Trent’anni fa i Lancieri conquistavano la loro quarta Champions League al termine di una stagione memorabile
Mercoledì 14 settembre 1994.
Il Milan arriva ad Amsterdam per affrontare l’Ajax, in un match dal forte sapore europeo. La sfida aveva già visto le due squadre confrontarsi nella finale di Coppa dei Campioni nel 1969 e di Supercoppa Europea nel 1973. I rossoneri sono i detentori del trofeo, sulla carta favoriti per uno storico bis continentale, ma il cammino inizia in salita, ancor prima del calcio di inizio. Ci sono parecchie defezioni tra i rossoneri e alcuni giocatori sono stati recuperati all’ultimo momento (Maldini ad esempio). I Lancieri sono in ascesa esponenziale: hanno vinto qualche anno prima la Coppa Uefa ai danni di uno sfortunato Torino – i tre pali dei granata sono stagliati mestamente nella memoria dei tifosi – e hanno conquistato il campionato la stagione precedente. Il Milan regge nel primo tempo l’esuberanza degli olandesi che sono giovani, forti e veloci e che possono annoverare interessanti hot prospect come Clarence Seedorf – che quel giorno parte dalla panchina ed entra nei minuti finali – e Patrick Kluivert, e tanti giovani calciatori in fase di lancio, supportati dall’esperienza di Danny Blind e di Frank Rijkaard, il grande ex della partita.
Nel secondo tempo i rossoneri subiscono due reti nel giro di pochi minuti.
Al 51’ Ronald de Boer chiede l’uno due a Patrick Kluivert e una volta entrato in area con uno scavetto batte Sebastiano Rossi. Marc Overmars, motorino inesauribile della fascia sinistra, quel giorno schierato sulla linea offensiva, fornisce l’assist per il tiro al volo di Jari Litmanen che raddoppia al 65’. E’ il 2-0 per i padroni di casa, ed è forse questo l’inizio di una delle più imponenti cavalcate che il voetbal europeo ricordi.
Partiamo dai numeri che nel calcio dicono tanto: i biancorossi giocano 49 partite, ne vincono 37, ne pareggiano 11 e ne perdono soltanto 1. In campionato sono un rullo compressore che non lascia scampo alle rivali storiche, PSV Eindhoven e Feyenoord Rotterdam, e al sorprendente Roda Kerkrade, finito secondo a sette punti di distacco dalla squadra di Van Gaal. L’Ajax è una macchina da gol: 107 le reti realizzate. Da segnalare le vittorie interne contro lo Sparta Rotterdam (8-0) e il Willem II (7-0) ma soprattutto il roboante 5-0 in trasferta al De Kuip del 18 maggio contro i padroni di casa del Feyenoord. Ironia della sorte sono proprio i rivali di Rotterdam ad infliggere ai Lancieri la loro unica sconfitta stagionale nei quarti di finale di Coppa d’Olanda, che sarà vinta propria dal Feyenoord contro il Volendam.
Ma è il cammino in Champions League dell’Ajax a restare memorabile e a meritare una narrazione ben più approfondita.
Dopo l’esordio vincente contro il Milan, il cammino degli olandesi nel gruppo D fu lineare e senza sbavature. Vittoria in trasferta ad Atene contro l’AEK per 2 a 1 e pareggio a reti bianche contro il Salisburgo prima del ritorno di Trieste contro il Milan (il campo di San Siro era squalificato dopo il caso della bottiglia che aveva colpito il portiere del Salisburgo Konrad), in difficoltà e a rischio eliminazione. Pronti via ed è subito Ajax che va in vantaggio con il gol di Jari Litmanen e che straripa a più riprese sul terreno di gioco, dove nemmeno Nereo Rocco, a cui è intitolato lo stadio triestino, riesce a intercedere dal cielo sulla deviazione sfortunata di Baresi. Lo 0-2 sta anche stretto agli olandesi perchè nel finale Finidi, che aveva propiziato l’autogol del Capitano, sfiora il 3 a 0.
Il 2 a 0 di Amsterdam contro i greci dell’AEK all’ultima giornata certifica la supremazia dell’Ajax nel girone.
Ai quarti di finale l’avversario dei Lancieri, l’Hajduk Spalato, non è per nulla proibitivo. Dopo lo 0 a 0 di Spalato, che forse può lasciare qualche estemporanea perplessità, gli uomini di Louis Van Gaal si impongono ad Amsterdam con un netto 3 a 0 grazie alla rete di un altro talento dell’immenso vivaio olandese, Nwankwo Kanu, e alla doppietta di Frank de Boer.
L’ostacolo che separa l’Ajax dalla finale di Champions League si chiama Bayern Monaco, allenato in questa stagione da Giovanni Trapattoni. Stesso clichè dei quarti: pareggio in trasferta per 0 a 0 all’Olympiastadion e vittoria, pletorica e schiacciante, in casa per 5 a 2, ottenuta grazie alla doppietta di Jari Litmanen e alle marcature di Finidi, Ronald de Boer e Overmars. Ajax in finale ancora contro il Milan, ventidue anni dopo il successo di Belgrado contro la Juventus e ventisei anni dalla finale persa contro i rossoneri del Bernabeu.
La terza sfida stagionale tra le due squadre si rivela più equilibrata.
A Vienna il Milan gioca un gran primo tempo e rende dura la vita ai Lancieri che forse sentono, negli effettivi più giovani, il peso della finale europea. Il Diavolo attacca, gli olandesi cercano di ripartire in contropiede. L’assenza di Savičević, devastante ad Atene un anno prima, sembra relativa e il primo tempo si chiude con l’impressione che la Coppa dalle Grandi Orecchie possa restare a Milano.
È solo un’illusione.
Van Gaal azzecca i cambi togliendo gli impalpabili (questa è una notizia) Seedorf e Litmanen per Kluivert e Kanu.
L’Ajax accelera, si rende più pericoloso e sfonda il muro rossonero al minuto 84 con il giovane Patrick Kluivert che strappa al Milan lo scettro d’Europa e riporta l’Ajax al successo più importante del calcio europeo. Frank Rijkaard chiude la sua carriera nel migliore dei modi, alzando la sua terza Coppa dei Campioni.
È la vittoria di un settore giovanile da sempre unico e di una generazione irripetibile, costituita da giovani calciatori del vivaio del calibro di Van der Saar, Davids, Seedorf, Reiziger, Bogarde, Kluivert. Van Gaal basa le sue vittorie sulle capacità poliedriche dei suoi calciatori, dotati di tecnica sopraffina, forza fisica e velocità, un calcio totale più ragionato, basato sull’unità di squadra e sulla circolazione della palla.
L’anno dopo l’Ajax si riconferma in campionato davanti al PSV di Ronaldo, vince la Coppa Intercontinentale contro il Gremio Porto Alegrense e la Supercoppa europea contro il Saragozza.
Ma qualcosa inizia a scricchiolare.
Un’avvisaglia è la sconfitta casalinga nella semifinale di Champions League contro il Panathinaikos (0-1) che i Lancieri rimediano con il 3 a 0 di Atene. A Roma poi l’Ajax perde la finale di Champions League del 1996 contro la Juventus ai rigori. Alcuni dei protagonisti di quegli anni lasciano Amsterdam per giocare all’estero, come Davids e Bogarde che si accasano con il Milan.
È l’inizio del declino che culmina con il quarto posto del campionato 1996/1997 e la netta sconfitta nella semifinale europea contro i bianconeri di Marcello Lippi.
Louis Van Gaal va a Barcellona ricalcando le traiettorie geografiche del Cruijff allenatore. Vincerà lì e altrove, ma il suo nome resterà per sempre legato a quei giovani calciatori che ha reso campioni e che hanno scritto una pagina indelebile del calcio europeo.

BIO: VINCENZO PASTORE
Pugliese di nascita, belgradese d’adozione, mi sento cittadino di un’Europa senza confini e senza trattati.
Ho due grandi passioni: il Milan, da quando ero bambino, e la scrittura, che ho scoperto da pochi anni.
Seguire lo sport in generale mi ha insegnato tante cose e ho sperimentato ciò che Nick Hornby riferisce in Febbre a 90°: ”Ho imparato alcune cose dal calcio. Buona parte delle mie conoscenze dei luoghi in Gran Bretagna e in Europa non deriva dalla scuola, ma dalle partite fuori casa o dalle pagine sportive[…]”
Insegno nella scuola primaria, nel tempo libero leggo e scrivo.
2 risposte
Ancora un gran bell’articolo Vincenzo complimenti!
Sinceramente confesso che nel panorama di squadre europee, tolto il nostro Milan, l’Ajax è la squadra a me più simpatica per la sua storia ed il tipo di gioco che per alcuni anni ha saputo indiscutibilmente imporre.
Un caro abbraccio.
Massimo 48
Grazie Massimo, sempre gentilissimo! Rimasi sorpreso dalla freschezza di quella squadra che era fortissima ma che inevitabilmente si piegò al calcio che stava cambiando. Molti lasciarono Amsterdam per venire a giocare in Italia o andare in Inghilterra e Spagna. Erano più forti di noi, quell’anno. Assolutamente. Ho un bel ricordo del calcio di quegli anni di cui sento oggi la nostalgia.
Forza Milan
Vincenzo