FOTO COPERTINA DA MILANEWS
Zvonimir Boban non ha mai smesso di seguire il suo Milan. Nelle dirette in cui è coinvolto lo analizza con la schiettezza di chi ama il suo passato, la sua famiglia, con il cinismo sentimentale di chi soffre per una situazione che dovrebbe essere diversa. L’aveva anche detto una volta che la Milano rossonera è casa sua. Per amore non ha mai risparmiato critiche, stilettate nei confronti di personaggi notoriamente forti (Ibrahimović), in nome della trasparenza e della libertà di pensiero. Oggi è un commentatore serio e intelligente, un tempo è stato un grandissimo calciatore, un fuoriclasse.
La carriera di Boban inizia nella leggendaria fucina di talenti della NK Dinamo Zagabria. Fratello di Dražen, che giocherà nelle file di Hajduk Spalato e della stessa Dinamo, è parte integrante della generazione d’oro del calcio jugoslavo che fa in tempo a vincere il mondiale under 20 in Cile. Nazionale fortissima, formata dai vari Jarni, Prosinečki, Šuker, Mijatović e dallo stesso Boban che a Italia 90 non riuscirà a bissare il successo e che nel rigore sbagliato di Faruk Hadzibebgić vede il triste epilogo di una delle più simboliche squadre della storia del calcio, la fine del Brasile d’Europa. Zvone non disputa il mondiale perché sospeso dai campi da gioco per sei mesi per i noti fatti del Maksimir, accaduti a maggio.
Ma l’Italia è nel suo destino.
Mentre il suo Paese precipita in una spirale senza fine, il Milan lo acquista per la cifra di dieci miliardi di lire e lo manda in prestito al Bari.
Nella stagione 1991/1992 esordisce in Serie A proprio con la maglia dei “Galletti”. In terra di Puglia gioca diciassette partite e segna due reti (alla Cremonese e al Genoa). Bari è famosa anche per le sue prelibatezze e per i ristoranti del centro storico. Ed è in uno di essi che il giocatore croato contrae l’epatite A dopo aver mangiato del pesce crudo, un “peccato di gola” (come biasimarlo da pugliese) che pregiudica la sua stagione. Nonostante i biancorossi abbiano dei giocatori importanti come Platt, Jarni e lo stesso Boban, la squadra scende in Serie B.
Nella stagione successiva torna a Milano.
La concorrenza è forte, non meno la sua tenacia :«Come mai scelsi il Milan? Perchè era difficile giocare per loro. Per la concorrenza, perchè c’erano tanti giocatori forti.»
Il primo anno gioca ventidue partite e realizza una sola rete in Champions League, su punizione, allo Slovan Bratislava. Va segnalato l’assist, geometrico, a Torino nel gol partita di Marco Simone contro la Juventus.
A fine stagione il croato vince il suo primo campionato in maglia rossonera.
Gioca di più nella stagione successiva e aumenta il suo bottino di marcature. Deve avere un conto in sospeso contro le pugliesi perché segna tre dei suoi quattro gol stagionali.
Il campionato inizia a Via del Mare.
È finita l’era dei Tre Tulipani olandesi. Rijkaard ha scelto di tornare a casa, all’Ajax, Gullit è alla Samp e freme per affrontare il suo recente passato, mentre van Basten, l’unico ad essere rimasto, prova a tornare titanicamente in campo dopo l’infortunio. In un pomeriggio complicato, Boban prende le redini del centrocampo che un tempo furono di Frank Rijkaard. Dopo un legno colpito dai pugliesi, Zorro entra in scena con un gol d’antologia, fondamentale per partire con il piede giusto.
All’ottava giornata il Milan fa visita al Foggia di Zeman.
È sotto di un gol.
Boban, re di Puglia, segna a pochi minuti dalla fine il gol che pareggia la rete di Kolyvanov e che consente di mantenere la lunga imbattibilità esterna dei rossoneri che non perdono dalla trasferta di Bari (ancora la Puglia di mezzo) del maggio 1991.
Il giorno del record di imbattibilità di Sebastiano Rossi, Boban, ormai jolly indispensabile per questo Milan, apre le danze e regala altre giocate di grande scuola.
Alla trentaduesima giornata pareggiando in casa contro l’Udinese il Milan si laurea per la quattordicesima volta campione d’Italia e il croato mette la firma nel tabellino del match.
Ma non è finita.
Il cammino dei rossoneri in Champions League attende l’atto finale di Atene contro il Barcellona. Il Milan domina i catalani e Zvone gioca quella partita da titolare a destra nel centrocampo, rendendosi utile alla causa con una partita non appariscente ma intelligente.
Il Milan e Boban sono campioni d’Europa.
Nella stagione successiva i rossoneri sono attesi al varco sia in campionato che in Europa. Sarà una stagione complicata ma culminata con un’altra finale (persa) di Champions League. Boban colleziona trentacinque presenze e segna tre reti, di cui due estremamente pesanti: all’Arsenal nel ritorno della finale di Supercoppa Europea e al Paris Saint Germain nell’andata della semifinale di Champions League. Nella partita del Parco dei Principi i rossoneri soffrono tanto. Al 40’ del s.t. Ginola dalla lunetta colpisce la traversa e lo 0 a 0 a quel punto sarebbe già oro. Ma un contropiede orchestrato da Massaro e Savičević viene concretizzato dal giocatore di Imotski che trafigge Lama. Il Milan sbanca Parigi e mette più di un piede in finale.
La stagione 1995/1996 è per Boban complicata, soffre il turnover ed è spesso indicato come il quarto straniero. Ma la classe resta e i colpi sono sempre importanti. È autore del gol al Torino alla quattordicesima giornata.
Segna all’Udinese in trasferta (0-2) e nella scorpacciata alla Cremonese (7-1).
Anche in Coppa Uefa timbra il cartellino in entrambe le sfide del primo turno contro lo Zaglebie Lublino.
Capello intanto va a Madrid e sulla panchina rossonera arriva Oscar Washington Tabarez. È una stagione complessa che i rossoneri chiudono lontano dalle prime posizioni e fuori al primo turno in Coppa dei Campioni, eliminati dal Rosenborg. Solo due reti per Zvone, in Champions al Göteborg e in campionato l’inutile gol su superba punizione al Verona. Capello torna intanto al Milan e la società gli dà una squadra pronta a tornare ai vertici. Ma le cose nella stagione 1997/1998 non andranno come dovrebbero. Boban gioca ventitré partite in campionato ma si lamenta per le panchine. Due squilli, uno in Coppa Italia alla Reggina e l’altro vano su rigore al Delle Alpi contro una Juventus fortissima che stritola i rossoneri per 4 a 1.
Finisce un’altra stagione deludente, con il Milan a metà classifica, sconfitto mestamente dalla Lazio in finale di Coppa Italia e fuori dalle coppe europee.
Sulla panchina rossonera si cambia ancora.
Da Udine arriva Alberto Zaccheroni che porta con sé Thomas Helveg e Oliver Bierhoff. La stagione del Diavolo è buona e a marzo i rossoneri non sono distanti dalle prime posizioni, ma il pareggio col Bari manda il Milan a meno sette dalla Lazio. Nello scontro diretto dell’Olimpico tra i biancocelesti e gli uomini del Zac finisce 0-0. Sembra che nulla possa cambiare l’inerzia del campionato. La vittoria della Roma nel derby riapre i giochi e tra Milan e Parma è spareggio per determinare chi sia l’inseguitrice della squadra di Eriksson. Zaccheroni decide di cambiare il modulo contro i Ducali passando dall’ 1-3-4-3 all’ 1-3-4-1-2, con Boban dietro le due punte.
È la svolta.
Il Milan vince una partita, che si era messa male dopo il gol di Balbo, con Maldini e Ganz. La settimana successiva contro l’Udinese un 5-1 perentorio porta il marchio di Zvone, autore di una prova eccelsa e di una doppietta. Inizia una lunga rincorsa che culmina il 15 maggio col sorpasso alla Lazio grazie al 4 a 0 sull’Empoli. A Perugia il Milan vince 2 a 1 ed è sedicesimo scudetto.
La scelta tattica di Zaccheroni, che posiziona Boban alla “Zidane”, è una di quelle intuizioni che hanno fatto la storia del calcio Italiano e la fortuna del Milan. E pensare che Boban a inizio stagione sembrava dovesse essere ceduto. Nel 1999/2000 il Milan finisce terzo ed è eliminato dalla Champions League. Il croato gioca ventidue partite e realizza sei reti, due doppiette, una al Parma (due gol su punizione) e una alla Lazio (due rigori). L’ultima stagione in rossonero, quella dell’esonero di Zaccheroni e del traghettatore Cesare Maldini, lo vede disputare ventisei partite condite da tre gol (uno in Coppa Italia all’Atalanta), di cui quello di testa alla Lazio, e il gol del pareggio nel derby di andata.
Va al Celta Vigo ma non gioca quasi per niente.
Inevitabile è la scelta di lasciare il calcio che annuncia con parole risolute ma serene :«Troppa panchina, lascio il calcio. Ho deciso. Smetto, me ne torno in Croazia[…]. L’ idea di trascorrere un’ intera stagione in seconda fila mi intristiva. Per me il calcio è sempre stato divertimento, non posso accettare che diventi sofferenza. Già era difficile sentirmi uno dei tanti al Milan, figuriamoci a Vigo.»
E noi, rossoneri e non solo, ci siamo divertiti con lui.
Anche i suoi connazionali hanno avuto modo di divertirsi, e non poco, per le sue giocate e per le gioie che ha regalato al suo fiero popolo. Dopo le sette presenze con la Nazionale maggiore jugoslava, esordisce con la maglia a scacchi il 22 ottobre 1992 contro il Messico (3-0) da capitano. Gioca Euro 96 in Inghilterra segnando alla Danimarca (3-0) e partecipa alla Coppa del Mondo del 1998 in Francia dove la Croazia ottiene uno storico terzo posto. Resta la delusione per la semifinale persa contro la Francia dove un suo errore propizia il pareggio di Thuram.
Con la Croazia totalizza 51 presenze e 12 gol.
Assieme al cestista Dražen Petrović, a Sandra Perković e a Luka Modrić è una delle icone sportive del suo Paese. Dopo il calcio ha terminato gli studi universitari laureandosi in Storia. La carriera dirigenziale è segnata dall’impegno come vicesegretario generale della FIFA.
Ha assunto nel 2019 il ruolo di Chief Football Officer del Milan, fino al marzo 2020.
Nell’aprile 2021 diviene Head of Football della UEFA fino al gennaio 2024. Con il Milan ha vinto 4 Scudetti (1992/1993; 1993/1994; 1995/1996; 1998/1999); 3 Supercoppe italiane(1992;1993;1994); 1 UEFA Champions League(199

BIO: VINCENZO PASTORE
Pugliese di nascita, belgradese d’adozione, mi sento cittadino di un’Europa senza confini e senza trattati.
Ho due grandi passioni: il Milan, da quando ero bambino, e la scrittura, che ho scoperto da pochi anni.
Seguire lo sport in generale mi ha insegnato tante cose e ho sperimentato ciò che Nick Hornby riferisce in Febbre a 90°: ”Ho imparato alcune cose dal calcio. Buona parte delle mie conoscenze dei luoghi in Gran Bretagna e in Europa non deriva dalla scuola, ma dalle partite fuori casa o dalle pagine sportive[…]”
Insegno nella scuola primaria, nel tempo libero leggo e scrivo.
4 risposte
Bravo Vincenzo… giocatore che ho amato alla follia e hombre Vertical,bellissimo ritratto la sua corsa per mano a West verso il nostro settore uno dei momenti più emozionanti
*La scelta tattica di Zaccheroni, che posiziona Boban alla “Zidane”, è una di quelle intuizioni che hanno fatto la storia del calcio Italiano e la fortuna del Milan.* Pensiero stupendo Vincenzo! Chapeau!
Buon sabato e buon Milan!
Massimo 48
Weah ….. sorry
Grazie Stefano, ricordo quella vittoria, fondamentale per la vittoria dello scudetto 16!