…Il gelido vento di tramontana stava sferzando il volto di Gioacchino mentre con passo accorto s’incamminava sul marciapiede di Ponte Umberto I che collega il lato della storica Piazza Navona alla sponda opposta del fiume Tevere dove si erge in Piazza dei Tribunali la sede dell’ottocentesco e monumentale Palazzo di Giustizia (dai romani così detto il Palazzaccio). Non aveva dormito tutta la notte il nostro clochard se pure l’avesse trascorsa al riparo dal freddo nel dormitorio della Caritas di Via Marsala dopo una tonificante minestra calda.
Solo due giorni prima era passato al Lungotevere della Vittoria dove soleva di tanto in tanto affacciarsi e proprio in quel mattino il portiere gli comunico’ che Roberto era tornato a casa. Erano passati nove interminabili anni da quella sera quando un taxi lo condusse a Fiumicino dove un aereo lo fece evadere dal suolo italico per raggiungere e riparare i danni (come si seppe in seguito) in quello iberico. Tale notizia scateno’ in lui una sorta di folgorante elettrocuzione che pervase in un solo istante tutto il suo corpo, avvertì l’adrenalina salire a mille e tutta l’inimmaginabile energia che quel fulmine possa aver trasmesso si frammise con un inspiegabile, irrefrenabile, convulso e bellicoso livore d’animo nella sua offuscata mente.
Un repentino quanto maniacale impulso di sete di vendetta lo accecò al pari della Omeriana similitudine con l’ira funesta del Pelide Achille. Non perse allora un solo minuto e si preciptò in Piazza del Monte dei Pegni dove disimpegnò il vecchio e prezioso orologio del padre dal ricavato del quale acquisterà presso un rigattiere conosciuto due anni prima tra le panchine di Villa Pamphili una Beretta usata calibro 22 con matricola abrasa e tanto di colpi in canna.
Se la infilo’ nella tasca destra del giubbotto, sciarpa al collo, guanti neri e con coppola in testa se ne andò ad attendere che sbucasse dall’androne di quel signorile condominio del Lungotevere della Vittoria l’amico/nemico Roberto per poi premere il grilletto…una…due…tre…quattro volte…e poi lasciare un colpo per sé !…la sua mente era totalmente annebbiata da una rabbia cieca…insaziabile sete di vendetta…e allora, subito dopo averlo visto uscire con una borsa di pelle marrone in mano cambiò idea e lo seguì con cauta circospezione a distanza di pochi metri…ed ecco che lo vide incamminarsi sul ponte Umberto con passo ormai lesto come se dovesse presentarsi ad un appuntamento…ma quale pensò Gioacchino… e poi una serie di ubriacanti flash back riaffiorarono nella memoria…le rate del mutuo insolute… i suoi enormi debiti contratti conseguenti a quella scellerata firma posta sul contratto di mutuo… il nero più profondo, il lastrico totale e la scelta ineluttabile di perdere giocoforza il lavoro risultando il suo ruolo in carica incompatibile con le sanzioni comminate dal fisco….e infine l’appartamento all’Aventino posto sotto sequestro giudiziario con i figli trasferiti a casa della nonna che reggeva il gioco facendo credere ai nipoti che il padre lavorasse all’estero…. mentre all’estero lavorava il suo amico/nemico che nel frattempo aveva aperto, sotto falso nome, un ristorante a Barcellona.
Ma d’improvviso una folata di vento proprio al centro del ponte Umberto fece volare la coppola dalla testa di Gioacchino che iniziò a volteggiare a mezz’aria assieme ad una folto, scomposto numero di foglie per poi sbattere violentemente sul marciapiede opposto dove un barboncino nero forse impaurito iniziò ad abbaiare all’impazzata ed in quel preciso istante Gioacchino avvertì un insolito intorpidimento al dito indice della mano destra in perfetta e rigida tensione sul freddissimo acciao del grilletto della Beretta e pronto a premerlo per scaricare in una manciata di secondi le angherie subite in altre due manciate d’interminabili annate trascorse all’addiaccio….ma il convulso trapestio creatosi sul ponte aveva indotto Roberto a voltarsi e trovarsi puntato sulla fronte l’orifizio della gelida canna del revolver… ma quel contatto omicida aveva d’incanto aperto gli occhi a tutti i due rivali… Roberto che stava pensando ad una rapina e di essere stato pedinato per via del contenuto nella borsa in pelle… e Gioacchino che in un battibaleno, come colto da una mistica visione biblica, si liberò in quella benedetta frazione di secondo della Beretta gettandola nel Tevere e scoppiando in un pianto dirotto e liberatorio tra le braccia del vecchio amico Roberto. Quel barboncino nero come ammaliato dalla romantica visione di quei due uomini abbracciati corse scodinzolando ai loro piedi mentre alcuni passanti avendo visto la scena si misero pian piano ad applaudire quel commovente ed insolito gesto umanitario.
Pochi minuti appresso i due inseparabili amici si sedettero al tavolino di un bar sul Lungotevere e tra risa, lacrime e due tazzine di caffè chiarirono quel terribile black out lungo ben 9 anni! Roberto e Francesca furono costretti a scappare dall’Italia perché braccati dall’Agenzia delle Entrate che intimò loro il pagamento di una ingente cartella relativa a contributi non versati dell’attività chiusa in Puglia alla quale si sommarono mensilità di affitto non pagate del nuovo negozio a Roma oltre ovviamente alle mensilità del mutuo della casa con tanto di condominio.
Non potendo assolvere neppure con una rateizzazione al pagamento di questi enormi debiti pensammo che l’unica cosa da fare, se pur dolorosa, fosse quella di scappare, resettare tutto e ricominciare! Roberto era disperato e confidò questo magone ad un suo cliente dell’agenzia, un commerciante di opere d’arte sempre in giro per affari, molti dei quali erano proprio al limite della legalità, ma alla fine acconsentì ad un rende vous con un “faccendiere” catalano intimo amico del suo cliente in agenzia che una volta sbarcati a Barcellona gli avrebbe fornito dei documenti falsi affinché la coppia potesse vivere e lavorare in perfetto anonimato. E negli anni successivi Roberto e Francesca iniziarono col prendere in gestione un ristorante sulle Ramblas di Barcellona e gli affari andarono a gonfie vele decuplicando col tempo i guadagni e così, un mese fa, decisero, assistiti da un avvocato ed un commercialista, di sanare completamente il loro debito pregresso con tanto di amnende con il fisco. ” Ed eccomi qua caro il mio Gioacchino!
Mi volevi sparare poco fa, ma ti comprendo e ti perdono, però volevo dirti che in questa borsa ci sono delle polizze a tuo nome delle quali stavo andando a depositarne la titolarità in banca, ma questo è il minimo che possa fare per te. Il resto lo sta facendo il mio avvocato presso la tua banca affinché ti venga restituito l’incarico di direttore di agenzia che ti era stato tolto per mia colpa! Per tutta la vita ti sarò riconoscente e grato!
Sei unico Gioacchino!!…grande mediano!!… hai vissuto e vivi una vita da mediano!!.. esattamente come recitava la celebre canzone di Ligabue! Ma a proposito Gioacchino…. oggi è giovedì e che ne dici se stasera andassimo in Via Farsalo agli allenamenti della nostra Romulea?
Ma certamente Roberto! Vado a darmi una ripulita, a togliermi questi cenci da clochard per tornare a giocare al pallone e da vero “mediano” quale sono sempre stato….Però… Roberto… ma come è strana questa vita… strana!!
Molto strana…. nevvero??
Sono strani questi Italiani: giocano le partite di calcio come fossero guerre perdono le guerre come fossero partite di calcio. ( Winston Churchill )

BIO: MASSIMO BALDONI
Massimo 48 nasce a Roma nei primi anni del dopoguerra da mamma umbra e papà francese. Negli anni dell’adolescenza ama spesso frequentare l’agenzia di stampa ove il padre opera in qualità di telescriventista rimanendo particolarmente attratto dalla stesura degli articoli nella redazione sportiva.
Si diploma Perito Tecnico in Telecomunicazioni e dedica tutta la sua vita lavorativa al settore radio elettronico in varie aziende. Poi, dopo i primi anni di grigia pensione, inizierà quasi per gioco a scrivere in qualità di blogger nella sezione Vivoperlei di Calciomercato.com dove oltre che di calcio si può scrivere di qualsiasi altro accadimento ad esso correlato.
Viene insignito dal Direttore Stefano Agresti nella sede di CM a Milano con una targa risultando il miglior blogger dell’anno 2021 in quella specifica sezione.
Ora è alla ricerca di nuovi siti di scrittura, ed aver trovato l’incontro con “La complessità del calcio” con la regia di Filippo Galli è un’assoluta ed autentica vera chicca!
Buon Milan a tutti!
2 risposte
Ciao Massimo.
Fai bene a rivisitare alcune storie, anche se mi crea un po’ di nostalgia leggerle. Nostalgia di un bel periodo, intendo, e una storia avvincente la si legge sempre con piacere,
Un Abbraccio.
Calatino
Grazie a te Calatino per la paziente lettura di uno dei pezzi al quale mi sento più affezionato e che, a causa della perdita dell’originale, ho dovuto riscrivere di sana pianta, ma è stato un piacere ricomporlo proprio per quello che tu saggiamente rimarchi: la nostalgia di un bello spicchio di vita che ha voluto amabilmente accomunare tanti lodevoli blogger di diversa fede calcistica ma di un unico comune denominatore: la scrittura, vera espressione di vita buona e serena!
Un caro abbraccio.
Massimo 48