LO STADIO DI MOGADISCIO: DALLE UNIFORMI MILITARI ALLE DIVISE SPORTIVE

Un gruppo di soldati entra nello stadio di Mogadiscio (o meglio all’interno di ciò che rimane di quello che una volta era uno stadio), dopo aver attraversato la città fuggendo dalle milizie che cercavano di catturarli. Questo avviene nella parte finale di “Black Hawk DownBlack Hawk abbattuto”, il film di Ridley Scott basato su eventi realmente accaduti nel 1993 con il tentativo di cattura dei ministri del signore della guerra Aidid.

Nella realtà i soldati vennero recuperati in un punto della città lontano dallo stadio ma forse il regista aveva riconosciuto già nel 2001 il valore simbolico del “Gioiello dell’Africa” costruito negli anni ’70 e utilizzato per diversi scopi, tra cui quello di campo di addestramento militare e base per i peacekeepers Usa e pakistani in seguito alla guerra civile.

Nel 2020 quello stadio, per la prima volta in 16 anni, era tornato alla sua funzione originale, con una partita amichevole tra i due club più famosi della città: l’Horseed SC e il Mogadishu City Club ed il calcio di inizio dato dal presidente Mohamed Abdullahi Mohamed.

Durante le interviste dopo-partita alcuni colpi di mortaio hanno cominciato a cadere all’interno del campo da gioco.

Mogadishu è anche questo.

Ma il Calcio non si è arreso, o meglio, le persone non si sono arrese, perché le passioni animano i cuori, in tutto il Mondo. Così si è arrivati al 2024, quando, per la prima volta in circa 30 anni, è ripartito il campionato somalo, sostituendo, almeno in occasione delle partite, il rumore delle esplosioni con il frastuono dei tifosi, le uniformi dei soldati con le divise dei calciatori.

Il primo campionato sembra che sia stato disputato nel 1967 (con la vittoria del Somali Police Team anche se non è facile avere informazioni e statistiche accurate).

Poi i match erano diminuiti agli inizi degli anni 90 per poi scomparire fino al 2020.

Attualmente è in corso il torneo numero 49 della Somali Nation League (Heerka Kowaad ee Soomaali 2024-2025 in lingua locale).

Il Dekeedda è la squadra da battere avendo vinto nella stagione precedente il suo sesto titolo in un torneo che si disputa con un girone all’italiana che vede coinvolte 12 squadre in 22 giornate. La prima classificata disputerà la “Coppa Campioni d’Africa” mentre le ultime due verranno retrocesse.

La Somalia è un Paese complesso che è stato letteralmente dilaniato dalla guerra, come molte altre Nazioni nel Mondo, ma anche qui il Calcio “resiste”, perché è una “passione”, perché accomuna, coinvolge, diverte e trasmette energia; seguendo gli “idoli locali” o emulando le gesta dei campioni che anche noi in Europa conosciamo bene, le cui magliette rappresentano una specie di “simbolo universale” che permette di superare le barriere geografiche o linguistiche. 

Giusto per curiosità sembra che il più famoso giocatore somalo, secondo alcune fonti internet, sia: Liban Abdi (nato in Somalia nel 1988 e poi cresciuto in Norvegia) ala sinistra che ha militato nello Sheffield United in Inghilterra, nel Ferencváros in Ungheria, nell’ Olhanense in Portogallo e nel FK Haugesund in Norvegia.

(Liban Abdi in una foto presa dal web)

Certo stabilire chi sia veramente il giocatore più conosciuto o la squadra più seguita non è facile in una Nazione nella quale persino i confini non sono chiari e la cui storia è stata devasta dai conflitti armati, privando intere generazioni di scuole, ospedali, documenti e persino informazioni sulla propria reale data di nascita.

Ma parlando con i cittadini Somali e visitando la città, emerge un dato in tutta la sua semplicità: il Calcio era ed è il principale sport del Paese.

Sono sufficienti un campo improvvisato ed un pallone per dare vita ad azioni sulla fascia, cross, scatti e goal per cui esultare.

Oppure si può arrivare alla spiaggia della città (Lido Beach) soprattutto nel weekend (qui il giorno di “festa” è il venerdì) per vedere i ragazzi che giocano utilizzando come porte pali di cemento piantati nella sabbia. E si tratta degli stessi pali che servono alle organizzazioni terroristiche per le esecuzioni…

(La spiaggia di Mogadiscio: foto dal web)

Perché il Calcio, nella sua crescente complessità, è anche questo: una “cosa davvero semplice”.

BIO: ANDREA FIORINDO

Nato e cresciuto in Piemonte da genitori veneziani, psicologo- psicoterapeuta e psicologo dello sport, vive a Torino dopo aver lavorato in diverse aree del Mondo caratterizzate da conflitti armati o catastrofi naturali.

Da oltre 20 anni si occupa di Comunicazione e Cross Cultural Communication.

Le sue passioni più grandi sono: Claudia (la sua compagna) e la loro “modern family”; i coltelli ed il Calcio, che considera una splendida occasione di trasmissione di valori familiari ed una fede da portare avanti “fino alla fine”.

2 risposte

    1. Condivido pienamente Roberto. Ne abbiamo parlato molte volte. Sta a noi capire come “usare” questo meraviglioso strumento.

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