ROCK O LENTO? BOLOGNA-MILAN: CRONACA DI UNA DEBACLE ANNUNCIATA

Foto di copertina da AllMilan.it

Una premessa: il tifoso milanista sembra l’unico a sostenere, di fronte a “errori” arbitrali, che “eh, vabbè, ma ce lo meritiamo”. Siccome la fustigazione con il cilicio non mi piace, preciserei che, sì, magari ce lo meritiamo, ma gli assist di polso comunque non si possono – non si dovrebbero poter –  fare. Vero è che si sta mettendo in dubbio anche questo assunto (logico), sulla base di alcune norme del regolamento, ma, insomma, mi sembra un’arrampicata sugli specchi.

Detto ciò, certo, parliamo dell’ennesima partita incolore di un gruppo di giocatori che non possono dirsi davvero squadra, perché non lo sono tatticamente e perché, cosa ancora più preoccupante, non lo sono nell’”anima”. Al Milan – e ormai non c’è più nulla da sperare, più nulla da recuperare, quantomeno per la stagione corrente – manca il senso di appartenenza a dei colori, un’identità radicata. È una crema fatta con ingredienti di buona qualità, ma amalgamata male. Fa i grumi. Non è una novità, ma occupati nella ricerca di un capro espiatorio o di un altro, pare che se lo siano tutti dimenticato. I ragazzi sono lì, ma potrebbero essere ovunque, coi rispettivi procuratori impegnati a trovare il miglior collocamento possibile, non appena questo strazio – per loro, ma anche per il tifoso, ormai – sarà terminato. Avere individualità di pregio è importante, ma un gioco collettivo non deve mai diventare il gioco di pochi, improntato dunque a un individualismo che non può che essere ferale, calcisticamente parlando.

Il quarto posto è sfumato, ma la preoccupazione del tifoso va al di là dei piazzamenti perché ciò che si nota, e che preoccupa, è un problema sistemico, ovvero quello di un gruppo pensato male (e se si pensa male, si parla male e si vive male, diceva Nanni Moretti in “Palombella rossa”): Joao Felix che si intreccia con Reijnders, depotenziandolo completamente, Pulisic – ovvero uno dei più fulgidi talenti di questa rosa, valorizzato sia da Pioli che da Fonseca – che diventa riserva di lusso, Musah che non ha (ancora) le caratteristiche per essere perno di nulla, figuriamoci di un nodo nevralgico come la mediana, collocato in un ruolo che ne affligge le qualità. Però Bennacer era un esubero, eh, sì.

E poi tanti, troppi errori. Del resto, se ti affidi all’estro dei singoli, non puoi biasimare la giocata sbagliata o, peggio ancora, inutile. Se, infine, vuoi far prevalere l’anima “catenacciara” (lo so, è iperbolico) e giocare sulle ripartenze – e poteva avere senso, ovvio, con le difese altissime di Italiano – ti servono due elementi dai quali proprio non puoi prescindere: la velocità e la precisione tecnica. Altrimenti ciò che avviene è che perdi palla e di solito lo fai in spazi del campo dove può fare molto male.

Ci abbiamo creduto anche senza crederci davvero, in un atto di fede degno di altre altezze mistiche. Ci abbiamo creduto, ci volevamo – a volte ci dovevamo – credere perché questo strascico di fine Impero non ce lo meritavamo (sempre citando Moretti e ribaltandone l’assunto, rispetto a quello che lui diceva a proposito di Alberto Sordi!). Eppure non è bastato, non è servito.

Eh, no, caro Ibra, questo Milan non è affatto rock ‘n roll; a malapena è un liscio che nessuno ha più voglia di ballare, mandato on air da un vecchio giradischi che gracchia.

In altre parole, la puntina ha fatto un danno che, con tutto lo sforzo possibile, non vedo come si possa aggiustare. Serve ora un cambiamento radicale e allo stesso tempo intelligente, ponderato.

Ed è un vero peccato che, pur avendo avuto modo di correggere la rotta, si sia – per poca lungimiranza, per scarsa capacità di visione, per… chissà, chissà – finiti così

BIO: ILARIA MAINARDI

Nasco e risiedo a Pisa anche se, per viaggi mentali, mi sento cosmopolita. 

Mi nutro da sempre di calcio, grande passione di origine paterna, e di cinema. 

Ho pubblicato alcuni volumi di narrativa, anche per bambini, e saggistica. Gli ultimi lavori, in ordine di tempo, sono il romanzo distopico La gestazione degli elefanti, per Les Flaneurs Edizioni, e Milù, la gallina blu, per PubMe – Gli scrittori della porta accanto.

Un sogno (anzi due)? Vincere la Palma d’oro a Cannes per un film sceneggiato a quattro mani con Quentin Tarantino e una chiacchierata con Pep Guardiola!

5 risposte

  1. Spiace, questa volta ancora, Ilaria, essere tremendamente d’accordo con la tua analisi, che altri non vuol essere che il mesto, lento, incontrovertibile funerale del nostro Diavolo divorato dalle fiamme della nemesi di sé stesso. Sembra facile ora confessarsi rivelando i propri peccati ed attendere la dovuta penitenza. Ma la pena da scontare questa volta è enorme, più grossa del masso di Sisifo condannato da Giove a riposizionarlo in vetta ogni qualvolta fosse rotolato a valle.
    E quel masso è purtroppo il nostro Milan mentre Sisifo è impersonificato da un trainer portoghese che ha passato quel pesante testimone ad un altro suo conterraneo che ha voluto istantaneamente mostrare i suoi muscoli per poi tornare in un battibaleno in una mediocrità mortale!
    Cosa accadrà ora contro la Lazio? Gli scommettitori vanno ormai a nozze puntando i nostri colori in nuove nicchie di gioco:
    Autoreti, cartellini rossi, rimonte, episodi da VAR…. etc.. e siamo così diventati un circo che fa ridere di gioia i nostri nemici… ma purtroppo fa piangere i nostri Tifosi!
    Un caro saluto.

    Massimo 48

    1. Buongiorno, Massimo! Grazie!
      Qui non si riesce più nemmeno a sperare nei miracoli! Tuttavia si può sperare in una crescente consapevolezza che la direzione non è quella giusta: si fa sempre in tempo a cambiare la rotta, se c’è la volontà.
      Forza Milan!

  2. Cara Ilaria, Ibra ci mette la faccia, ma non credo sia stupido o incompetente. Se si muove così forse perchè dietro le quinte si muove un burattinaio al quale nessuno può dire di no e tutti si devono adattare.
    Questo burattinaio ha smattellato una squadra vicente per arrivare a questo punto…..
    E lui che deve farsi da parte per il bene della squadra….
    Possono far arrivare chi vogliono, possono costruire tutte le figure professionali che vogliono, ma se resterò il burattinaio ,che vuole comandare e
    si nasconde dietro le quinte, non cambierà nulla.

    1. Grazie, Riccardo!
      Condivido con te che le responsabilità più grandi stiano altrove, ma trovo Ibrahimovic poco preparato per il ruolo che (forse) ricopre. Un po’ l’appunto che gli mosse Boban. E avrei evitato quel servizio per GQ, non per il servizio in sé, ma per la modalità (e le foto!).

  3. Cara Ilaria, leggo i tuoi pensieri e le replica di altri cuori rossoneri dopo la partita con la Lazio.
    Non è cambiato nulla e non cambierà nulla, non perché siamo avvolti da un uragano di pessimismo cosmico ma perché chi ha in mano (?) è esso stesso causa del problema.
    Sono serenamente rassegnato ad attendere il momento in cui cambierà la proprietà e, conseguentemente, le ambizioni sportive. Anche Elliott è un fondo – e sappiamo quanto pesa tutt’oggi – ma la prima scelta che ha fatto è stata quella di mettere in organigramma Ivan Gazidis, #1 nel suo mestiere, e gente competente di calcio, comprendendo che, se vuoi aggiungere valore al Milan, anche l’ambizione di ottenere risultati sportivi è importante.
    Un caro saluto… vado in call
    fn

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