventò l’albero di Natale che fece sterzare la stagione dei rossoneri e che cambiò l’inerzia stessa del campionato. Un’altra doppietta di Sheva, intervallata dal pareggio di Cassano, lanciò gli uomini di Carletto verso il titolo. Da quel momento i rossoneri inanellarono sette vittorie consecutive, tra le quali il 5 a 0 in casa con l’Ancona con la prima rete in assoluto in campionato di Rui Costa col Milan e il bel successo di Bologna (2-0).
A Lecce, il giorno dopo la morte di Marco Pantani, il Milan con il lutto al braccio impattò con i giallorossi, sei giorni prima di quel derby rimasto nella storia. In vantaggio per le reti di Stanković e Cristiano Zanetti, il Diavolo nella ripresa ribaltò la gara con Tomasson, Kakà e Seedorf, per una vittoria tra le più belle nella storia dei derby. A Roma un gol di Ambrosini, con annessa dedica a suo nonno, piegò la Lazio.
Un Milan in formissima andò a vincere a Torino contro una Juventus con tante assenze (3-1) e incantò i buoni palati di San Siro nel 3 a 1 al Parma. A questo punto, come abbiamo detto in qualche articolo fa, un calo fisico e mentale rallentò la corsa del Milan che acciuffò in extremis il Chievo a San Siro (2-2) e pareggiò scialbamente sotto il sole di Modena (1-1). La Coruña e i fantasmi del Riazor aleggiarono sul Milan nella sfida casalinga contro un Empoli precipitante ma mai domo, che si arrese solo per un rigore per un fallo su Tomasson, segnato da Pirlo all’86’. A Siena, in una trasferta che sarà fatale nella stagione successiva, ci fu una vittoria fondamentale, prima della sfida all’Udinese al Friuli che con lo 0-0 fu l’unica squadra a non essere battuta in stagione dal Milan.
Il 2 maggio 2004 fu il giorno della festa e dopo solo centoventi secondi Shevchenko incornò su cross di Kakà. Tra intemperanze del tifo romanista in curva nord e proteste arbitrali dei giallorossi, il Milan resistè e battè la squadra di Capello per 1 a 0 sotto una pioggia romantica, dolce, che lavò le delusioni per le sconfitte nelle coppe e mandò in estasi tutto l’ambiente Milan. Ancelotti per la prima volta vinceva un campionato più che meritato, in una stagione dominata dai rossoneri per gioco e qualità dei suoi interpreti.
Contro la Reggina il Milan perse senza conseguenze per 2 a 1 e i calabresi furono salvi, mentre la festa scudetto ebbe come suo illustre invitato Roberto Baggio, un ex che aveva vinto lo scudetto del 95/96, alla sua ultima partita da professionista. Fu la festa di tutti, del Divin Codino, del Milan e di un calcio che forse non c’è più.
Il nostro “inviato dei ricordi”, Stefano Salerno, ci racconta quattro partite viste dal vivo.
Di questa meravigliosa annata ebbi la fortuna di vedere alcune partite fondamentali e significative per la conquista del titolo.
La prima fu Perugia-Milan della terza giornata del girone di andata, il Milan forte delle due vittorie di inizio campionato e con un Kaka’ che stava facendo subito capire il tipo di giocatore che sarebbe diventato affronta una partita in trasferta che sembra tutt’altro che proibitiva, in realta’ trovera’ difficolta’ facendosi irretire dalla ragnatela perugina dopo il vantaggio di Gattuso con un tiro dal limite dell’area, pareggiato alla mezz’ora da Vryzas, gol che Rino festeggerà con una corsa di 80 metri per esultare sotto la nostra curva. Nella ripresa il Milan perde smalto Kaka’ non ingrana e Ambrosini al 70′ si fa espellere, finiamo in affanno per un punto che sa di delusione.
Dodicesima giornata; il Milan e’ capolista con la Roma a 27 punti ed e’ impegnato ad Empoli campo notoriamente non facile, la partita e’ brutta e collosa, il MIlan lento e prevedibile non riesce a sfondare, anzi i toscani pungono in contropiede piu’ volte. Al 75 la svolta Kaka’ tenuto in panchina si alza ed entra per sostituire uno spento Pirlo, detto fatto dopo sei minuti il cambio di marcia del brasiliano fa’ la differenza, conquista palla a centrocampo e si invola sulla trequarti toscana all’altezza dei trenta metri scocca una saetta tesa ed angolata che si infila al lato del portiere. Solo una fiammata poteva sbloccarla ed il brasiliano fu l’uomo giusto…ancora una volta.
Diaciannovesima giornata; I rossoneri con 45 pt hanno due punti di vantaggio sulla Roma 43, le due squadre sono entrambe in trasferta, il Milan a Bologna, la Roma a Brescia. E’ un Milan consapevole ed in fiducia quello che scende al Dall’Ara, forte del suo ormai famoso Albero di Natale che segnera’ il marchio di fabbrica della stagione. La partita la ricordo benissimo per il freddo pungente che avvolgeva il capoluogo felsineo, i rossoneri con il centrocampo con Gattuso, Rui Costa, Pirlo e Seedorf irretiscono il Bologna ed al ventesimo circa un invenzione di Pirlo manda in goal Shevchenko sempre piu’ capocannoniere del campionato, il Milan e’ in controllo anche nella ripresa fino alla fine quando un pallonetto dello “scorpione bianco” Tomasson chiude il match senza grossi problemi per noi. La notizia pero’ piu’ importante e’ che la Roma cadra’ a Brescia lanciandoci la primo posto con ben cinque punti di vantaggio sui capitolini.
Infine 16 Maggio 2004 Milan-Brescia, ultima giornata, l’apoteosi per piu’ di un motivo. Il Milan e’ gia’ virtualmente Campione d’ Italia in virtu’ del match precedente con la Roma vinto a San Siro con un gran goal di testa di Sheva, la partita diventa una bellissima passerella sia per i rossoneri che la onoreranno con quattro goal di Tomasson, Shevchenko 2 e Rui Costa. Ma l’emozione piu’ forte sara’ il saluto al calcio di un grandissimo calciatore che ha segnato come pochi la storia di questo sport in Italia, Roberto Baggio…ricordo perfettamente la standing ovation, poco prima il fischio finale, di tutto lo stadio per questo campione trasversale, e l’abbraccio commosso e sincero di Paolo Maldini. Si chiuse cosi’ una giornata indimenticabile in un San Siro ebbro di felicita e commozione.
Stefano ed io abbiamo voluto celebrare il ventennale di quella cavalcata inarrestabile, lo scudetto di Ancelotti e dei suoi ragazzi che conquistarono un campionato vinto contro avversari forti come la Roma di Capello, sfidante onorevole fino allo scontro diretto, e la Juventus di Lippi, che tenne ritmo per buona parte del campionato.
Il Milan fu vincitore dell’ultimo campionato a diciotto squadre, un po’ come avvenne nella stagione 1987/1988 quando i rossoneri conquistarono lo scudetto numero 11 nell’ultima stagione a 16 squadre.
L’anno dopo, nel primo campionato a 20 squadre, ci fu la mano lunga di calciopoli a falsare vittorie, pareggi e sconfitte.
I numeri: Milan campione d’Italia con 82 punti frutto di 25 vittorie, 7 pareggi e 2 sole sconfitte.
Curiosità: non furono del Milan la migliore difesa e il miglior attacco, ma della Roma.
E questo la dice lunga sulla qualità dell’avversario.
BIO: VINCENZO PASTORE
Pugliese di nascita, belgradese d’adozione, mi sento cittadino di un’Europa senza confini e senza trattati.
Ho due grandi passioni: il Milan, da quando ero bambino, e la scrittura, che ho scoperto da pochi anni.
Seguire lo sport in generale mi ha insegnato tante cose e ho sperimentato ciò che Nick Hornby riferisce in Febbre a 90°: ”Ho imparato alcune cose dal calcio. Buona parte delle mie conoscenze dei luoghi in Gran Bretagna e in Europa non deriva dalla scuola, ma dalle partite fuori casa o dalle pagine sportive[…]”
Insegno nella scuola primaria, nel tempo libero leggo e scrivo.
BIO: Stefano Salerno nato a Livorno classe 1963, vivo a Firenze dal 1997 lavoro nel campo delle Telecomunicazioni, sono milanista dalla nascita appassionato di calcio inglese dai primissimi anni 70 e sostenitore della squadra dei 3 Leoni .
7 risposte
Bellissima e dettagliata cronistoria di uno scudetto magico Vincenzo, Chapeau!!
Vengono i brividi solo a ripensare alle gesta di quella fantastica squadra che rimarrà per sempre nell’album dei nostri ricordi.
Un abbraccio
Massimo 48
È stato un lavoro corale realizzato con Stefano Salerno che ha assistito a quattro partite di quella cavalcata straordinaria. Abbiamo coordinato i ricordi per celebrare questo scudetto stravinto ma forse, a mio parere, un po’ dimenticato.
Grazie Massimo!
Grazie, Massimo! Fu una splendida vittoria, un campionato letteralmente dominato. Siamo il Milan anche per queste gesta.
Complimenti Ragazzi per questo bell’articolo sul numero 17! Il primo con Carlo Ancelotti in panchina peraltro. E quindi le considerazioni che la lettura di questo bell’articolo mi suggeriscono sono: 1) diamo tempo al nuovo allenatore, specie se si inserisce in gruppo non ancora consolidat; 2) diamo tempo ai giovani di sbocciare. Quando Kakà realizzò quella perla ad Empoli, veniva da un periodo dove aveva perso la titolarità (a scapito di un certo Manuel Rui Costa).
Grazie, Francesco! Hai ragione, bisogna dare tempo a tutti, soprattutto ai più giovani. E lo dico lavorando con cognizione di causa perché lavoro nell’ambito scolastico dove è importante accogliere e ascoltate.
Ti leggo sempre con attenzione.
Un abbraccio
Grazie Vincenzo per aver condiviso insieme a te il racconto di questa meravigliosa cavalcata.
Grazie a te, Stefano! È stato bello fare un lavoro di questo tipo e di aver celebrato insieme questo straordinario scudetto. Forza Milan!