La scomparsa di Bruno Pizzul mi porta a ricordare che gli anni passano, pensate che io vengo ancora da più indietro, infatti quando iniziai da bimbo a seguire il calcio il telecronista di riferimento era Nando Martellini.
Ora saremo inondati di post che ricorderanno il garbo, la pacatezza, la signorilità di Pizzul, scritti magari da suoi colleghi che oggi fanno ben altro e che da domani ricominceranno allegramente a comportarsi al contrario di quello che oggi affermano.
Io credo che il momento più difficile della carriera di Bruno Pizzul, sia stato in occasione della finale di Coppa dei Campioni Juventus-Liverpool del maggio 1985, dovette dare in diretta la notizia dei 39 morti dovuti al crollo della famigerata curva Z e lo dovette fare rendendosi perfettamente conto dello sgomento che avrebbe creato a casa di chi, aveva parenti, familiari, amici, allo stadio.
Non c’ erano i cellulari all’ epoca e io posso solo intuire l’ansia, l’ angoscia e la disperazione di chi era davanti alla TV.
Lo fece col massimo della sensibilità possibile e lo stesso atteggiamento assunse nel commentare la gara, nonostante questo fu oggetto di aspre e severe critiche.
Da quell’ episodio mi sono sempre più allontanato da questo calcio da buco della serratura, gestito dalle tre i:
– improvvisati
– incompetenti
– isterici
Dove chiunque dalla sera alla mattina si inventa in un ruolo, dove il percorso di crescita non conta più niente, dove giornalai sfottono chi perde e leccano chi vince, così senza rispetto alcuno per la persona.
Dove si cambiano allenatori a ogni stormir delle foglie al vento (come diceva Trilussa), dove la pazienza non esiste e la fretta è l’ unico comune denominatore, un calcio che crea fenomeni virtuali e che il giorno dopo vanno già nell’ indifferenziata anche se sono bambini, tutto molto bello avrebbe detto stavolta ironicamente Pizzul.
Un calcio di urli e simulazioni, di falli sistematici, di fuori gioco per un micron, di tempo effettivo col prefisso zero virgola, un calcio lento con troppi passaggi indietro, un calcio che non mi appassiona.
Si dibatte di tutto fuorché del campo, che è l’unica cosa che conta, si parla solo di risultati, scandali, pettegolezzi, ma solo perché chi ne discute può dibattere solo di quello, altro non comprende.
Ciao Bruno.

BIO: Alessandro Zauli
Classe 1965.
Allenatore UEFA A.
Collaboro con la rivista Il Nuovo Calcio dal 1993 per il quale ho scritto anche 4 libri.
Ho allenato e alleno in settori giovanili dilettantistici/professionistici dal 1985.
Lavoro anche come istruttore sportivo presso la Casa Circondariale di Ravenna e coi ragazzi della salute mentale.
Dal 2009 inoltre svolgo l’ attività di osservatore per i campionati di C e D