La crisi del 2023 dopo una falcidia interminabile di infortuni, la sconcertante striscia di derby persi quasi senza giocarli, gli arrendevoli quarti di finale di Europa League nel 2024 contro una Roma nettamente inferiore: sono il fardello costato a Stefano Pioli la panchina del Milan. Questo per quanto riguarda il campo, i risultati.
Poi c’è lo sgretolamento di quel cono tra l’allenatore, Paolo Maldini e Riky Massara che costituiva la coesa guida di una squadra sempre bisognosa di briglie e carote: cacciato Maldini e dimessosi Massara nel 2023, la posizione di Pioli era diventata più debole a prescindere. Bisogna stabilire quanto pesa sulla bilancia se carichiamo l’altro piatto di ciò che Pioli è stato capace di realizzare sulla panchina rossonera: uno scudetto, 2 secondi posti, un ritorno stabile in Europa e in Champions, la valorizzazione straordinaria della rosa.
Giunto al Milan con un curriculum discreto, ricco di esperienza e di buone maniere ma non di trofei, Stefano fu la persona giusta al posto giusto al momento giusto. Capì che il suo status poteva crescere ed esplodere esattamente come quello della squadra. Assemblò un equipaggio che non era il più forte, facendolo diventare senz’altro il migliore. Con Maldini e Massara riuscirono a gestire quelli che, dopo di loro, sono diventati solo oggetti di mistero e di continue discussioni: Leao, Theo, Tomori. Esaltò il rendimento di Bennacer, Kalulu, Krunic, Saelemakers, Messias, Diaz, motivando di continuo un gruppo tendente – ahimè – al lassismo e senza leader carismatici, fatta eccezione per qualcuno come Ibra, Kjaer, Giroud, Florenzi.
I suoi modi di uomo gentile, educato, pacato, nascondevano un professionista rigido e più severo di quanto ci si possa immaginare, capace di stimolare attenzione, abnegazione, applicazione senza punizioni o restrizioni. Il suo modo di conversare con i giocatori durante il riscaldamento pre-partita è entrato nel cuore dei tifosi e probabilmente anche in quello degli stessi atleti. Nonostante sugli allenatori si possa discutere a vita dal bar ai giornali fino agli studi televisivi e, naturalmente, sugli spalti degli stadi, Pioli aveva duttilità tattica unita a un grande senso di organizzazione di gioco.
Lo sfaldamento degli ultimi tempi (comunque impreziositi da un secondo posto e una semifinale di Champions dopo un cammino sorprendente) potrebbe essere in parte ascrivibile addirittura all’eccesso di sintonia con un gruppo verso il quale regnava la gratitudine. Forse andavano fatte alcune scelte drastiche. Stefano invece sembrò spiazzato in prima persona dalla discontinuità del Milan, arrivando a qualche dichiarazione post-partita difficilmente decriptabile. Fatto sta che dopo un quinquennio di rinascita, il suo successore avrebbe dovuto essere un tecnico navigato, esperto, vincente almeno per curriculum. Invece il passaggio forzato da Lopetegui a Fonseca e poi a Conceiçao, è stato vissuto come un messaggio di accettazione della mediocrità che – da subito – ha sgonfiato la squadra e l’ambiente.
Quello che so di Pioli è che dall’estate del 2024 sono aumentati i rimpianti, le nostalgie che già accompagnarono l’uscita di scena di Maldini e Massara. La strada era stata imboccata, non restava che continuare a percorrerla con la stessa filosofia, se non con i medesimi protagonisti. Quello che so di Pioli è che oggi, dopo 31 partite, l’Inter ha 68 punti: esattamente come il Milan di Pioli un anno fa.

BIO: Luca Serafini è nato a Milano il 12 agosto 1961. Cresciuto nella cronaca nera, si è dedicato per il resto della carriera al calcio grazie a Maurizio Mosca che lo portò prima a “Supergol” poi a SportMediaset dove ha lavorato per 26 anni come autore e inviato. E’ stato caporedattore a Tele+2 (oggi SkySport). Ogg
3 risposte
Articolo magistrale Luca! e quel numero 68 citato nel tuo finale è la più esaustiva risposta all’operato di un allenatore senza fronzoli e stracolmo di sana umanità! Buona giornata.
Massimo 48
Lucidissimo editoriale.
E, cmq, i veri problemi nascono tutti dalle scrivanie (e negli uffici) di Casa Milan.
Il resto è tutto una triste conseguenza… ma risorgeremo, abbiamo visto anche di peggio di questa accozzaglia di pseudo (e improvvisati) “comandanti” !.
SB
Condivido articolo Serafini su Pioli…rimpianti ci sono…ricordiamo le sostituzioni sfortunate spesso infelici e affrettate in tante partite…da lì,suo declino..un signore del calcio nel giusto stile Milan fin troppo tollerante x suo spirito pacifico alla merce’ di decisioni punitive vs il Milan da classe arbitrale italiana.un professionista di qualità e di poca cattiveria,ben recepita e coltivata dalla sua squadra..oggi suoi risultati gli fanno onore…e,nessun rimpianto