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LAVORO, IDENTITÀ E SACRIFICIO: LA FIORENTINA DI RAFFAELE PALLADINO

La Fiorentina vince in trasferta 2-1 contro il Celje e nel match di ritorno al Franchi si giocherà un posto in semifinale di Uefa Conference League.

In Slovenia i Viola disputano una partita di sostanza, centrata dal punto di vista mentale, equilibrata a livello tattico e animata dallo spirito di una squadra che non ha paura di sporcarsi le mani e di lottare, sempre e comunque, fino alla fine.

Un successo figlio del lavoro e dalla cultura del lavoro trasmessa da Raffaele Palladino, con l’idea del sacrificio e l’assioma di “gruppo” a svettare sui singoli.

Identità solida, compattezza e connessione: la Fiorentina è una macchina che corre, viaggia da un campo all’altro, spinta da una formazione che sa esattamente cosa fare e lo fa nel modo giusto, con senno e motivazione, con l’entusiasmo di giocare a calcio remando nella stessa direzione.

Palladino ha gettato le basi di un progetto ambizioso, d’alto profilo e sostenibile, che ha trovato nel tempo un fedele alleato e, soprattutto, il garante-unico a certificare la validità di un credo fondato su principi nobili, virtuosi ed efficaci. Un ideale che, partita dopo partita, è diventato anima e cuore della squadra e custodisce nel suo corpus una spiccata qualità di rielaborazione, interna ed esterna, non solo contatto ma anche sensibilità nel visualizzare le situazioni di gioco e affondare le giuste letture per spegnere gli avversari.

Celje-Fiorentina 1-2, l'esultanza della squadra dopo il rigore trasformato da Mandragora - Foto via Eurosport
Celje-Fiorentina 1-2, l’esultanza della squadra dopo il rigore trasformato da Mandragora – Foto via Eurosport

IL CALCIO È TEMPO

Questione di testa e convinzioni, di stimoli ad alzare l’asticella e a potenziare una mentalità audace, con il coraggio ad attivare i calciatori e la best practice in campo. Per vincere e convincere insieme, incanalando le due fasi di gioco in una sola grande dimensione dove l’entusiasmo per le reti segnate abbraccia l’esaltazione per i gol salvati.

Dal senso di appartenenza al vincolo paritario di trattamento, il tecnico gigliato ha creato condivisione e valore, intraprendendo un percorso complesso senza mai aggirare i problemi, ma affrontandoli di petto, con intelligenza e razionalità.
“Non mi fermo né al primo, né al secondo, né al terzo ostacolo, perché…come dice quell’antico detto della provincia di Chiavari? “Chi si ferma è perduto!”. E nel solco di Totò nel film di Sergio Corbucci, Raffaele Palladino ha dato slancio alle sue azioni, ricercando nelle difficoltà l’opportunità di crescere e migliorare, nella cattedrale del silenzio e lontano dai rumori critici, mettendo in discussione le proprie scelte e modificandole per il bene del team.

Paco Seirul·lo, ex direttore metodologico del Barcellona e tra i grandi pensatori del football, diceva che “per sconfiggere la spada serve la piuma”. Un’affermazione che, come specifica Nan Moll, attuale allenatore del Perugia U19“definisce l’importanza di un cambiamento di paradigma, un paradigma in cui l’agilità, la variabilità, l’adattabilità e la complessità risultano fondamentali. Mentre la spada colpisce e distrugge, limitando il processo e le esperienze, la piuma si adatta all’ambiente e lo modifica”.

Adattarsi e non opporsi al cambiamento: una via maestra che, tradotta in termini calcistici, evidenzia l’importanza del lavoro nel tempo e una visione non sul breve, ma sul lungo periodo. Un principio che, nell’arco della sua carriera, Seirul-lo ha trasferito ai ragazzi de “La Masia” ribadendo il concetto secondo cui “Il calcio è tempo, il tempo è tutto poiché viene modificato in continuazione. Il tempo definisce le relazioni/interazioni con la palla, con i giocatori, la mobilità (MCP-MSP), la mobilità degli avversari”.

Ed è su questa strada che Raffaele Palladino ha improntato il suo cammino, nelle relazioni di gioco e nella componente umana, quella che consente di instaurare un feeling con gli atleti e aumentare il loro coinvolgimento. Una rotta che vive di passione ed emozioni, come nel caso di Rolando Mandragora che, al termine della gara contro il Celje ai microfoni di Sky Sport, ha dedicato al padre il raggiungimento del record di presenze europee nella storia della Fiorentina:

“Scusate se mi emoziono, ma ho lavorato un sacco davvero. Quindi mi godo questo momento sono felice, tutto qua. Mi trovo molto bene. È il periodo migliore della mia carriera e me lo godo. Nei momenti migliori ho sempre avuto infortuni che mi hanno fenato. Adesso pero è il momento di lasciarli alle spalle per godermi tutto questo. Ci tenevo a dedicare questo gol a mio papà: stamattina è partito e si è fatto 10 ore di macchina per venire qua. Sapeva del record ed è venuto”.

Lacrime di liberazione, perché il calcio, esattamente come diceva Toninho Cerezo, “è felicità e gioia di vivere. E forse, proprio questo, è lo sport più bello del mondo.

BIO: Andrea Rurali
Brianzolo Doc, classe 1988. Nato lo stesso giorno di Bobby Charlton, cresciuto con il mito di Johan Cruijff e le magie di Alessandro Del Piero. Da sempre appassionato di cinema, tv, calcio, sport e viaggi.

  • Lavoro a Mediaset dal 2008 e attualmente mi occupo del palinsesto editoriale di Cine34.
  • Sono autore del programma di approfondimento cinematografico “Vi racconto” con Enrico Vanzina e co-regista dei documentari “Noi siamo Cinema”; “Vanzina: una famiglia per il cinema”; “Noi che…le vacanze di Natale” e “Cult in campo: L’allenatore nel pallone…40 anni dopo”.
  • Dal 2014 dirigo la rivista web CineAvatar.it (http://cineavatar.it/)
  • Nell’autunno 2022 ho fondato la community Pagine Mondiali e nell’estate 2023 la piattaforma sportiva Monza Cuore Biancorosso.
  • Da agosto 2023 collaboro con la testata giornalistica Monza-News, scrivendo le analisi delle partite dei biancorossi e partecipando alla trasmissione Binario Sport.
  • Dal 2019 collaboro con la casa editrice Bietti, in particolare per la realizzazione di saggi sul cinema inseriti nelle monografie di William Lustig, Manetti Bros, Dario Argento e Mike Flanagan.
  • Tra le mie pubblicazioni, il saggio “Il mio nome è western italiano” nel volume Quando cantavano le Colt. Enciclopedia cine-musicale del western all’italiana (F. Biella-M. Privitera, Casa Musicale Eco, 2017) e il saggio “Nel segno del doppio” nel libro “Mediaset e il cinema italiano. Film, personaggi, avventure” di Gianni Canova e Rocco Moccagatta.

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