Una sconfitta di misura con l’Arezzo (1-0), in cui i 25 punti di differenza non si sono visti, ci ricaccia all’ultimo posto. Intanto le giornate passano, i rimedi non funzionano e commentare è sempre più difficile
Vorrei avere la forza di scrivere un articolo sulla partita del Milan Futuro. Avevo pensato (e penso tuttora) che questa categoria intermedia fra la Primavera e la prima squadra, ancorché osteggiata dai puristi della serie C (sabato ad Arezzo si vedevano solo striscioni contro le squadre B, e quando i tifosi si occupano di governance, di vendite, di proprietà e non di tifo secondo me hanno abbondantemente frainteso il loro ruolo, come peraltro accade dalle nostre parti), avrebbe potuto costituire un palcoscenico ideale per valorizzare tanti giovani in uscita dai maggiori vivai italiani, perché non tutti sono Lamine Yamal e qualcuno ha bisogno di più tempo e di meno pressione.
Vorrei avere la forza di scriverlo, questo articolo, dicevo. E invece, dopo l’ennesima sconfitta del Milan Futuro, un 1-0 contro l’Arezzo figlio di una giocata isolata, non certo di un dominio costante della squadra che ha 25 punti in classifica più dell’altra, mi cadono le braccia e la penna (metaforica: il computer per fortuna non è caduto). E mi verrebbe voglia di mandare al generoso e ospitale curatore di questo blog un foglio di Word bianco. Bianco come una bandiera bianca, quella della resa. Perché dopo 33 partite passate a credere a questo progetto, a questa squadra, a questi giocatori, è difficile commentare l’ennesima sconfitta.
Le abbiamo provate tutte
Nel corso dell’anno il Milan Futuro ha cambiato allenatore (Massimo Oddo ha sostituito Daniele Bonera), ha inserito cinque giocatori nel mercato invernale, tre dei quali vengono dalla serie B, mentre gli altri due vengono dalla serie C, e tutti stanno facendo la loro parte, giocando spesso titolari, in special modo il difensore centrale Camporese e il centrocampista Branca. Sui giovani prodotti del vivaio rossonero non ci sono gravi critiche da avanzare: basta ascoltare le dichiarazioni degli allenatori avversari per capire che la qualità non manca. E anche quel nervosismo che nella prima parte del campionato aveva portato a frequenti ammonizioni ed espulsioni sembra essersi placato, forse proprio grazie all’avvento dei giocatori più esperti, che hanno portato esperienza e lucidità non solo nei momenti di gioco, ma anche nella gestione dei falli e delle proteste.
Colpa della società
Vogliamo dire che fra i responsabili del fallimento c’è la società (un tema, la società, su cui mi piacerebbe tornare) che – come risulta evidente – non ha saputo dare stabilità, fiducia e leadership alla prima squadra e magari, di riflesso, nemmeno alla squadra B? Può darsi, come può darsi che l’americano Jovan Kirovski (sport development director e di fatto responsabile del Milan Futuro) non fosse l’uomo giusto per calarsi nei meandri della serie C e che invece Ignazio Abate, allontanato capricciosamente, fosse l’allenatore ideale per guidare questa squadra che in buona parte aveva contribuito a forgiare. Può darsi tutto, in quest’anno confuso e infelice in cui il Milan (quello dei grandi) è riuscito ad essere escluso da quasi qualunque obiettivo con mesi di anticipo sulla fine delle competizioni, malgrado una rosa oggettivamente molto più qualitativa rispetto alla gran parte delle avversarie.
Mancanza di “garra”?
Tornando al Milan Futuro, avevo avanzato l’ipotesi che i calciatori, sapendo che in qualche modo (per alcuni di loro, non certo per tutti) il loro futuro è già tracciato e che hanno alle spalle una società forte e visibile, fossero meno disposti a lottare rispetto agli avversari diretti, che invece devono guadagnarsi la sopravvivenza, cioè la permanenza nella categoria quando non addirittura la promozione, a forza di gol, di interventi difensivi, di spallate e di rincorse: “Manca la voglia”, diceva spesso Bonera al termine delle partite. Rimane un’ipotesi, ma man mano che la stagione si dipana, non mi pare di assistere a match in cui la differenza di intensità in campo è tangibile.
Buttarla dentro
Certo, un problema c’è, eccome: il Milan Futuro non segna. Mai. Con 27 gol fatti e 50 subiti, ha la seconda peggiore differenza reti del girone. Il miglior realizzatore in campionato è Kevin Zeroli, ora in prestito al Monza, con 4 reti, dicasi quattro. Si paga l’errore di avere sballottato Camarda fra tre campionati invece di dedicarlo a uno solo (questo). E si paga, forse, il modulo adottato già da Bonera negli ultimi tempi (direi a occhio con l’arrivo di Camporese), un 1-3-5-2 che ha portato maggiore copertura in difesa e irrobustito il centrocampo, ma ha forse indebolito (o non potenziato a sufficienza, visto che stiamo per retrocedere) l’attacco, affidato a una prima punta (Magrassi o Camarda) e a una seconda punta che al momento non esiste: Sia e Ianesi, che ultimamente si sono alternati nel ruolo, non sono seconde punte, bensì esterni offensivi. Il Milan Futuro è stato costruito per giocare con un attacco a tre, e abbonda infatti di esterni d’attacco (Fall, Omoregbe, Traore, gli stessi Sia e Ianesi), nessuno dei quali è una vera seconda punta. Per provare a salvarsi, credo che l’unica speranza fosse schierare dall’inizio – almeno in queste ultime partite – un attacco più pesante: Magrassi e Camarda sono a mio avviso i più complementari, perché il primo è un “centravanti boa”, più statico, alto, forte nelle sponde e nel gioco fisico, mentre il secondo è agile e veloce con la palla fra i piedi, anche se alto e forte di testa. Lo scorso sabato, è vero, Camarda era impegnato in Under 19: ma la coppia pesante non è mai stata provata prima, e comunque un tentativo si poteva fare anche con Turco.
Il mio, naturalmente, è solo un suggerimento. Da qui, cioè dal salotto di casa, sono bravi tutti, persino io, col mio foglio che non è più bianco ma che è come se lo fosse. Oddo ne sa mille volte di più, vede i giocatori in settimana e ha fatto le sue scelte. Resta da prendere atto che il risultato non cambia: Il Milan Futuro conclude la 33esima giornata da ultimo in classifica. Segno che a non averci capito niente non sono solo io.

BIO: Luca Villani è nato a Milano il 31 gennaio 1965. Giornalista professionista, oggi si occupa di comunicazione aziendale e insegna all’Università del Piemonte Orientale. Tifoso milanista da sempre, ha sviluppato negli anni una inspiegabile passione per il calcio giovanile e in particolare per la Primavera rossonera. Una volta Kakà lo ha citato in un suo post su Instagram e da quel momento non è più lo stesso.
4 risposte
Buongiorno, condivido l’articolo del Sig. Villani. E’ veramente misterioso il campionato di Milan Futuro, anch’io non noto mancanza di voglia e nemmeno mancanza di qualità. Forse inesperienza? Forse innesto di giocatori in età fatto in tempi tardivi? Difficile commentare e dare giudizio ma sicuramente la presenza di Massimo e Mauro danno sicurezza sulle scelte che vengono fatte. Grazie per questo blog molto interessante e dove mancano (grazie al cielo ) le urlate e le polemiche.
Buongiorno, avendo seguito con una certa continuita’ Milan Futuro io direi che le criticita’ sono emerse subito e sono state colpevolmente sottovalutate. La squadra ha dimostrato sin dalle prime partite di non essere attrezzata per la categoria. Debole fisicamente e psicologicamente ma anche troppo povera tecnicamente. Nel tempo, quei pochi tra i calciatori della rosa apparentemente in grado di tener testa agli avversari – Jimenez, Zeroli, Cuenca, Bartesaghi – sono stati quasi tutti spostati altrove, rimpiazzati da acquisti invernali che numeri alla mano si sono rivelati inadeguati. Non c’e’ in realta’ alcun dubbio sul fatto che il problema di fondo risieda in societa’ e sia esattamente lo stesso che ha provocato la deludente stagione della prima squadra
io credo che il progetto “Milan Futuro” sia importante e vada proseguito. Le difficoltà della prima stagione non devono certo impedire che l’esperimento continui. Peraltro, la retrocessione, qualora vi fosse, sarebbe facilmente rimediabile con il ripescaggio, viste le difficoltà economiche di tante società della lega pro (con buona pace dei tifosi “puristi” che vedono di malocchio le squadre under 23 invece di pretendere che le loro società siano sane finanziariamente).
Anche l’Atalanta e la Juventus hanno fatto fatica alla prima stagione in categoria.
Anche in Italia andrebbe replicato il sistema da anni in atto in Spagna che ha permesso a tanti giovani di entrare gradualmente nelle rose di prima squadra.
Complimenti per l’articolo, cosi come per i 3 commenti di Erminio, Alessandro e Daniele. Purtroppo la società Milan si è comportata in maniera presuntuosa sottovalutando una categoria seria e concreta come la serie C. Tralasciando Kirovsky , Bonera stesso non può documentarsi sulla serie C andando a vedere le ultime 3 partite dello scorso campionato di Renate e Pergolettese e Giana Erminio, e tra l’altro rimanere impressionato da un giocatore come Fall (fuoriquota di 27 anni) a cui è stato poi aggiunto un attaccante (Longo 32 anni). Due fuoriquota incapaci di guidare una compagine giovane ed inesperta, abituata all’esibizione delle categorie giovanili e non alla concretezza di un campionato professionistico. Il voler giocare con lo stesso modulo della prima squadra di Fonseca non ha permesso di organizzare un reparto difensivo all’altezza, subendo troppo l’avversario. I rinforzi di gennaio hanno migliorato poco, serviva anche un attaccante vero capace di segnare molto. Peccato perchè per un giovane è difficile crescere perdendo sempre. Se ci sarà la riforma della serie C, magari l’anno prossimo potremo ripartire in questa categoria. Però con dirigenti nuovi e competenti.