LE CONTESTAZIONI FANNO SOFFRIRE I TIFOSI

Milanisti in subbuglio, torinisti contro, monzesi al limite: le proteste dei tifosi montano esplodendo in contestazioni cruente, come nel caso rossonero e in quello granata. Nel mirino l’operato delle società, dei proprietari: Cardinale, con il quale in 2 anni si è sbriciolata la suggestione dello scudetto, di un secondo posto e di una semifinale di Champions, e Cairo, incapace in quasi 20 anni di dare al Torino una dimensione competitiva, credibile, continua. 

La gestione non soddisfa tifoserie ambiziose, frustrate nei risultati e irritate per alcuni aspetti cardine del calcio latino: la comunicazione, in primis, passando per un progetto, una strategia, una filosofia vincenti. A Monza invece il fermento è legato ai risultati deludenti della squadra in questa stagione, dopo la storica serie A raggiunta nella stagione 2021-22 e gli ottimi piazzamenti successivi.

Sentimenti condivisi, motivazioni diverse. Contestare la propria squadra per i risultati, in presenza dell’impegno degli atleti ma della loro mediocrità, è fine a se stesso: è lo sfogo infruttifero di un malessere, di un tradimento che è tale solo nelle aspettative. Non possono essere slogan e striscioni a cambiare il rendimento di una rosa inadeguata. Diverso il discorso quando si tratta di discutere la tradizione, la storia, gli obiettivi ambiziosi. 

Mi hanno ricordato in questi giorni un episodio di 31 anni fa che esplicita bene il momento attuale. “Il 19 dicembre 1993 a San Siro si gioca Milan-Cagliari. I rossoneri sono in testa al campionato insieme al Parma, ma con una partita in meno: 4 giorni prima si era giocato a Piacenza il ritorno degli ottavi di finale di Coppa ltalia e il Milan dopo il pareggio per 1-1 nella gara di andata aveva perso per 1-0, venendo clamorosamente eliminato dalla competizione. Ebbene, quel 19 la Curva Sud contestò duramente squadra e società, salvando soltanto Fabio Capello (allora tecnico rossonero) che si era infuriato con i giocatori per quella sconfitta. Quel Milan che superò il Cagliari 2-1 con doppietta Massaro, era appunto primo in serie A e stava dominando in Coppa dei Campioni, andando a vincere scudetto e coppa nel maggio 1994… Tra l’altro era il terzo scudetto consecutivo! Eppure quel giorno i tifosi contestarono un’eliminazione che sapeva di tradimento, perché non avevano preso quell’impegno con serietà e avevano deliberatamente rinunciato a una competizione.

I tifosi spendono, vivono, pulsano, soffrono, seguono, cantano, ballano, esultano. Spesso per loro il calcio è la vita, condiziona l’umore, è motivo di sogni, di fughe ideali, di esaltazione propria sebbene l’impresa gli appartenga solo da testimoni. Quando sono costretti a contestare, a fischiare, a insultare i propri beniamini, soffrono. Sanguinano. La loro passione dovrebbe essere corrisposta.

E’ chiaro che non stiamo parlando di violenza, di insulti, di inciviltà: quando la contestazione trascende, non è mai comprensibile, non è mai approvabile. Spesso nel calderone ci finiscono tutto e tutti e questo non è giusto, qualche volta è intollerabile. Rimanendo però ai cori e agli striscioni, agli slogan e ai messaggi anche duri che una tifoseria e la sua frangia più calda indirizza ai “colpevoli”, questo ha una radice appunto di malessere, di tradimento della fiducia e delle aspettative. Quando i giocatori vengono chiamati sotto alle Curve, una volta da quelli del Genoa persino invitati a togliersi le maglie, oppure attesi fuori dal campo di allenamento, o ancora (è successo a Roma) invitati a non giocare, i ruoli possono travalicare i confini. 

E’ difficile stabilirli, però, tra chi il cuore e i soldi li mette come vuoti a rendere e chi invece si impegna con un obiettivo primario che non è condiviso. Ho citato Milan e Torino per l’attualità degli eventi, credo che in generale il rapporto tra società e tifosi debba essere più assiduo e condiviso per evitare degenerazioni, da una parte e dall’altra. Resto convinto che il tifoso che contesta stia soffrendo, resto convinto che la società che subisce debba ascoltarlo. 

BIO: Luca Serafini è nato a Milano il 12 agosto 1961. Cresciuto nella cronaca nera, si è dedicato per il resto della carriera al calcio grazie a Maurizio Mosca che lo portò prima a “Supergol” poi a SportMediaset dove ha lavorato per 26 anni come autore e inviato. E’ stato caporedattore a Tele+2 (oggi SkySport). Oggi è opinionista di MilanTv e collabora con Sportitalia e 7GoldSport. Ha pubblicato numerosi libri biografici e romanzi.

7 risposte

  1. Le contestazioni in ambito sportivo sono molto simili a quelle che avvengono in quello lavorativo. Ricordo il difficoltoso 1968 quando, appena assunto in un’azienda metalmeccanica, un picchetto di contestatori intralcio’ minacciosamente il mio ingresso al posto di lavoro. Alle mie insistenze per oltrepassare la barriera umana (forzato dal fatto che ero nel periodo di prova) mi diedero
    dapprima del “rosso”
    (comunista) e poi del “nero”
    (fascista). Risposi semplicemente che ero un
    Rossonero… e mi fecero passare anche se mi sgarrarono la capote in tela della mia 500!
    Insomma le contestazioni nel bene o nel male qualcosa smuovono… i salari vennero aumentati e nel 68 il nostro Milan vinse lo scudetto!
    Buone feste a tutti.

    Massimo 48

  2. Invece di sollevare critiche severe verso una proprietà scandalosa ed una dirigenza assolutamente incompetente (ma dove vogliamo andare con Furlani e Moncada????), ecco un bell’articolo filosofico sulla contestazione.
    Che invece sia CONTESTAZIONE AD OLTRANZA, DURA E FEROCE

  3. Mi piacerebbe sapere quali sarebbero le proposte….via la proprietà e poi ? La gente pensa che ci sia un novello Berlusconi quarantenne dietro l’angolo ? Questa società finirà il risanamento, si occuperà del nuovo stadio ( o di San Siro rifatto ) e poi forse venderà, nel frattempo si sostiene chi va in campo ( come si è sempre fatto in anni ben peggiori e con proprietà decisamente peggiori…) ma forse si vuole vincere perché non si hanno altri tipi di vittoria

    1. Al mondo ci sono decine di investitori, migliori di questa proprietà, che investirebbero nel Milan. Ci sono anche stati recentemente. Non sta in piedi questo discorso. Siamo il Milan, una delle squadre piu seguite al mondo, non un Salisburgo qualsiasi. E’ giusto e legittimo contestare questa società, che non è all’altezza della tradizione e della cultura milanista. E se la contestazione puo accellerare, anche di un giorno la loro dipartita, ben venga.

      1. Io ho la convinzione (o forse la speranza) che quando si sentiva con insistenza delle voci su Maldini e gli arabi, qualcosa di vero c’era… Ad oggi per il lavoro fantastico di Elliot, il Milan è un club super appetitoso per qualsiasi investitore.

  4. Serafini ha sempre una penna delicata… In questo Milan non sta funzionando nulla. Che piaccia o no Elliott aveva tracciato una linea. Ha preso un Milan allo sfascio, lo ha affidato a chi di calcio ne capiva qualcosa. Maldini-Boban-Massara per la parte sportiva, Gazidis per la parte contabile e il resto è storia. Poi è arrivato Cardinale, ne ero anche felice perché avevo pensato volesse dare solo continuità, e invece è stato l’inizio della fine… Rinnovo all’ultimo minuto del duo MM, l’abbandono totale (voluto fortemente) da parte della società (a quel punto perché rinnovare?! Bah) e da lì in poi non si è capito più niente. Il malessere nasce tutto da lì…. Vedere una società mediocre, un presidente che fa dichiarazioni stupide e senza senso, una proprietà che ogni volta che parla sbaglia, figure che non rappresentano il milanismo, giocatori che hanno un malessere e non vengono supportati (per questo vengono contestati), un allenatore mediocre che non sa e non può gestire tutto questo da solo. Insomma gli ingranaggi si sono inceppati e non c’è qualcosa che ci fa pensare si possano riavviare… Io sono favorevole alla contestazione nei confronti della società. Totalmente. Perché è inadatta a gestire una società in questo sport. Dai giocatori mi aspetto molto di più, l’allenatore fa quello che può per il suo livello e non so tira mai indietro e mette sempre la faccia, onore a lui. Ma come conclusione credo che il pesce puzza dalla testa…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *