Immagina di aver appena vinto il primo mondiale della storia del tuo paese. Sono stati anni difficili in cui hai dovuto lottare con tutte le tue forze per guadagnarti ogni singola conquista. Sei caduta più volte di quante ricordi, ci sono stati momenti dolorosi non solo per te ma per tutte le tue compagne eppure ora eccola lì, a pochi metri da te la coppa del mondo. La partita è appena finita ma la gioia e l’eccitazione del momento non lasciano spazio alla fatica perché l’adrenalina che si respira nell’aria ti entra dentro e pompa il sangue nelle tue vene. Intorno a te le tue compagne scherzano, piangono, alcune hanno ancora gli occhi increduli di chi forse solo tra qualche giorno potrà realizzare di aver raggiunto il sogno di una vita. Vi mettete in fila per il classico cerimoniale e una alla volta vi apprestate a ricevere la vostra medaglia. Stringi la mano al presidente della FIFA Gianni Infantino, alla regina consorte Letizia Ortiz e poi arrivi davanti al presidente della tua federazione, Luis Rubiales.
I notiziari, i social e le riviste hanno parlato a lungo di cosa sia successo il 20 agosto 2023 e purtroppo soltanto una minima parte di queste notizie riguardavano l’ambito sportivo. Quel momento infatti è stato per sempre macchiato dal gesto di Luis Rubiales che, senza consenso, ha afferrato il volto di Jenni Hermoso e l’ha baciata. “Un bacetto”, “un gesto dettato dall’euforia del momento” quando in realtà l’unica definizione corretta da utilizzare sarebbe “una violenza”.
Luis Rubiales, incarnazione perfetta del machismo che da anni aleggiava all’interno della RFEF ed emblema di una società che ancora fatica a masticare il concetto di consenso, ha fin da subito minimizzato l’accaduto, fatto pressioni a Jenni Hermoso e alla sua famiglia affinché ritrattasse e ordinato all’ufficio stampa di rilasciare false dichiarazioni. Durante la conferenza stampa tenutasi nel quartiere generale della RFEF e davanti a una platea gremita di allenatori e staff federali che successivamente si sono alzati in una standing ovation, si è dipinto come la vittima di un complotto ordito dal falso femminismo e si è difeso dicendo che è stata Jenni Hermoso a chiedergli un bacio. Se da un lato la retorica di Luis Rubiales ci fa sorridere per le assurde argomentazioni, c’è un lato di noi che ne deve comprendere la pericolosità e si deve interrogare sul perché oggi sia ancora normale pensare e dire certe affermazioni trovando addirittura sostegno.
La risposta delle calciatrici non si è fatta attendere con Alexia Putellas che sul suo profilo X ha ribadito il sostegno a Jenni Hermoso e ha sentenziato “Se Acabò” (“è finita”) in un tweet diventato in pochi secondi virale in tutto il mondo. A questo è seguita una dichiarazione firmata da 81 calciatrici spagnole in cui esprimono “una ferma condanna dei comportamenti che hanno violato la dignità delle donne“, e affermano che “ogni giocatrice che ha firmato questo comunicato non tornerà in Nazionale sotto la guida attuale”.
Nei giorni successivi Rubiales è stato sospeso dalla FIFA per 90 giorni ed è stato avviato un procedimento penale mentre Vilda è stato esonerato dalla carica di allenatore e direttore sportivo. Come allenatrice ad interim è stata promossa la vice di Vilda, Montse Tomé la quale, come prima azione ha deciso di convocare per le imminenti partite di Nations League alcune delle 81 giocatrici che si erano rese indisponibili. Tra queste convocate non figura Jenni Hermoso. La pace tra le giocatrici e la federazione, nonostante il licenziamento di Rubiales e Vilda, sembrava ancora un miraggio ed è per questo che durante il ritiro della nazionale sono seguite lunghe consultazioni con un meeting durato tutta la notte tra lo staff e le calciatrici. Alla mattina le atlete che hanno ribadito la loro indisponibilità sono state autorizzate a lasciare il centro tecnico federale con la promessa di non ricevere alcuna sanzione. Contestualmente, Alexia Putellas, si è presentata in conferenza stampa tenendo un discorso di grande importanza storica non solo per il movimento del calcio femminile ma anche a livello più macro per come la donna e le vittime di violenza sessuale vengono viste dalla società perché, a dispetto dell’antinarrattiva di vittimizzazione secondaria messa in atto da Rubiales e il suo ufficio stampa, ribadisce il suo appoggio a Jenni Hermoso, unica vera vittima, che in nessun modo ha acconsentito o provocato ciò che è successo durante la finale del mondiale.
“Siamo venute qui per essere ascoltate perché da molti decenni, troppi, siamo state vittime di una discriminazione sistematica nello sport femminile. Abbiamo dovuto lottare molto per essere ascoltate e questo come sapete comporta un peso che non abbiamo mai chiesto di sostenere perché quello che ci sta a cuore è scendere in campo, vincere e far emozionare le persone che ci seguono e festeggiare con loro le vittorie. Ma sono successi fatti inammissibili e di fronte a quello che ha subito la nostra compagna Jenni e di conseguenza tutte noi, vogliamo dire tolleranza zero per rendere giustizia a lei, a tutte noi e per non creare un precedente nel caso in cui si ripeta nella nostra società o nel mondo”.
“Abbiamo passato questa settimana dormendo 4 ore per tutti gli incontri che abbiamo fatto. Siamo atlete professioniste, potete capire quanto questa cosa ci stia costando. Siamo le prime che vorrebbero essere solo calciatrici ma ci siamo dovute mettere nella testa che non è possibile essere solo calciatrici”.
Queste frasi rendono molto bene che cosa significa essere oggi una calciatrice perché sottolineano che quando un uomo scende in campo è un calciatore, quando lo fa una donna invece è una donna che gioca a calcio. A causa quindi di un bagaglio storico e culturale che definisce una determinata visione della donna e del suo agire sociale, l’esperienza delle calciatrici non può essere solo un vissuto sportivo. Inoltre, una delle conseguenze più subdole del sessismo e della discriminazione è che le azioni delle atlete perdono di individualità in quanto sentono, spesso anche inconsapevolmente, un peso e una responsabilità dal momento che un loro successo nell’abbattimento degli stereotipi può significare un successo per le donne intese come gruppo più esteso.
Tornando ad oggi, la Audiencia Nacional ha condannato Luis Rubiales per aggressione sessuale (assolvendolo però dal reato di coercizione). La sentenza ha stabilito una multa di 10.800 euro e una ordinanza di restrizione a tutela di Jenni Hermoso. Una sentenza irrisoria che può comunque avere un peso specifico non indifferente se ci aiuta a riflettere su che direzione vogliamo prendere come società e ci insegna che non esiste un copione della vittima perfetta quando si parla di molestie sessuali. Jenni Hermoso infatti non si è nascosta in una stanza a piangere e non ha assunto i comportamenti che tradizionalmente la società usa per definire le vittime. Era campionessa del mondo, ha giustamente festeggiato tale traguardo e questo comportamento non può e non deve sminuire il peso della violenza che ha subito.
“Non c’era motivo di piangere o di sdraiarsi negli angoli dello spogliatoio perché penso che non fosse appropriato. Per me e per le mie compagne di squadra. Non avevano nulla a che fare con quello che era successo e avevamo trascorso molto tempo a prepararci per diventare campioni del mondo. Quello che era successo sarebbe durato ore e giorni, e almeno volevo che potessimo tutte festeggiare l’essere campioni del mondo. Ma questo non toglie nulla a quello che sto provando. Il modo in cui mi comporto non è un riflesso di ciò che sto provando. Posso ridere e dentro provare rabbia e frustrazione . Era qualcosa che mi stava ferendo molto e stava cancellando parte della celebrazione. Non devo piangere o stare seduta sul sedile posteriore. Come mi sento non toglie nulla a ciò che provo, e non devo piangere in una stanza per far sembrare che non mi sia piaciuto”.
Se acabó.

BIO: LAURA ZUCCHETTI
Gen Z di nascita ma vintage nei modi, parlerei per ore di sport e questioni di genere. Vivo il calcio femminile da tifosa ma con lo sguardo da psicologa sociale per riflettere sulle sue contraddizioni e opportunità figlie della realtà nella quale siamo immersi.
Una risposta
Il pre-concetto. Brutta bestia il maschilismo