UN PALLONE D’ORO ALLA FORZA DI VOLONTÀ

Durante le ultime due stagioni calcistiche siamo stati testimoni di una lunga serie di infortuni al ginocchio, la cui maggior parte hanno visto interessato il legamento crociato anteriore (LCA). Sono stati coinvolti giocatori di ogni campionato; Gavi, Scamacca, Scalvini, Zapata, Carvajal, Bremer, Abraham e Icardi tra i nomi più altisonanti fino a giungere al neo-Pallone d’Oro Rodri, il primo nella storia a ritirare il premio di “France Football” in stampelle.

L’ aumento dei casi di infortunio legati al legamento crociato anteriore è sempre più frequente. Secondo l’opinione degli esperti tale problematica sarebbe connessa al progredire del numero di partite di stagione in stagione e all’incremento dell’intensità durante partite e allenamenti. Tuttavia, non essendo un medico sportivo o un preparatore atletico, non è mia intenzione soffermarmi su questi punti.

Perché dunque affrontare un tema tanto discusso e alquanto delicato nel mondo sportivo?

Semplice: per condividere la mia esperienza personale, di un ragazzo che fa del calcio la sua passione più grande, come tanti di voi, sperando possa essere d’aiuto per trovare la giusta motivazione per affrontare ostacoli come questi, che portano inevitabilmente paure e incertezze durante il percorso.

Ogni stagione, infatti, oltre ai nomi citati precedentemente, vivono l’incubo di questo infortunio moltissimi giovani che vedono la loro carriera subire una brusca frenata, improvvisamente, venendo assaliti da un’infinità di dubbi su ciò che hanno sempre amato.

QUANDO TUTTO CAMBIA IN UN ISTANTE

È l’ultimo allenamento della settimana, prima della partita del weekend, sei in campo con i tuoi compagni e il mister sta dando le ultime indicazioni. Mancano poche azioni prima della doccia e con la mente stai già immaginando la prestazione della domenica sognando di festeggiare come tutti una volta finita.

Di punto in bianco tutto cambia, atterrando dopo un colpo di testa hai sentito il tuo ginocchio cedere e le lacrime che stai versando non sono tanto per il dolore quanto per la paura e allo stesso tempo consapevolezza di quello che potrebbe essere accaduto.

Una volta che gli esami certificano i tuoi pensieri ti si pongono davanti due strade; mollare per la paura di dover affrontare tutto ciò che ne consegue o iniziare subito a pensare al ritorno in campo.I primi giorni, le prime settimane, saranno indubbiamente le più complicate sotto il punto di vista fisico, camminerai a fatica e il ghiaccio diventerà il tuo compagno di viaggio. Successivamente subentra anche il fattore mentale, forse ancora più complicato del precedente, ma è proprio in questo momento che dovrai far prevalere la felicità che ti dava correre dietro quel pallone che continuando a rotolare fin da quando sei un bambino ti ha accompagnato nei momenti più speciali.

Ed è proprio per il bambino dentro di te che cominci a fare i primi esercizi, con dolore, a volte con sofferenza, ma con unico obbiettivo… tornare a giocare, non più forte di prima, ma felice come prima.

Da questo infortunio ho imparato che un fattore di fondamentale importanza per combattere ogni avversità è il sorriso. Fin da subito ho capito che piangere avrebbe portato in me solo brutti pensieri e dato che con delle lacrime la situazione sarebbe rimasta tale e quale ho cominciato a sorridere.

Ricordo la frase di un mio allenatore, durante un periodo complicato della stagione, in cui facevano fatica ad arrivare i risultati e per spronarci ci disse: “Ricordate, si raccoglie sempre dopo la semina”. Molto semplice, diretta, che mi tornò in mente durante il periodo dell’infortunio e che mi servì da motivazione. Per fare in modo che il raccolto porterà frutti e non sterpaglie, però, bisogna curare il processo della semina in ogni minimo dettaglio, sia fisico che mentale, giorno dopo giorno.

“La Complessità del Calcio” passa anche da questi momenti, che non fanno sconti a nessuno, ma dai quali tutti possiamo imparare a conoscere meglio noi stessi, affrontando le difficoltà con impegno e dedizione, senza arrendersi dinanzi alla barriera della paura sapendo che aldilà si trova la felicità.

Questo breve racconto personale vuole essere d’aiuto a tutti i ragazzi e a tutti i dilettanti che, come il sottoscritto, si sono ritrovati ad affrontare una situazione simile, pur non essendo seguiti da staff di fisioterapisti o da preparatori atletici come per Rodri, ma con una forza di volontà che merita anch’essa il Pallone d’Oro.

GABRIELE FRANZINI

BIO: Gabriele Franzini, studente di Sport Management presso la Fondazione ITS AMMI e presso l’ Università telematica San Raffaele in Scienze Motorie indirizzo Calcio.

Da sempre giocatore di calcio, con l’obiettivo di condividere la passione per lo sport con più persone possibile e di farne un giorno il proprio lavoro.

5 risposte

  1. Bravissimo Gabri.
    La capacità di andare sempre oltre, con il sorriso, e’ un atto di grande coraggio.
    I contadini veri sanno che nessun clima potrà turbare il raccolto.
    Continua così amico mio.

    1. Bravo Gabriele! Bello ed educatore il tuo articolo. Saggio il tuo allenatore che predica una ferrea regola del buon contadino: “prima semina e poi raccogli!”
      Continua sempre così, con tenacia ed intelligenza!
      Un caro saluto.
      Massimo 48

  2. Bellissimo articolo.
    Confermo quello scritto per esperienza personale (4 volte operato entrambe le ginocchia hanno fatto doppietta, 2 solo di lca e 2 lca+menisco con due ricostruzioni diverse) .
    I primi Momenti sono quelli dove devi combattere la paura perché l’unico obbiettivo che ti devi fissare è tornare a fare quello che ti piace. Tirare 2 calci al pallone

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