Analisi del Match
Va in scena in questa secondo turno di partite quello che ai nastri di partenza aveva ragione d’esser considerato lo scontro più indicativo della fase ai gironi del Mondiale:
Il faccia a faccia tra Spagna e Germania, due squadre chiamate a ristabilire il loro ruolo di punta nelle gerarchie internazionali a seguito di qualche battuta d’arresto nelle ultime manifestazioni di cartello.
La Spagna che aveva inaugurato il suo ciclo vincente a inizio decennio vincendo in successione due Europei e un Mondiale, lasciando tracce indelebili di Fútbol stellare, ha proseguito venendo eliminata per due Europei di fila dall’Italia, la prima volta agli ottavi, la seconda ai rigori in semifinale (Euro 2016, Euro 2020), uscendo ai gironi da campione in carica a Brasile 2014, senza riscattarsi nell’edizione successiva a Russia 2018, uscendo al primo turno eliminatorio ai rigori contro la squadra padrone di casa e concludendo con l’ultimo insuccesso rimediato per meriti della Francia in finale di Nations League.
La nazionale tedesca, vincitrice del titolo iridato nel 2014, si era rivelata assai deludente l’edizione successiva, uscendo ai gironi, senza contare i due Europei giocati senza convincere il proprio tifo, perdendo nel 2016 in semifinale contro la Francia e nel 2021 agli ottavi contro l’Inghilterra.
In buona sostanza, due squadre che dopo essersi dimostrate regine delle competizioni europee e mondiali, entrambe insigni per proposta, stile e concetti applicati, si erano viste private del loro ruolo da protagonista a seguito di qualche uscita non delle più convincenti.
L’approccio delle Furie Rosse alla spedizione in Qatar era stato senz’altro convincente, beneficiando del lavoro di Luis Enrique, il quale senza timore reverenziale per le “vecchie glorie” della Roja, è riuscito a trasferire una nuova identità alla squadra, pur mantenendo l’idea originale di calcio che l’aveva portata a fare incetta di trofei, la stessa di cui il tecnico asturiano si è fatto per anni portavoce, riuscendo nel 2016 con il Barcellona a conquistare il Triplete , il secondo nella storia Blaugrana.
Le aspettative per la Germania invece risultavano del tutto ridimensionate in vista del Torneo date le sopracitate sconfitte, anche se a ripristinare l’entusiasmo ci aveva pensato Hansi Flick, illustre collega del tecnico spagnolo appartenente anch’esso al ristretto novero degli allenatori capaci di vincere tutte le manifestazioni disponibili per un club nella stagione, sedutosi sulla panchina della Mannschaft dopo l’addio del decano Löw, fautore del successo ai mondiali in Brasile.
Nonostante il curriculum mostrato da Flick alla partenza, la Germania è sembrata confermare dubbi e incertezze, quasi come mancasse sempre il tassello definitivo nel disegno dell’allenatore, pur non mancando di fatto gli interpreti illustri.
Le sensazioni opposte che accompagnavano le due Nazionali erano state nettamente confermate dalle prime loro uscite ai campionati del Mondo, in un girone che si prefigurava come il più interessante da seguire:
La Spagna, demolendo la Costa Rica per 7-0, aveva chiuso la partita registrando il più alto dato di possesso palla nella storia della competizione e aggiornando il proprio record personale in termini di partita vinta con maggior scarto.
La Germania, dal canto suo, aveva perso la gara d’esordio contro un modesto Giappone, facendosi rimontare per due reti ad una dopo essere passata in vantaggio.
La Spagna dunque decide di riconfermare l’assetto vincente contro i tedeschi, mentre Flick opta per un assetto più prudente schierando un centrocampista in più nel tentativo di arginare il palleggio della mediana avversaria, formata dai tre blaugrana Busquets, Pedri e Gavi.
Il piano partita appare dunque chiaro:
Non potendo avere il pallino del gioco, la Germania tenterà di rendersi pericolosa con una pressione alta e aggressiva, finalizzata al recupero palla a ridosso dell’area avversaria.
La particolarità delle due contendenti è rappresentata sicuramente dal fatto di non schierare un centravanti tradizionale, privilegiando una manovra più elastica e meno prevedibile.
Il match si avvia subito a ritmi forsennati, restituendo la sensazione di grande intensità che era andata a perdersi nelle varie gare di questo avvio di mondiale, caratterizzate da un andamento pressoché lento e monotono, senza grandi accelerazioni.
La Spagna segue il consueto spartito, riuscendo con sicurezza ad aggirare il pressing tedesco e riuscendo ad arrivare continuativamente a ridosso della zona di rifinitura, occupata dal terzetto d’attacco composto da Ferran Torres, Marco Asensio e Dani Olmo.
Sarà proprio quest’ultimo a far correre il primo brivido ai tedeschi a seguito di un destro potente scoccato dal limite dell’area, che costringerà Neuer a deviare con un grande intervento il pallone, facendolo schizzare prima sulla traversa e poi sul palo.
Il predominio territoriale spagnolo appare sempre più manifesto, ma la difesa della Germania presieduta da Rudiger e Sule non cede ai colpi dell’offensiva avversaria, vanificandone la gran parte delle possibili soluzioni negli ultimi 30 metri.
Appare ben collaudata anche la retroguardia delle Rosse, che vede come coppia centrale due giocatori del Man City, Laporte e Rodri; quest’ultimo abituato ad essere schierato come vertice basso del centrocampo di Guardiola, in nazionale sembra venir preferito come centrale difensivo; la rosa delle furie rosse gode della peculiare abbondanza di difensori mancini, senza però avere una controparte adatta di piede destro, costringendo così Luis Enrique ad adattare il centrocampista ex Atletico Madrid al ruolo rimasto vacante, in modo da non inficiare la prima costruzione.
Non abbandona il proprio piano partita la Germania, che terminerà il primo tempo in crescendo, vedendosi oltretutto annullare un gol per fuorigioco dello stesso Rudiger.
Nella ripresa i primi minuti vengono occupati da una fase più interlocutoria della gara, che comunque non perde di vivacità e consistenza.
La prima occasione del secondo tempo è questa volta a favore degli uomini di Flick, che dopo aver palla al limite dell’area con Gundogan, si renderanno pericolosi con Kimmich; chiamato alla risposta immediata Unai Simon, il portiere basco che aveva l’istante prima propiziato l’azione tedesca con un eccesso di sicurezza nel gioco con i piedi.
Ad optare per il primo cambio della gara sarà il Luis Enrique, che decide di aggiungere profondità e fisicità al proprio attacco inserendo Morata.
Al 62esimo minuto sarà proprio l’attaccante in forza all’Atletico Madrid a trovare la prima rete del match, finalizzando un cross rasoterra proveniente da Jordi Alba con un elegante tocco di prima intenzione a cogliere sul tempo Manuel Neuer.
Sull’onda dell’entusiasmo le Furie Rosse troveranno poco dopo l’occasione per il raddoppio, fallita da Asensio che conclude una formidabile ripartenza con un tiro alto.
Allertato dalla possibile ennesima disfatta, l’allenatore tedesco mette mano formazione, sbilanciando definitivamente l’assetto e decidendo soprattutto di inserire Fullkrug, unico vero numero 9 a sua disposizione, chiamato in Nazionale a fronte di un grande avvio di stagione con il Werder Brema.
La prima nitida occasione per il pareggio viene fallita da Musiala, il talentissimo del Bayern Monaco che da posizione defilata in area di rigore colpisce in pieno Unai Simon; lo stesso Musiala fino ad allora era apparso particolarmente vivace e pericoloso, ma decisamente troppo isolato dal resto della squadra per risultare decisivo.
Il pareggio tedesco arriverà definitivamente a sette minuti dal novantesimo, proprio grazie a Fullkrug, che da vero ariete si avventa su un controllo sbilenco di Musiala al limite dell’area piccola, scagliando senza badare a convenevoli un bolide insaccatosi sotto la traversa.
La Spagna fatica a ripartire, vedendosi cancellati due contropiedi per merito di grandi interventi prima di Schlotterbeck, che interviene su Morata pronto a calciare da dentro l’area di rigore, e poi di Goretzka, che vanifica la possible progressione del neo-entrato Nico Williams con un grande interventi in scivolata.
L’occasione per un’insperata vittoria si offrirà poco dopo ai tedeschi con Sanè, che dopo esser scattato in posizione regolare verso la porta perdona di fatto l’uscita di Unai Simon, provando a saltarlo e ritrovandosi poi troppo defilato per poter concludere a rete.
Triplice fischio successivo e termine di un’emozionante gara dall’alto tenore tecnico e agonistico, segnata dalla reti dei due centravanti subentrati.
La possibile lettura evidenziata da quest’ultimo dato, è che la preparazione esigua in vista del Mondiale (5/6 giorni rispetto ai consueti 15/20) abbia penalizzato le squadre che decidono di privarsi del centravanti, rendendo più complicati i movimenti e le spaziature richieste da un assetto così propositivo, richiedendo forse la presenza di una punta centrale tradizionale, che, seppur più prevedibile, risulti più efficace in determinati momenti, come quello appena descritto.
La Spagna esce dunque dal match con un risultato forse troppo stretto per la prestazione offerta, che ha costretto la squadra di Flick a registrare il dato di possesso tra i piu’ bassi della propria storia internazionale (38,73%).
Ma quel che conta è che la Germania si sia ritagliata una probabilità più ampia di passare il turno, rimandando all’ultima giornata un girone apertissimo, che grazie anche all’insperata vittoria della Costa Rica contro il Giappone, rende ancora tutto possibile, anche per un eventuale qualificazione delle due “piccole”….
Una risposta
Mi è piaciuto molto cm se avessi visto la partita. Racconto e spunti molto interessanti, purtroppo persa ma l’ho vista tramite L’articolo.
Complimenti.