ATALANTA, MA QUALE MIRACOLO…!

I miracoli sportivi esistono, i Davide che abbattono i Golia pure: sono imprese sporadiche, occasionali, impreviste e imprevedibili. Contemplano lo stato di grazia dell’uno e il black-out temporaneo dell’altro. Per definizione, sono irripetibili.

Parlare di scudetti, vittorie olimpiche, successi ripetuti nel tempo è il frutto di un lavoro minuzioso, capillare, di una strategia e di una filosofia chiare, precise, cocciute. Nel caso dell’Atalanta si ripetono da generazioni e per questo mi fa sorridere leggere di una squadra di provincia che fa miracoli. Ero bambino quando iniziò la stirpe dei Bortolotti alla presidenza, papà Achille e poi il figlio Cesare dal 1969 al 1990. Quello nerazzurro era già un serbatoio per i grandi club, la Juventus in particolare: solo per citarne alcuni, in 40 anni sono passati da Bergamo a Torino giocatori come Savoldi, Scirea, Cabrini, Fanna, Marocchino, Prandelli, Tavola, Tacchinardi, Montero, Vieri, Pippo Inzaghi e altri co-protagonisti come il portiere Bodini e il terzino Boldini, Storgato, Mastropasqua, Soldà, Pacione, Magrin, Fotunato, Porrini, Zenoni, Carrera… Una conchiglia capace di regalare perle come Domenghini e Donadoni, una palestra per suoi giocatori che poi ne divennero allenatori come Titta Rota, Ottavio Bianchi, Giulio Corsini, Emiliano Mondonico. 

Giocare a Bergamo era difficile per tutte già negli anni ’70. Sebbene la squadra alternasse piazzamenti discreti a retrocessioni e promozioni (ci fu anche una parentesi in C, più tardi, nel 1981-82), le partite erano maschie, ruvide, perché il calcio rispecchiava il carattere di una città tenace, forte, che dopo la devastazione del Covid nel 2020 è stata eletta proprio in questi giorni la città più vivibile d’Italia secondo un’approfondita analisi de “IlSole24ore”. La gente calda, vicina ai suoi beniamini nella buona come nella cattiva sorte. Alla fine degli anni ’80 conosce anche la ribalta internazionale, prima con Nedo Sonetti in panchina, poi con Emiliano Mondonico che la porta nella storica semifinale di Coppa delle Coppe nel 1988, eliminata dai belgi del Malines che poi vinceranno il trofeo. 

Erano gli anni di Stromberg, Cantarutti, Larsen, ricordo a caso, ed ero entrato in grande amicizia con Nedo Sonetti. Da Brescia ero passato a Bergamo al quotidiano “Bergamo-oggi” diretto da Vittorio Feltri con Maurizio Belpietro caporedattore. Mi facevano fare le ossa in cronaca nera – che già avevo iniziato a Brescia – e lo sport era riservato ai vecchi bucanieri locali. Mi aprì le porte il fratello di Vittorio, Ariel Feltri, milanista atalantino, che mi presentò ai fratelli Comotti. Avevano aperto “Telemeridiana” a Zingonia e mi affidarono prima la conduzione di un gioco a quiz il venerdì sera, poi le telecronache dell’Atalanta avendo acquistato i diritti. Era l’unica tv privata in Italia che produceva le partite casalinghe con la regia mobile, due telecamere, l’inviato negli spogliatoi: una professionalità estrema. 

Sonetti, “Nedone”, è un finto burbero toscano con un cuore enorme e una simpatia vulcanica, sagace, molto appassionato e preparato, avendo giocato da professionista nello Spezia, nella Reggina e nella Salernitana e con una lunga gavetta in panchina (a Sambenedetto del Tronto lanciò Walter Zenga) prima di approdare alla Dea. Seguii i nerazzurri per 3 stagioni, poi raggiunsi Maurizio Mosca a Milano e subito dopo Mediaset, sempre portando nel cuore quell’esperienza unica.

Dal 2016 il condottiero e Giampiero Gasperini, già destinato a diventare il più iconico tra coloro che hanno guidato l’Atalanta. Calcio moderno, effervescente, dinamico. Piazzamenti continuativi nella parte alta della classifica, presenza costante nelle coppe europee culminate con il trionfo di quest’anno in Europa League. Adesso addirittura la vetta con un sogno tricolore piccolo così in una speranza grande così.

Ecco, rispetto a tutte le Atalanta che abbiamo conosciuto e vissuto in più di mezzo secolo, negli ultimi 8 anni la differenza l’ha fatta Gasperini. La società è sana, come sempre, è passata dalle sapienti mani di Giovanni Sartori a quelle di Tony D’Amico nel ruolo di direttore sportivo. I bilanci sono gioielli, come ha descritto benissimo l’amico e collega Giovanni Cortinovis del suo libro “Il modello Atalanta” (Amazon), uscito da pochi giorni, in cui ai numeri si alternano storie e aneddoti che descrivono alla perfezione questi anni presieduti – dal 2010 dopo la reggenza di Iva Ruggeri – da Antonio Percassi che ha comprato lo stadio e lo ha rifatto, creando la splendida struttura e ribattezzando il vecchio “Azzurri d’Italia” (e anticamente il “Brumana”) con l’attuale “Gewiss Stadium”.

Certo, le pressioni calcistiche a Bergamo sono assai diverse e più rarefatte rispetto a quelle asfissianti di Milano, Torino, Roma… La miscela creata in questi 8 anni da Gasperini ha però determinato una svolta e, nonostante la conquista di un solo trofeo (ma che conquista e che trofeo!), i suoi giocatori finiscono regolarmente nei migliori club europei. 

Nessuno di loro ha fino ad oggi mantenuto le promesse create all’Atalanta, nessuno di loro si è mai imposto alla ribalta internazionale come era lecito aspettarsi (le ultime difficoltà di Koopmeiners alla Juve lo confermano), dando la sensazione che l’alchimia Bergamo, Atalanta, Gasperini sia unica e irripetibile. Magica, ma non certo miracolosa perché il lavoro non lo è mai: è fatica, sono lacrime, sudore e qualche volta sangue. 

BIO: Luca Serafini è nato a Milano il 12 agosto 1961. Cresciuto nella cronaca nera, si è dedicato per il resto della carriera al calcio grazie a Maurizio Mosca che lo portò prima a “Supergol” poi a SportMediaset dove ha lavorato per 26 anni come autore e inviato. E’ stato caporedattore a Tele+2 (oggi SkySport). Oggi è opinionista di MilanTv e collabora con Sportitalia e 7GoldSport. Ha pubblicato numerosi libri biografici e romanzi.

Una risposta

  1. Concordo su tutto Luca, Chapeau!! Cosa aspetta il nostro Milan ad ingaggiare un dirigente di esperienza quale Giovanni Sartori? Riesci a metterci tu una buona parola? Un caro saluto ed i miei più calorosi auguri di buon Natale. Massimo 48

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *