Quanto lontani siamo disposti a spingerci per inseguire un’idea? Quanti chilometri possiamo percorrere alla scoperta di qualcosa che ci emoziona? Per chi vive il calcio, come alcuni di noi, tra passione e ossessione, forse queste distanze non esistono.
Il mio viaggio per studiare De Zerbi non inizia nel febbraio del 2025. Tutto parte molto prima. Iniziai a guardare con curiosità il suo Benevento, poi, con maggiore piacere, vidi come il Sassuolo faceva calcio e sviluppava certi profili pronti per la Serie A di alto livello. Dal 2020 in poi, iniziò uno studio più approfondito. Guardavo interviste, dove intravedevo un lato umano importante dietro il professionista. Cercavo su YouTube le clip del suo Foggia in C, e qualsiasi webinar disponibile dove il mister spiegava il suo modello di gioco. Poi arrivò il capitolo in Ucraina, e la sua consacrazione a livello internazionale con il Brighton.
Le sue idee e il “De Zerbi ball” arrivano anche negli Stati Uniti durante il suo incarico con i Seagulls. Ricordo conversazioni con i miei colleghi, che mi indicavano questo allenatore italiano che stava smuovendo qualcosa in Premier League. Rispondevo, sorridendo, in inglese: “Non per fare il fenomeno, ma io guardavo De Zerbi già ai tempi del Sassuolo… e guarda che Sassuolo non è una marca di salumi italiani!” Mi ricordo addirittura quando feci un colloquio per assumere un allenatore giapponese dalla California. Mi disse che si ispirava a De Zerbi. Come si dice qui, “what are the odds?” (Quali sono le probabilità?)
A febbraio, dopo anni di YouTube, articoli e partite viste dal divano, mi si presenta la possibilità concreta di andare a visitare mister De Zerbi. Avevo personalmente richiesto l’invito tramite una persona vicina allo staff, ed ero interessato ad osservare i suoi allenamenti.
Non ci ho pensato un attimo. Dieci minuti dopo il tanto atteso “sì”, avevo acquistato il volo. Parlandone con amici e colleghi, mi davano simpaticamente del matto. Ma chi fa un viaggio del genere solo per vedere qualche seduta di allenamento? Chi spende dei soldi, di tasca propria, per hotel, volo, macchina a noleggio, per una cosa simile? Sull’aereo, infatti, pronto per un Washington D.C.-Parigi, e Parigi-Marsiglia, mi domandavo se stessi facendo la cosa giusta. Stavo seguendo il mio istinto, attraversando l’oceano per l’ennesima volta, in cerca di un’idea che avrebbe espanso il mio pensiero calcistico.
Arrivato in Francia, subito la visita all’Orange Vélodrome. Stadio storico, teatro di emozioni. Mentre osservo le mura di sedili e la copertura architettonica, c’è un silenzio che lascia immaginare il rombo della domenica. Mi vengono in mente le parole del mister, in conferenza, qualche mese fa: “Sono venuto qua, non vedo l’ora di giocare…per far cadere lo stadio”.
Mentre mi dirigevo fuori dalla città, verso il centro sportivo, ero nervoso. Con qualche insicurezza che mi girava in testa, mi dicevo: “Ma io che ca**o gli dico a De Zerbi?”, oppure “Pensa se dopo 10 ore di volo non mi aprono nemmeno il cancello”. Ed infine ero lì, dentro al Centro d’Entraînement Robert-Louis Dreyfus, mi faccio capire in qualche modo in inglese, e mi portano con il golf cart all’edificio della prima squadra. Mi fanno accomodare, e seduto lì, in attesa, mi sudano le mani sulla plastica della bottiglia d’acqua.
Dopo un po’, arriva Andrea Maldera. Il suo sorriso accogliente mi mette già più a mio agio. Mi dice di aspettare ancora un po’. È una giornata particolare, con degli episodi arbitrali successi nel weekend e le conseguenti dichiarazioni di De Zerbi. Andrea poi riesce ad accogliermi, ci sediamo e iniziamo a parlare. Alla sua domanda “Ma perché Roberto?”, gli rispondo che mi emoziono a vedere le sue squadre. Lui allora mi porta dal mister. Entriamo in ufficio, una stretta di mano, qualche battuta sugli Stati Uniti. Ed eccomi lì, realizzavo: dall’America, nell’ufficio di De Zerbi.
Andrea si mette a disposizione per rispondere alle mie curiosità, e con computer, carta e penna, iniziamo a parlare dei loro principi di gioco e di come le loro idee si possano trasferire sul campo. Poi l’allenamento dal vivo. L’erba verde, l’intensità dello staff, e l’espressione tecnica dei calciatori. Certo, avevo visto decine e decine di allenamenti di De Zerbi su YouTube, ma non si avvicinano lontanamente a ciò che ho visto a Marsiglia. Il dettaglio, il tempismo, la postura, e il lavoro mentale sui giocatori. Un calcio posizionale insegnato in maniera unica.
Se il primo giorno il mio viso mostrava apprensione all’ingresso, l’ultimo giorno sono andato via con un sorriso. Ero felice. Andrea è stato gentile, e mi ha accolto generosamente donandomi del suo tempo prezioso. Il mister mi ha mostrato, in persona, tutta la sua passione e la convinzione per le sue idee. Forse è questa la sua forza. De Zerbi lo fa perché lo sente dentro. E questo si percepisce.
Una volta tornato a casa, sono stato tempestato di domande da colleghi, collaboratori e appassionati che lavorano con me. Le idee, il desiderio di evolversi, di imparare, e di migliorare il proprio pensiero calcistico, non conoscono distanze. Da Washington a Marsiglia, le idee di De Zerbi lasciano le impronte. E spero che il mister questo lo sappia. La sua dedizione, ed il suo modo di vivere questo sport, influenza in maniera positiva centinaia di professionisti nel mondo, come me.
Il mister lo fa perché lo sente.
Questo cerco di farlo anche io, insieme ad altri che vivono il calcio in un certo modo.

BIO: Emanuele Cocuzza
Nato a Firenze e con origini romane, Emanuele è cresciuto a stretto contatto con il calcio, giocando nei cortili di paese, nei campetti dell’oratorio e rincorrendo il pallone per lunghe ore in spiaggia, durante l’estate. Nonostante gli studi universitari in Relazioni Internazionali, la sua passione per il calcio lo ha spinto ad esplorare il mondo dello sport a livello professionistico.
Attualmente, Emanuele ricopre il ruolo di Assistente Responsabile dello Staff Tecnico della Juventus Academy a Washington DC, dove lavora con squadre del settore giovanile e forma gruppi di allenatori. Parallelamente, è Selezionatore ed Allenatore per il programma olimpico e le selezioni regionali del Maryland, contribuendo alla crescita di atleti a livello nazionale e internazionale.
La sua esperienza si estende anche al campionato universitario statunitense, dove ha lavorato come Assistente e Analista Tattico. Inoltre, Emanuele ha collaborato con una squadra della USL Championship, la seconda divisione (Serie B) del calcio statunitense, dove ha potuto osservare e comprendere le dinamiche di un calcio più competitivo a livello professionistico.
4 risposte
Gran bell’articolo Emanuele! Una dettagliata ed analitica cronistoria di un allenatore ormai affermato per le sue valide innovazioni di gioco.
Al Milan piace molto e non disdegnerei un suo prossimo arrivo.
Buona giornata.
Massimo 48
Ciao Massimo, grazie. Vedremo se tornerà in Italia! Pensi che la nostra cultura calcistica lo accoglierebbe positivamente?
Devo dire in tutta sincerità ,maniaco tifoso ed estimatore di Roberto de ZERBI dai tempi di quando allenava il Foggia, il suo articolo l!’ho letto con una attenzione spaventosa provando l’emozione che ho vissuto quando allenava il GRANDE FOGGIA anche se adesso attraversiamo un momento non facile.La ringrazio per questa narrazione stupenda e emozionante che mi ha fatto rivivere. Tempo ci vorrà ma non troppo…sarà l’allenatore di una grande squadra ITALIANA .CONTINUA a scrivere questo articoli e la gente si emozionera’ sempre di più..di nuovo GRAZIE
Grazie Antonio, sono felice che sia passata un pò della mia emozione nell’articolo. Dal tuo commento, deduco che noi due lo stimiamo per questo; la sua capacità di trasferire emozioni ai giocatori, al pubblico, e a tutti quelli che lo circondano. E poi che calcio che esprime con le sue squadre!