MILAN FUTURO – PESCARA 2-3: LANCI LUNGHI E INGENUITÀ

La squadra di Bonera rinuncia al gioco, va in vantaggio due volte (la prima con Camarda), si fa recuperare. Poi arriva il secondo giallo a Bartesaghi (ottava espulsione di squadra della stagione) e subisce il terzo gol del Pescara. La classifica si fa sempre più complicata

Se esistesse una statistica per il tempo che il pallone trascorre in aria, Milan Futuro-Pescara del 23 febbraio sarebbe con ogni probabilità in cima alla classifica. I rossoneri hanno infatti scelto (ammesso che lo abbiano scelto) di impostare gran parte del match su lanci lunghi (e alti) del portiere Torriani ma anche dei difensori centrali: lanci che qualche volta hanno trovato la testa del lungo Magrassi, ma che non hanno mai impensierito realmente la difesa del Pescara.

Una formazione indecifrabile

Ma facciamo un passo indietro. Al Chinetti di Solbiate Arno, contro il Pescara di mister Baldini quinto in classifica, il Milan si dispone con un modulo difficilmente comprensibile, a metà strada fra l’1-4-4-2 e l’1-4-3-3: davanti a Torriani si schierano infatti i due centrali Coubis e Minotti e i terzini D’Alessio a destra e Bartesaghi a sinistra, e fin qui tutto bene; i centrocampisti centrali sono Malaspina e Branca (veterano classe ’92 arrivato a gennaio), affiancati dall’esterno Quirini; in attacco le due torri Magrassi e Camarda, con l’esterno offensivo Ianesi che galleggia non simmetricamente a Quirini, ma accanto alle due punte, in una disposizione che sembra snaturarne le caratteristiche, dal momento che né Camarda, né tantomeno Magrassi sono adattabili al ruolo di esterno offensivo. Ancora adesso, la logica di questo schieramento asimmetrico ci sfugge, e le parole pronunciate da Bonera in conferenza stampa post-partita aggiungono casomai una nota stridente. Ci torneremo.

La partita inizia bene. Ed è proprio Francesco Camarda ad aprire le marcature con una bella fuga sulla sinistra, un controllo per portarsi la palla sul destro e un bel gol ai danni di Plizzari, uno dei due ex-rossoneri presenti nel Pescara insieme alla punta Tonin. In occasione del gol il Pescara si lamenta per un uomo a terra, ma per l’arbitro Angelillo è tutto regolare. Nel clima quasi primaverile che aleggia su Solbiate, le cose non potrebbero mettersi meglio: Milan in vantaggio con gol del giocatore più atteso.

Al minuto 18, tuttavia, arriva il pareggio: l’arbitro sanziona una trattenuta prolungata in area di Coubis e sul calcio di rigore Torriani intuisce l’angolo giusto ma non arriva in tempo. Il resto del primo tempo è caratterizzato da grande agonismo, un gioco non proprio cesellato, tanti corner e qualche occasione per il Pescara con buoni interventi di Torriani.

Bartesaghi e Coubis, gioie e dolori

Intorno al 55’, Bartesaghi ruba palla e, con una bella progressione, arriva fino al limite dell’area, da dove lascia partire un sinistro che, deviato, finisce in calcio d’angolo. Alla bandierina va Branca che mette in mezzo (finalmente, pensando anche alle tante palle inattive sprecate dalla prima squadra) un bel destro teso su cui si avventa Coubis, indirizzando finalmente la sua grande forza fisica nella direzione giusta: 2-1. Il Milan sembra rinfrancato, ma è il Pescara a segnare il 2-2. Se già i rossoneri avevano dimostrato di faticare a impostare l’azione dal basso preferendo lanciare lungo, come abbiamo scritto in apertura di questo articolo, con grave danno per lo spettacolo (e un gran numero di palloni spediti all’esterno del terreno di gioco, tanto da far esclamare al mio vicino di posto, dotato di fine senso dell’umorismo: “Ragazzi, guardate che i palloni sono finiti”), a questo punto inizia un’altra partita, e non la migliore.

Bonera effettua due cambi, nel tentativo di vincerla: toglie il terzino D’Alessio e l’ibrido Ianesi, e mette in campo i due esterni offensivi Fall e Omoregbe insieme alle due punte, in un 1-4-2-4 con una prima linea ricca di muscoli e centimetri. È la mossa vincente? Non lo sapremo mai, perché tre minuti dopo Bartesaghi riceve il secondo giallo e lascia i compagni in dieci, secondo un’infausta tradizione (è l’ottavo cartellino rosso della stagione), che abbiamo già analizzato su questo blog . Di nuovo un cambio per adattarsi alla situazione già mutata, quindi: dentro il terzino sinistro Bozzolan per Camarda, con l’attacco che si ridispone a tre, con un’abbondanza di giocatori offensivi non ideale per il nuovo, inaspettato contesto. Al punto tale che su una punizione dalla destra del Pescara, che sembra viaggiare lungo una traiettoria tutto sommato prevedibile, la palla scavalca tutti i giocatori in area per terminare sulla testa del difensore centrale pescarese Lancini, che la mette in porta senza grandi difficoltà. Il terzo gol del Pescara, giunto all’87’, spezza le gambe a un Milan stremato, e anche i cinque minuti di recupero non offrono spunti alle cronache.

Chi gioca in prima base?

È tempo quindi di qualche riflessione. La prima riguarda la formazione: in conferenza dopo la partita, Bonera ha detto di avere saputo solo la sera prima della disponibilità di Camarda e Bartesaghi, e si è detto dispiaciuto per i giocatori che avevano preparato la partita in settimana e che non hanno giocato titolari. Si tratta di una frase che sorprende, per diverse ragioni. In primo luogo, appare evidente che non solo i due giocatori erano arruolabili, ma che sono arrivati con un timbro di priorità assoluta: in altre parole, dovevano giocare, il che nell’ottica della società e non della singola squadra è comprensibile. Capiamo le difficoltà di Bonera nel gestire e motivare il gruppo, ma era indispensabile dirlo così ingenuamente? In secondo luogo, sembra quasi che siccome Bartesaghi e Camarda dovessero giocare, il risultato sia stato una squadra ibrida fra le idee della vigilia e il diktat societario: di qui l’impianto a due punte e mezza, come se Magrassi fosse il prescelto e Camarda quello suggerito dall’alto (recentemente Bonera ha sempre optato per un 1-3-5-2 con Ianesi seconda punta): non si poteva schierare un semplice 1-4-4-2 o al limite far giocare Camarda (che resta pur sempre il giovane attaccante più promettente d’Italia) in mezzo a due esterni di ruolo, magari proprio Fall e Omoregbe? Infine, sembra che la squadra abbia scelto di rinunciare definitivamente a costruire il gioco, optando invece per un numero incredibile di lanci lunghi che, oltre a rivelarsi totalmente improduttivi, rappresentano un’abiura dell’idea che il Milan ha sempre professato e praticato nelle sue squadre giovanili, di cui il Milan Futuro dovrebbe essere l’espressione più alta.

Ora capiamo benissimo la necessità di raschiare punti salvezza anche a scapito del gioco, ma come si vede la scelta di consegnare di fatto il possesso palla alla squadra avversaria non ha pagato e difficilmente pagherà in futuro: certo, l’espulsione di Bartesaghi ha scompaginato tutti i piani, ma già in quel momento il Milan si era fatto rimontare due volte. Piuttosto – ci pare – maggiore solidità a centrocampo, magari disposto a tre (torniamo a chiederci che posizione occupi nelle gerarchie di Bonera quel Silvano Vos apparso incontenibile al suo esordio e poi via via scomparso, ma anche lo stesso Hodzic, brillante titolare a inizio stagione) avrebbe permesso di gestire meglio gli equilibri in campo, dopo che la squadra è apparsa a lungo spezzata in due, con il sempre encomiabile uomo-ovunque Malaspina e il suo compagno di reparto Branca evidentemente non sufficienti a legare attacco e difesa che sembravano due squadre diverse.

Lo diciamo a malincuore, ma la giornata di oggi rappresenta un passo indietro sul piano del gioco (e dei principi stessi di gioco) prima ancora che su quello del risultato, né l’ingresso nello staff del grande rossonero Mauro Tassotti sembra per ora avere prodotto alcun effetto tangibile. Riconosciamo che il consueto andirivieni di giocatori può non avere aiutato, e forse su questo punto (e sul solito Camarda in particolare) la società dovrebbe prendere una decisione e rispettarla, nei limiti del possibile. Insomma, se il motto del Milan negli ultimi tempi è – come sembra – “Complichiamoci la vita da soli”, domenica contro il Pescara il Milan Futuro lo ha fatto benissimo.

BIO: Luca Villani è nato a Milano il 31 gennaio 1965. Giornalista professionista, oggi si occupa di comunicazione aziendale e insegna all’Università del Piemonte Orientale. Tifoso milanista da sempre, ha sviluppato negli anni una inspiegabile passione per il calcio giovanile e in particolare per la Primavera rossonera. Una volta Kakà lo ha citato in un suo post su Instagram e da quel momento non è più lo stesso.

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