Dopo il coast-to-coast di Omoregbe, due regali agli avversari: una palla persa davanti all’area e un rigore evitabilissimo. Il debutto in panchina di Oddo lascia intatti tutti i dubbi sulla tenuta mentale di questa squadra, che spreca un’occasione unica
Se volessimo prenderla con ironia, potremmo dire che il Milan Futuro ha fatto tre gol. L’unico problema è che due li ha fatti, o quantomeno propiziati, nella porta sbagliata. Ma dobbiamo fare un passo indietro. Quella contro il Legnago, una delle pochissime squadre che non ci precede in classifica, è anche la prima per il nuovo allenatore, Massimo Oddo. Quello di Oddo, che terminò il percorso di formazione giovanile nel vivaio rossonero, tornato a Milanello da giocatore nel pieno della maturità e infine allenatore per una decina di anni fra settore giovanile, Serie B e Serie C, sembra il profilo ideale per guidare una squadra rossonera che è in effetti un ibrido tra calcio giovanile (sulla carta è una Under 23) e le asprezze della Serie C. L’esordio, come vedremo, non è stato memorabile, ma è certamente presto per fare bilanci.
Alta velocità sul binario destro
Il neo-allenatore, comunque, si presenta al debutto con una formazione un po’ indecifrabile, tanto è vero che diversi siti sportivi indicano moduli diversi. A noi è parsa uno strano 1-4-3-3 con Raveyre in porta, una difesa a quattro formata da Camporese e Minotti al centro con Quirini e Bozzolan sulle fasce; un centrocampo a tre con Vos, il capitano Branca e Fall; tridente con Omoregbe a destra, Magrassi punta e Sia a sinistra.
Poi, lo sappiamo, gli schemi sono dinamici e i giocatori si spostano, ma la cosa certa è che – a sorpresa – Fall e Omoregbe (che sono due esterni d’attacco, uno di piede destro e uno di piede sinistro) giocano sullo stesso lato, formando con Quirini, esterno più che terzino, una catena destra iper-offensiva e asimmetrica. La sorpresa tattica sembra funzionare grazie al sacrificio in difesa di Fall e alla buona intesa fra i due, che possono facilmente alternarsi nelle incursioni offensive, avendo caratteristiche simili.
E in effetti, su un calcio d’angolo battuto dal Legnago, la palla schizza fuori privilegiando proprio Omoregbe che si invola a tutta velocità in coast-to-coast (per i romantici potremmo dire alla Weah), inseguito vanamente dai difensori del Legnago, e segna un gran gol. Il primo tempo sembra non avere più molto da dire, quando al 43’ Leoncini calpesta – non sappiamo quanto volontariamente – la gamba di Omoregbe già a terra e rimedia un rosso diretto.
Siamo quindi in vantaggio di un gol e di un uomo e la prima frazione di gioco sta per finire, si direbbe nel migliore dei modi. Non la pensa così Vos che decide di “pirleggiare” (decidete voi che significato dare a questo neologismo) davanti alla sua area con la palla fra i piedi: a Diaby non pare vero rubargliela, trovarsi davanti a Raveyre e segnare il più facile dei gol, con grande sofferenza di tutti, incluso chi scrive, che ha sempre invocato una maggiore presenza dell’ormai enigmatico centrocampista olandese. È il 47’ e il tempo si conclude poco dopo.
All’arrembaggio!
Il secondo tempo si apre con un cambio: rimane fuori Vos (che è già ammonito e forse un po’ confuso) ed entra “Ringhio” Malaspina. Naturalmente adesso tocca al Milan, che ha un uomo in più, spingere per riportarsi in vantaggio. L’impresa non appare impossibile, anche se i tiri in porta si contano con le dita di una mano. Al 53’ Fall viene ammonito perché cade all’interno dell’area avversaria, senza reclamare il rigore ma semplicemente avendo verosimilmente perso l’equilibrio nell’azione: l’arbitro avrà visto che lo fanno anche in Champions’ League e decide quindi di regalarsi il suo minuto di gloria scimmiottando i grandi.
Al 67’ Oddo fa un triplo cambio non del tutto comprensibile. Escono tre giocatori offensivi, Fall (ammonito), Omoregbe (fin qui il più pericoloso) e Sia (effettivamente meno coinvolto nel gioco), entrano Turco (una prima punta(, D’Alessio (un terzino destro), e Alesi (una mezzala). Turco va naturalmente a piazzarsi accanto a Magrassi in un attacco a due punte, mentre D’Alessio fa l’esterno offensivo (di un 1-4-4-2? Diventa difficile capire, anche a causa di riprese televisive pessime, con un’intera fascia “impallata” dalle panchine) davanti a Quirini e non l’inverso, mentre Alesi gioca a sinistra.
È proprio D’Alessio ad avere l’occasione migliore: una lunga fuga palla al piede non dissimile da quella di Omoregbe nel primo tempo e poi, al momento del tiro, la ricerca di un passaggio verso il centro dell’area, che finisce intercettato dalla difesa. All’88’ è Branca, in pieno assedio, a calciare fuori da un metro. Staremmo per rassegnarci a un fastidiosissimo pareggio, quando arriva il colpo di scena: al 90’ su un lancio profondo del Legnago, fatto più per spezzare l’assedio che con reali velleità offensive, Raveyre si avventa sul giocatore del Legnago che sta tentando di controllare la palla e lo travolge: rigore realizzato e incredibile ribaltone. Seguono 4 minuti abbondanti di recupero confusi e inutili, dopodiché la partita si conclude e il Milan Futuro spreca forse la più grande occasione di questo campionato già ricco di occasioni sprecate, avanti di un gol e di un uomo contro l’ultima in classifica, propiziando, come detto in apertura, entrambi i gol degli avversari.
Che cosa abbiamo imparato?
“Io non perdo mai: o vinco o imparo”, diceva Nelson Mandela. Ci auguriamo che Massimo Oddo, cui sarebbe sbagliato attribuire oggi troppe responsabilità, abbia imparato qualcosa sui suoi giocatori: la cosa principale è che, al di là e prima di ogni considerazione tattica, si tratta di una squadra troppo emotiva e nervosa, cui andrebbe restituita un po’ di serenità: peccato che la drammatica situazione di classifica non sia l’habitat ideale in cui allevare la serenità.
Di buono c’è stata la prova di Omoregbe e tutto sommato anche di Fall: resta da capire se farli giocare sulla stessa fascia sia una buona idea anche per il futuro. Sempre encomiabile Malaspina, che con grinta davvero gattusiana è come di consueto l’ultimo ad arrendersi. Buona, nel complesso, la prova della difesa, con il fuoriquota Camporese solido capo-reparto (e infatti i gol di oggi sono colpa di tutti tranne che della difesa). Gli altri veterani, Branca e Magrassi, hanno portato certamente sicurezza ed esperienza, ma, per quanto riguarda il secondo, occorre anche considerare che i risultati non cambiano e i gol continuano a non arrivare, a dispetto della grande generosità.
Mi ripeto, ma con tre punte disponibili in prima squadra, a Francesco Camarda farebbe un gran bene giocare con regolarità, al Milan Futuro farebbe bene contare su una punta che vede la porta e al Milan quello vero (se esiste ancora) farebbe bene far maturare il suo campioncino, per il quale si può ormai parlare di stagione sprecata. Per finire, vorremmo che l’incredibile leggerezza di Vos non gli costasse il posto in squadra, ma fosse al contrario uno stimolo per recuperare pienamente un giocatore che, certo, ha peccato di presunzione: ma si tratta di un peccato talmente diffuso in tutto il Milan, a tutti i livelli, che prendersela solo con lui sarebbe ingiusto.

BIO: Luca Villani è nato a Milano il 31 gennaio 1965. Giornalista professionista, oggi si occupa di comunicazione aziendale e insegna all’Università del Piemonte Orientale. Tifoso milanista da sempre, ha sviluppato negli anni una inspiegabile passione per il calcio giovanile e in particolare per la Primavera rossonera. Una volta Kakà lo ha citato in un suo post su Instagram e da quel momento non è più lo stesso.