IL CONTESTO

Mi è capitato durante il weekend di entrare in un supermercato e comprare una bottiglia d’acqua, pagandola circa 30 centesimi. Se ci pensiamo, probabilmente quella stessa bottiglia in un bar costerebbe da 1 euro nel bar di provincia fino ai “discutibili” 10 euro in Piazza San Marco a Venezia. Altrettanto discutibile è il fatto che probabilmente ci saranno dei luoghi in giro per il mondo in cui questa bottiglia d’acqua costerà addirittura di più.

La morale di questa mia introduzione non riguarda l’aumento dei prezzi, l’inflazione o le ricerche di mercato ma altro, e cioè che il valore delle cose (e delle persone) dipende anche dal contesto in cui queste si trovano. E questo è un principio riscontrabile non solo nella vita ma anche, e soprattutto, nel calcio.

La riflessione è stata indubbiamente ispirata da un calciatore che fino a due mesi fa nessuno considerava più, se non per dire quanto fosse “scarso” o per etichettarlo come l’emblema del disastro Manchester United: Antony Matheus dos Santos, meglio conosciuto semplicemente come Antony, facilmente dimenticabile tra i tifosi dei Red Devils ma già un idolo a Siviglia, spingendo a suon di prestazioni l’ex madridista Isco a dire “facciamo una colletta per tenerlo qui”. Sì, Antony, quel “bidone” pagato 100 milioni dallo United. Non credo sia stata la pioggia inglese di Manchester ad aver inibito le prestazioni del fantasista brasiliano (o dei molteplici giocatori di talento passati da quelle parti). Forse quello che fa la differenza è il titolo di questo articolo: il contesto.

Va chiarito che a volte sono anche le singole persone a ribaltare i contesti. Si veda la Roma, che dopo un periodo iniziale di totale confusione tra società e guida tecnica, decide di puntare sui sorrisi della gente, sull’entusiasmo e sull’allegria. La qualità della rosa c’era già, ciò che mancava era farla esprimere, il saper creare un ambiente favorevole per tutti. E quindi niente più rabbia e rigidità alla Ivan Juric, ma sorrisetti e risate durante le interviste e gli allenamenti. Sir Claudio ce l’ha fatta di nuovo. Contesto, quello giusto, creato dall’uomo giusto.

Ci sono poi contesti che ormai riescono ad essere delle garanzie di rivitalizzazione per giocatori che ancora non hanno espresso il loro potenziale, creando realtà, ad esempio, che dalla semplice salvezza alle ultime giornate passano alla costante presenza di calcio europeo, che nella maggior parte dei casi è la Champions League (o la vittoria dell’Europa League, mica male!). L’Atalanta ormai da quasi un decennio affronta ricambi continui e trova soluzioni innovative, sia nella sostituzione di giocatori, vendendo ogni anno alcuni dei suoi pezzi più pregiati e, nonostante questo, diventando ogni anno più competitiva, sia nell’approccio tattico, con quel genio sulla panchina che ogni anno riesce ad inventare qualcosa di nuovo e stupefacente.

Ne sa qualcosa Charles De Ketelaere, arrivato in Italia come un nuovo Kakà, diventato in poco tempo, per l’opinione pubblica, un bidone certificato, tornato ad essere un talento e un giocatore decisivo in Italia e in Europa grazie, oltre a una sistemazione tattica più coerente con le sue caratteristiche, probabilmente anche ad un ambiente che gli permette di crescere, di migliorare, senza il peso di 80.000 persone che si aspettano tutto e subito. E nulla toglie a questa trasformazione il fatto che recentemente non sia più un punto di riferimento nello scacchiere di Mister Gasperini.

Nella direzione opposta, chi lascia Bergamo spesso si ritrova spaesato. Decisamente deludente ad esempio, la stagione di Teun Koopmeiners, che a Torino, sponda bianconera, più che un contesto floreale come quello dell’Atalanta, si è ritrovato in un deserto arido, un ambiente decisamente ostico. L’olandese quest’anno ha avuto tante occasioni, forse troppe, ma non ne ha sfruttata nemmeno una. “Lasciare la strada vecchia per quella nuova…Si sa quel che si lascia non si sa quel che si trova”. Ed evidentemente lui ha trovato un contesto, principalmente da un punto di vista tattico ma non solo, non adatto a lui. aspettiamo però, ad etichettarlo come ennesimo bidone, perchè ad essere smentiti, è un attimo, specialmente se si parla di un centrocampista da 26 goal in tre anni.

Sia chiaro, lo diceva anche un saggio livornese, “esistono le categorie”, perché nonostante il contesto favorevole, un giocatore di basso livello rimane un giocatore di basso livello e pensare il contrario è poco realistico. Ma è altrettanto irrealistico pensare che un giocatore non sia valido solo perché le prestazioni non arrivano subito o, magari, non arrivano in determinate situazioni o, ancora, pensare che un contesto sereno e favorevole non faccia migliorare le prestazioni individuali. È un’ovvietà, ma la testa fa tanto, nella vita come nel calcio. La serenità del contesto in cui si vive, o si lavora, o si gioca a calcio, è un fattore determinante al fine di ottenere le prestazioni che ci si aspetta da tutti. Bisognerebbe ricordarselo quando davanti alla televisione diamo del bidone a qualcuno.

“Alcuni pensano che a calcio si giochi con i piedi. Sono gli stessi che credono che a scacchi si giochi con le mani”. Mai frase fu più vera, ma forse non tutti sono ancora pronti per questo discorso.

BIO: Andrea Baldi

Sono un appassionato di calcio e sento l’esigenza di scrivere di calcio perché amo condividere e scambiare opinioni. 

Nato a Salerno nel 2001, tifoso prima di tutto della squadra della mia città, la Salernitana, e poi del Milan, nonostante negli anni il tifo sia venuto meno, a favore di una passione generale per questo sport. 

Studio Giurisprudenza a Milano, più per ambizione che per il piacere di cambiare città, dato che non perdo mai occasione di dire quanto sia bella la mia Salerno, nonostante ne conosca molto bene le difficoltà. 

Spero un giorno di essere un avvocato importante o un nome rilevante nella comunicazione calcistica. Se vuoi tenermi occupato per ore, inizia una discussione sul calcio, perderò ogni concezione del tempo.

2 risposte

  1. Carissimo Andrea, anzitutto un doveroso plauso al tuo bell’articolo il cui “incipit“ sul sorso d’acqua è il fiore all’occhiello del tuo tassonomico e vertiero proseguo. Premetto di essere un tifoso rossonero da oltre un sessantennio ed anch’io come te ho rallentato, un po’ per l’età e molto più di un po’ per la recente mediocrità del ns. Diavolo, il mio calore per quest’ultimo.
    Detto ciò e vista la tua giovane età non posso che augurarti un avvenire sereno ed aderente alle tue aspettative di crescita. Il fatto di aver scelto come luogo di scrittura La complessità del calcio del grande Filippo Galli è indubbiamente un sano viatico per il tuo futuro e prosperoso cammino.
    Con tutta la mia stima.
    Buona giornata.

    Massimo 48

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