LA RELAZIONE DISPERSA

Agisci in modo che le conseguenze della tua azione siano compatibili con la sopravvivenza delle generazioni future. Il male come non amore. Hans Jonas

Del nostro percorso come allenatori sarebbe opportuno prevedere quali influssi le azioni pratiche, le scelte fatte  potranno avere sulla performance, sul campionato, sul destino della squadra. Su quello di ciascun giocatore. Il ruolo di allenatore reclama l’assunzione di un PUNTO DI VISTA COMPLESSIVO DELLA REALTÀ.

Un ruolo permeato di dinamiche ecologiche che non può più prescindere dall’accoppiata PERCEZIONE-AZIONE, da un ambiente di pratica inteso non esclusivamente in senso fisico ma che sia il più possibile somigliante al gioco e che possa essere efficacemente in grado di far emergere soluzioni. E bla bla bla. Diamolo per assodato. Un punto di vista non solo multiforme e composito per tutto quello che sinora si è scritto e letto riguardo il contesto di variabilità spazio-temporale in cui allenamento e partita avvengono.

Un punto di vista che reclama da parte dell’allenatore aggiornatissima SOLIDITA’ nelle conoscenze, competenze di prim’ordine che si disveleranno e reinterpreteranno nella prassi. Perché la complessità si nutre anche di CHIAREZZA DELL’IMMAGINAZIONE, SENSIBILITÀ emotiva, RESPONSABILITÀ versus indifferenza. Che cosa potrà capitare a quel piccolo amico, al talentuoso esordiente, a quel promettente juniores se non mi prenderò cura di lui, now and long time term?

“Quanto piu’ oscura la risposta, tanto più nitida la responsabilità” ( Hans Jonas. IL PRINCIPIO DI RESPONSABILITA’ ).

Ragionando con svariati allenatori in un recente incontro presso il centro tecnico dell’Atalanta di Zingonia, è emersa l’urgenza di un lavoro di staff concreto e utopista al tempo stesso, che sappia meditare sugli effetti a lungo termine, che preveda la formazione di allenatori ANTICIPATORI DELL’IGNOTO, ESPERTI IN VARIABILI, competenti nell’ assumere il CORAGGIO DELLA RESPONSABILITÀ, esattamente quella che proviene dall’INCERTEZZA. Allenatori che non ricercano l’errore, come ha ben sintetizzato con una divertente battuta il Responsabile Tecnico Mister Stefano Bonaccorso, ma che sono anzi consapevoli della paura dell’errore e delle sue conseguenze. Una paura che però non blocca l’agire ma incita a progettare, esorta ad andare avanti, come abbiamo fatto tutti da piccolissimi provando e riprovando.  E riprovando ancora con determinazione e prudenza. Con intelligenza. Solo allora ci siamo esibiti nei primi incertissimi passi. Purtroppo lo abbiamo imprudentemente dimenticato. Dovremmo riappropriarci di questo vissuto. O meglio ripercorrere il METODO CHE ABBIAMO USATO per agguantare tutte le nostre conquiste che, come ormai è evidentemente noto da almeno una cinquantina d’anni, non sono mai esclusivamente motorie ma REALIZZAZIONI DI PROGETTI FUTURI.

Secondo Jonas insomma la responsabilità si nutre di incertezza e paura che potremmo considerare alla stregua di affordances non esclusivamente emotive, le uniche armi che ci inducono a prendere coscienza di un imminente pericolo, dell’avversario che si palesa sulla nostra traiettoria ben deciso a toglierci la palla dai piedi.

Mi sono ingavinata in questa introduzione per presentare dunque una prossima serie di idee sparse sul TRANSFER, forse utili per pianificare percorsi che non saranno mai abbastanza specifici da ottimizzarlo, il TRANSFER, ma che potranno comunque indurre giocatori e squadre a soluzioni di movimento che quantomeno non disconnettano la percezione dell’ambiente allenamento da parte del giocatore  da quello che invece vede sente e prova immerso nell’ambiente ”partita”.

ldilà di quanto ascoltato nei miei giri, letto e tradotto, la specificità si riduce a un elementoessenziale: LA RELAZIONE TRA LE INFORMAZIONI NELL’AMBIENTE E L’AZIONE DECISA E SCELTA DAL GIOCATORE IN BASE AL CONTESTO E A TUTTO IL RESTO. Il focus su questa RELAZIONE è ciò che secondo me dovrebbe essere evidenziato e approfondito, perché QUESTO È CIÒ CHE SI TRASFERISCE.

L’allenamento tradizionale non certo da demonizzare, ha indotto ad una metodologia bipolare. Poi in casi frequentissimi e felici, grazie al mistero e alla meraviglia, ai frammenti di genio che la vita riserva, gli stessi giocatori, o meglio, i sistemi allenatore- giocatore-squadra hanno funzionato e hanno ricomposto l’infranto.

In partita LA RELAZIONE DISPERSA è stata ritrovata, ricomposto il felice menage dei tanti elementi parcellizzati in preparazione fisica /tecnica/tattica/ mentale/psicologica e compagnia cantando che si annidavano nei giocatori.

Elementi relegati come tante fette di torta una accanto all’altra, raramente sovrapposti o meticciati. Una cosa da Wingardium Leviosa dunque quella delle felici intuizioni dei giocatori in campo. NONOSTANTE gli allenamenti artificiali ( non naturali ) e artificiosi ( cervellotici e complicati ) propinati per anni. Pensare a tale questione aprirebbe le porte ad altri percorsi su cui incamminarsi relativi a CIÒ CHE ACCADE A PRESCINDERE da ciò che proponiamo durante le nostre imperdibili esercitazioni, che strapazza il nostro senso di onnipotenza da Mister.

Ma ora non c’è tempo  perché, lo sappiamo,  abbiamo un’ urgenza: quella  di analizzare a fondo le nostre pratiche quotidiane con tutte le loro contraddizioni rifuggendo alla grande dai neuromiti ed anche un certo modo di praticare la gamification. Provare ad ipotizzare contesti generativi adeguati davvero ed efficaci in partita, partendo da quanto realmente la scienza ci indica ma anche da quelle 3 o 4 cosette che nella professione di allenatore ci sono riuscite quindi. Perché la relazione è tutto. STAY TUNED.

    

Una mia buona amica, stimatissima collega mi ha fatto tornare in mente inserendolo in uno spettacolo, un verso di Dylan Thomas, che faccio girare come augurio e nostalgia.

La palla che abbiamo lanciato giocando un giorno in un parco continua a restare sospesa lassù in un suo eterno e magico presente.

“The ball I threw while playing in the park has not yet reached the ground.”

BUON NATALE A TUTTI TUTTI.

Bio Simonetta Venturi:

Insegnante di Scienze Motorie.

Tecnico condi-coordinativo in diverse scuole calcio e prime squadre del proprio territorio ( Marche )

Ha collaborato con il periodico AIAC L’Allenatore, con le riviste telematiche Alleniamo.com, ALLFOOTBALL.

Tematiche: Neuroscienze, Neurodidattica

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