Jorge Vilda ha assunto la guida della nazionale spagnola nel 2015, senza avere un curriculum sportivo ed avendo un posto nella Federazione perché figlio di Angel Vilda, uno degli uomini di fiducia del presidente Luis Rubiales. A complicare le cose c’era il fatto che Vilda non era soltanto il CT ma anche il direttore sportivo. Voleva controllare ogni aspetto e cercava in tutti i modi di far tacere le opinioni contrarie.
È stato così che, come molto spesso accade, la storia si è ripetuta. Un nuovo interprete infatti non implica necessariamente un nuovo modus operandi e Vilda sembrava proprio aver raccolto il testimone di Quereda.
La Roja era una pentola a pressione e nel 2022, dopo la deludente uscita ai quarti di finale dall’Europeo per mano delle inglesi, la situazione è esplosa. Una squadra con le giocatrici più forti del mondo non è mai riuscita ad esprimere il suo potenziale e arrivare ai vertici del calcio internazionale perché il talento a certi livelli e in certe competizioni non basta se non è supportato da organico, visione e strutture.
15 giocatrici della nazionale rientrate in patria hanno cercato di dialogare con la Federazione per ottenere miglioramenti. Il presidente Rubiales era solito intrattenere degli scambi con i giocatori della nazionale maschile: Sergio Ramos ad esempio lo aveva messo all’angolo per ottenere un aumento o Gerard Pique lo aveva esortato ad intervenire affinché venisse convocato “perché glielo doveva”.
Eppure di fronte alle richieste legittime delle giocatrici Rubiales si è sentito attaccato e ha eretto un muro. Le calciatrici, sfiduciate da questo atteggiamento hanno inviato una mail alla RFEF facendo sapere che non avrebbero più risposto alla convocazione finché le cose non sarebbero cambiate. Nelle “Las 15” come le ha ribattezzate l’opinione pubblica iberica, figurano Ainhoa Vicente (Atletico Madrid), Patri Guijarro (Barcellona), Sandra Panos (all’epoca Barcellona), Amaiur Sarriegui (Real Sociedad), Leila Ouahabi (Manchester City), Lucia Garcia (Manchester United), Mapi Leon (Barcellona), Laia Alexandri (Manchester City), Claudia Pina (Barcellona), Aitana Bonmatì (Barcellona), Mariona Calndentey (all’epoca Barcellona), Lola Gallardo (Atletico Madrid), Nerea Izaguiirre (Real Sociedad) e Andrea Pereira (all’epoca Barcellona). A loro si sono aggiunte anche le capitane Irene Paredes e Jenni Hermoso e la due volte Pallone d’Oro Alexia Putellas che al momento delle convocazioni erano state escluse per infortunio.
Questo comunicato è stato un atto di grande coraggio perché in Spagna è in vigore una legge che vieta alle giocatrici e ai giocatori di rinunciare alla convocazione in nazionale (salvo comprovati motivi quali l’infortunio) pena altrimenti una sanzione e la squalifica dai 2 ai 5 anni.
Nonostante gli spagnoli si siano schierati con le giocatrici, questa battaglia è parsa sin dall’inizio in salita con il quotidiano nazionale Marca che ha descritto questa azione collettiva un “capriccio inaccettabile” e la Federazione che non ha tardato nel dare una pesante risposta. La RFEF ha infatti rinnovato il sostegno incondizionato a Vilda e ha fatto sapere le 15 non avrebbero mai più indossato la maglia della nazionale se prima non avessero ammesso di aver sbagliato e chiesto pubblicamente scusa.
A pochi mesi dal Mondiale 2023 la generazione d’oro della Spagna si è trovata quindi a dover gestire un lungo braccio di ferro contro una Federazione che avrebbe dovuto in primis tutelarle. Sono stati mesi di trattative, durante i quali la Federazione ha acconsentito ad alcune richieste ma è rimasta comunque inflessibile sulla figura di Vilda. Alcune delle 15 tra cui Aitana Bonmatì (in lizza per il Pallone d’Oro), Irene Paredes e Alexia Putellas (recentemente rientrata dall’infortunio al ginocchio) riconoscendo alcuni cambiamenti e non volendo perdere l’opportunità di giocare il Mondiale si sono rese disponibili alla convocazione e sono rientrate in squadra perdendo però lo status di capitane. Al contrario, Mapi Leon, Patri Guijarro e Claudia Pina, fattori imprescindibili di un Barcellona dominante a livello europeo, non hanno voluto tradire la loro posizione iniziale, anche a costo di perdersi il sogno di una vita quale giocare un Mondiale.
La Roja si è presentata così al Mondiale 2023 mutilata, profondamente scossa da vicissitudini interne con un gruppo spaccato a metà tra le fedelissime di Vilda e Rubiales, nominate capitane, e le leader naturali che si erano scontrate apertamente con la Federazione. A questo si deve aggiungere la totale incompetenza di una guida tecnica, resa palese durante la sonora sconfitta nel girone contro il Giappone. Se fosse stato un film di Almodovar probabilmente si sarebbe intitolato la “Mala gestión”.
Nonostante queste difficoltà la Spagna ha superato i gironi, ha battuto la Svizzera agli ottavi, l’Olanda ai quarti dopo un tempo supplementare e la Svezia in semifinale. La Spagna è approdata in finale dove ha trovato ad aspettarla l’Inghilterra, la squadra che nel 2015 l’aveva eliminata da Euro 2022.
Erano le 20:30 a Sidney quando Olga Carmona ha tirato una rasoiata che ha superato Mary Earps insaccando in rete. La Spagna grazie a questo goal ha vinto il primo mondiale della sua storia. Un mondiale che, anche se non ne avremo mai la certezza, mi sento di dire che è stato vinto nonostante Jorge Vilda, non grazie a Jorge Vilda.
Il Mondiale si è concluso il 20 agosto 2023 ma in realtà è stato l’inizio di tutto quanto.

BIO: LAURA ZUCCHETTI
Gen Z di nascita ma vintage nei modi, parlerei per ore di sport e questioni di genere. Vivo il calcio femminile da tifosa ma con lo sguardo da psicologa sociale per riflettere sulle sue contraddizioni e opportunità figlie della realtà nella quale siamo immersi.