Non esiste luogo geografico al Mondo dove la parola “derby eterno” ricorre più spesso come nei Balcani.
“Eterno” è il derby tra la Stella Rossa e il Partizan Belgrado, dove feroce è la rivalità nelle curve tra Delje e Grobari, “tra eterni nemici” è la partita tra Olympiakos Piraeus e Panathinaikos ad Atene, “Eternul” è la rivalità tra Steaua e Dinamo Bucarest e “Vectono” (in bulgaro “eterno”, of course) è il seguitissimo match tra CSKA e LEVSKI, quest’ultimo affrontato come Vitosha dal Milan di Sacchi proprio a causa dei disordini esplosi dopo un derby del 1985.
A questo elenco non sfugge la partita più sentita del campionato croato: il Vječni Derbi a scacchi bianchi e rossi, tra Hajduk Spalato e Dinamo Zagabria. Come tutti i derby balcanici, anche quello croato vede contrapposte non solo due semplici club, ma due vere icone che rappresentano: secoli di tensioni culturali, politiche e sociali, tra due identità distanti. Da una parte c’èZagabria che è il cuore centralizzato della nuova Croazia di Tudjman (tifosissimo della Dinamo): motore economico, politico e industriale del Paese.
Dall’altra l’orgogliosa Spalato (Split)anima della Dalmazia, affacciata sull’Adriatico, aperta al turismo e profondamente legata alle proprie radici dalmate. Due città distanti per geografia, mentalità e vocazione, così come nel modo di vivere il calcio e il tifo. I due club, fin dalle loro fondazioni, hanno rispecchiato queste loro distanti peculiarità: da un lato si è avuta la Dinamo: simbolo di una Croazia jugoslava, dall’altra l’Hajduk: club che fin dal nome, ispirato ad un gruppo di ribelli medievali anti turchio, rivendicava la propria anima dalmato croata. Dopo il 31 marzo del 1991 , giorno dell’Indipendenza croata, la Dinamo ha letteralmente divorato la Hravtska nagometna Liga, vincendo 25 tornei e lasciando solo 6 trionfi ai rivali dell’Hajduk. Di fatti il “Vječni Derbi” è diventato uno scontro tra l’enorme Golia blu, la Dinamo, e l’orgoglioso Davide dalmata.
Per invertire la storia recente dell’Hajduk, e restituire il giusto orgoglio ai dalmati, è arrivato lo scorso 19 giugno uno dei più combattivi tra gli allenatori italiani, vero specialista nel condurre storici velieri in difficoltà tra le tempeste del calcio moderno: Gennaro Ivan Gattuso. Il Ringhio rossonero sta guidando il club dalmata in mezzo a mille tempeste, nell’ordine: defezione di alcuni protagonisti (Perisic), ritardi nei pagamenti e dimissioni del direttore tecnico (l’ex numero 7 rossonero Nikola Kalinic), e, dopo aver vinto il derby del 13 settembre, cercava il bis nella gara di ritorno per rimanere sulla scia della sorprendente Rijeka capolista. La Dinamo Zagabria versione 2024/2025 non è delle migliori, nonostante la presenza di talenti come Baturina e Sucic, e i risultati raccolti sono stati ben al di sotto degli standard abitualitanto da portare la dirigenzaa chiamare,dal 29 Dicembre, Fabio Cannavaro, reduce da una salvezza ottenuta a Udine, per provare ad invertire la rotta. Al Maksimir di Zagabria, quindi, la Dea Eupalla mette di fronte, sulle panchine delle due protagoniste del derby croato, due simboli dell’Italia campione del Mondo 2006. Entrambi i tecnici italiani, tuttavia, arrivano al 2 marzo in chiara difficoltà, l’Hajduk è stato appena eliminato dalla Coppa di Croazia mentre la Dinamo, dopo l’effimera vittoria contro il Milan in Champions League, ha collezionato brutti risultati tra cui un pesante 4 a 0 subito dalla capolista Rijeka, che ha scatenato una violenta contestazione degli ultras dei Bad Blue Boys.
Le due squadre, schierate entrambe con il 4-2-3-1, iniziano subito giocando in modo aggressivo, con un pressing alto. Dopo 47 secondi Marko Livaja, capitano spalatino, ha già la prima occasione della partita, proprio dopo aver recuperato il possesso da una situazione di pressing al ridosso dell’area di rigore della Dinamo, sprecandola calciando fuori sul lato destro.
Al 4 ° minuto è la Dinamo a passare in vantaggio con un traversone dalla fascia destra dell’ex Palermo Ristovski coglie impreparata la difesa dell’Hajduk, velo di Stojkovic che disorienta Hrgovic e lascia Baturina di segnare la rete dell’1 a 0. La partita sale di intensità con l’Hajduk che prova a reagire intensificando la pressione sui portatori di palla della Dinamo, e la squadra di Cannavaro che prova ad approfittare degli spazi lasciati dagli avversari.
Dopo un’occasione sprecata da Sego al 25°, l’Hajduk riesce a pareggiare al minuto 30 ° con una sfortunata autorete di Franijc, nel tentativo di anticipare Sego su un traversone dalla destra di Kalik. Il secondo tempo vede una Dinamo molto aggressiva fin dai primi minuti e subito e al 47° minuto, passa nuovamente in vantaggio grazie ad un assist di Baturina che mette Pierre Gabriel nelle condizioni di segnare, con l’interno del piede a tu per tu con Lucic.
L’inerzia della partita sembra cambiare al minuto 60° con l’espulsione di Ristovski, per doppia ammonizione, dopo un fallo su Kalik, Cannavaro prova a ridisegnare la Dinamo inserendo i due ex della Serie A: Rog, per rinforzare la mediana al posto di Baturina, e Pjaca, per tentare di sfruttare le ripartenze, ma da qui in poi la partita diventa un continuo assedio dell’Hajduk.
Il secondo episodio che cambia la partita è la sospensione per 14 minuti, dal minuto 74°, causato dal lancio di fumogeni della Torcida, gli ultra dell’Hajduk, che causerà un recupero extra large della partita. Nei minuti di recupero l’intensità della partita sale: nel primo minuto di recupero Krovinovic è libero di saltare nell’area dell Dinamo e segnare la rete del pareggio per la formazione di Gattuso, mentre all’8° minuto Galesic decide di stendere Lucic con una spaccata e rimedia il secondo rosso per la Dinamo. Nonostante l’inferiorità numerica la squadra di Cannavaro regge e conclude la gara con un pareggio. Il derby tra i campioni del Mondo 2006 soddisfa entrambe le contendenti, Cannavaro allontana il rischio esonero mentre i dalmati restano ad un punto dal Rijeka capolista.

BIO: Stefano Terranova, nato a Policoro (Mt) 37 anni, insegnante di Storia e Storia dell’Arte. Seguo il calcio per passione, convinto che dietro un pallone che rotola c’è sempre una storia interessante da raccontare, dietro un gesto tecnico un pò si sprezzatura da ammirare.