Bari-Parma, pur essendo stata la partita decisiva per l’aritmetica promozione dei Crociati in Serie A, non può di certo esser considerata la gara manifesto del calcio di Pecchia felicemente applicato alla squadra gialloblù, al punto di portarla là dove le compete, come noi parmigiani amiamo dire.
Del resto, conoscendo già i risultati della concorrenza – i rocamboleschi finali di Como-Cittadella 2-1 e soprattutto Catanzaro-Venezia 3-2 – prima del fischio d’inizio i Crociati sapevano già che sarebbe bastato un solo punto per la certezza del salto (in alto) di categoria. Esattamente come, viceversa, i galletti erano perfettamente consapevoli che, grazie alle sconfitte in simultanea di Ascoli (0-1 dal Cosenza) e Ternana (4-3 dal SudTirol), pure a loro un punticino avrebbe fatto comodo per le residue speranze di restare in Cadetteria dopo la precedente caduta a precipizio.
Due gol di pregevole fattura hanno rovinato il pronostico, uno 0-0 alla volemose bene, del resto le due tifoserie si stanno da tempo annusando e un gemellaggio potrebbe presto concretizzarsi, ma che dopo l’estemporaneo vantaggio di Ange-Yoan Bonny qualcuno dei galletti pugliesi rimediasse era di altrettanto facile previsione. Bello che sia stato il capitano Valerio Di Cesare, autore di un classico quanto spettacolare gol dell’ex a riaccendere le speranze del Bari. Lui che, ai tempi della precedente promozione in A extra moenia del Parma a Spezia (0-2, al culmine della stagione 2017-18) non poté esserci per grave lutto famigliare.
Se per gran parte della stagione l’“avanti a tutta” è stato una sorta di motto del Parma di Pecchia, sovente azzardato con ben quattro punte, alla faccia dell’equilibrio che gli riconosce Rafa Benitez, maestro che si sente sorpassato dall’allievo, il finale di Bari-Parma è stato – anche con le sostituzioni – all’insegna di una tattica conservatrice, tesa a mantenere il risultato in equilibrio, anziché andare a cercarsi del freddo per il letto, azzardando qualcosa in più.
Grandi meriti per questa promozione vanno riconosciuti proprio all’allenatore latino, il quale ha saputo valorizzare nel migliore dei modi il capitale umano messogli a disposizione, fatto crescere e maturare, attuando, non solo a parole, ma anche concretamente nei fatti, quel “tutti dentro”, marchio di fabbrica divenuto tormentone, anche grazie all’abile regia della struttura comunicativa della società, anche se non sempre ben capito dalla parte più conservativa del tifo, quella per cui esiste una “squadra tipo”, coi più buoni che devono essere sempre schierati in campo dal 1’, e che non arriva comprendere che dal post Covid con i cinque cambi a disposizione, i rincalzi hanno la stessa dignità ed utilità dell’undici iniziale. Non è un caso che, grazie anche a sostituzioni azzeccate, il Parma abbia rovesciato a proprio favore una decina di volte, nei minuti finali e in pieno recupero, il risultato.
“Tutti dentro”, sì, perché una stagione è lunga e spesso ricca di complicanze e c’è il bisogno (davvero) di tutti. Elementi cardine di questa squadra sono divenuti, col tempo, uno che ad inizio stagione era persino fuori-rosa e si allenava con la Primavera o a parte, (Wilan Cyprien) ed un altro che è poi riuscito a togliersi di dosso la poco gradevole etichetta di “oggetto misterioso” (Gabriel Charpentier), diventando (quasi) un idolo delle folle.
Metto quasi, solo perché sono altri i nomi che fanno sognare i tifosi, uno dei due rumeni in particolare, Dennis Man, anche se il suo rendimento è andato via via scemando, e pure il suo connazionale Valentin Mihaila, che, con Pecchia, ha imparato ad esser così eclettico da fare il centravanti (con tutte le atipicità del caso, beninteso…). I due erano stati (stra)pagati dal munifico presidente Kyle Krause (narra la leggenda che volle personalmente chiudere l’operazione milionaria trattando con George Becali, detto Gigi, che non è certo noto per essere uno sprovveduto) e Pecchia ci ha messo del suo nel recuperare il loro valore (di mercato) dopo la volatilità dei rispettivi titoli in precedenza.
E’, invece, Adrian Bernabé, arrivato a parametro zero, autore di un inusuale doppio rinnovo contrattuale in stagione (a luglio 2023 prolungò sino a giugno 2026, pochi giorni fa l’ulteriore correzione fino a giugno 2027) a poter garantire l’ipotetica maggiore plusvalenza, in caso di cessione sul mercato. Sempre ammesso che il presidente intenda rientrare, almeno in parte, dei sostanziosi investimenti profusi: il mecenate, infatti ha iniettato nei conti della società qualcosa come 371.4 milioni di euro tramite la sua Krause Group Italia: si tratta di “finanziamenti infruttiferi postergati”, che, tradotto in volgare, significa che non rendono nulla all’investitore e, in caso di problemi aziendali, diventano esigibili solo dopo che sono stati soddisfatti tutti gli altri creditori. La maggior parte di questo credito – sempre secondo quanto messo nero su bianco nel bilancio chiuso al 31.12.2023 – ossia 299.8 milioni, è già stato convertito in capitale della società, cioè Krause quei soldi non li potrà mai chiedere indietro. Per cui il patrimonio netto del club è positivo e pari a 19.7 milioni.
Potenziarsi per la Serie A – va evitato il rischio di trasformarsi in meteora – potrebbe comportare per il tycoon un ulteriore bagno di sangue, anche se la categoria maggiore garantisce circa una cinquantina di milioni in più di entrate rispetto alla Serie B.
Quando l’ex presidente del Parma Tommaso Ghirardi celebrò la promozione in A 2008-2009 (conquistata da Francesco Guidolin, la terza in carriera, come l’attuale è la terza per Fabio Pecchia), fece dare alle stampe una t shirt con su impresso “Debito Saldato”: ricordare la cosa di questi tempi, dopo che sappiamo bene la fine che fece il fu Parma F.C., può strappare un sorriso amaro, ma va anche ammesso che quella volta i Crociati restarono in purgatorio una sola stagione, mentre l’attuale vendemmia di Krause (noto anche per aver acquisito pregiate cantine nelle Langhe, dove ha anche un resort) è piuttosto tardiva, visto che, coi proclami (alle volte anche un po’ esagerati, specie quando faceva riferimento alle Coppe Europee) il debito (sportivo, ossia la promozione) avrebbe dovuto esser saldato immediatamente e non dopo tre deludenti stagioni.
Hanno pesato, per questo ritardo, indubbiamente le scelte volute da KK in prima persona che ha imposto il perseguimento di un progetto magari affascinante (quello della valorizzazione di giovani sconosciuti, peraltro con la contemporanea contraddizione di scritture di top player famosi e dispendiosi come Gigi Buffon e Franco Vazquez), ma di difficile attuazione in Italia, laddove la fretta, specie se accompagnata da proclami roboanti (ed acquisti che come quelli citati che da soli autorizzano sogni), non è certo di casa. Insomma: la Serie A è arrivata, ma, molto onestamente, è stata una sorta di vittoria di Pirro, considerati tempi e money profusi. Se per un settore giovanile esiste un tempo di semina, ed uno più lontano, di raccolta di frutti (anche perché si è lontani dalle pressioni), non si può dire altrettanto per una prima squadra, specie quando questa è blasonata come il Parma (quarto club italiano per titoli) e se si promette subito un certo obiettivo, anziché, magari anche solo prudenzialmente, spiegare la propria filosofia a lungo termine, che a queste latitudini verrebbe capita ed accettata (nel lontano 1990-91 i tifosi celebrarono la festa di Squalificazione, dopo l’eliminazione dalla Coppa Uefa per mano del CSKA Sofia). La prossima Serie A sarà giocata dal Parma ancora nel (vecchio) Stadio Ennio Tardini, la cui demolizione e totale rifacimento, secondo la progettualità dell’imprenditore americano, è stata nel frattempo procrastinata di ulteriori 12 mesi (giugno 2025, salvo imprevisti: ora, che la massima serie è conquistata, i politici si scannerano sugli scranni del Consiglio Comunale su due punti ancora aperti di loro pertinenza, ossia una variante urbanistica, per via degli spazi commerciali richiesti e prima non presenti e la durata della concessione, partendo dai 90 anni chiesti dal club, anche perché il ritorno dell’investimento, ossia il PEF, non sarà prima di 60 anni): meglio così, verrebbe da dire, perché sarebbe stato delittuoso costringere i tifosi, tornati ad entusiasmarsi ed a emozionarsi per le gesta dei propri beniamini dopo lunghi anni di delusioni, ad un forzoso esodo, probabilmente a Piacenza, di almeno due stagioni, per via della scelta di non procedere in modo conservativo del preesistente e per stralci, ma appunto di rifare tutto da capo. Si è parlato anche di uno “stadio provvisorio” nel parmense per scongiurare la migrazione fuori provincia dei supporters, conservando, così, il patrimonio di entusiasmo creato, ma questo significherebbe un ulteriore esborso economico per Kyle Krause che per l’operazione stadio ha già preventivato uscite per quasi 150 milioni…
BIO: Gabriele Majo, 60 anni (giornalista pubblicista dal 1988 e giornalista professionista dal 2002), nel 1975, bambino prodigio di soli 11 anni, inizia a collaborare con Radio Parma, la prima emittente libera italiana, occupandosi dei notiziari e della parte tecnica dei collegamenti esterni. Poi passa a Radio Emilia e quindi a Onda Emilia. Fonda Radio Pilotta Eco Radio. Nel 1990, dopo la promozione del Parma in serie A, è il responsabile dei servizi sportivi di Radio Elle-Lattemiele, seguendo l’epopea della squadra gialloblù in Italia e in Europa, raccontandone in diretta agli ascoltatori i successi. Contemporaneamente è corrispondente da Parma per Tuttosport, Repubblica, Il Messaggero, L’Indipendente, Paese Sera ed altri quotidiani. Dal 1999, per Radio Capital è inviato sui principali campi della serie A, per la trasmissione “Capital Gol” condotta da Mario Giobbe. Quindi diviene corrispondente e radiocronista per Radio Bruno. Nelle estati dal 2000 al 2002 è redattore, in sostituzione estiva, di Sport Mediaset, confezionando servizi per TG 5, TG 4 e Studio Sport. Nel 2004 viene chiamato al Parma F.C. quale “coordinatore della comunicazione” e direttore responsabile del sito ufficiale www.fcparma.com. Nel 2009, in disaccordo con la proprietà Ghirardi, lascia il club ducale. Nel 2010 fonda il blog StadioTardini.com di cui nel 2011 registra in Tribunale la testata giornalistica (StadioTardini.it) divenendone il direttore responsabile. Il rifondato Parma Calcio 1913, nel 2015, gli restituisce l’incarico di responsabile dell’ufficio stampa e comunicazione. Da Luglio 2017 a Dicembre 2023 si occupa dello sviluppo della comunicazione e di progetti di visibilità a favore di Settore Giovanile e Femminile della società. Dal 2010, a conferma di una indiscussa poliedricità, ha iniziato un percorso come attore/figurazione speciale di film e cortometraggi: l’apice l’ha raggiunto con il cammeo (parte parlata) all’interno del pluripremiato film di Giorgio Diritti “Volevo Nascondermi” (con presenza nel trailer ufficiale) e partecipazioni in “Baciato dalla Fortuna”, “La Certosa di Parma”, “Fai bei sogni” (del regista Marco Bellocchio), “Il Treno dei bambini” di Cristina Comencini, “Postcard from Earth” del regista Darren Aronofsky, “Ferrari” del regista Michael Mann. Apparizioni anche nei cortometraggi nazionali “Tracce”, “Variazioni”, “L’Assassinio di Davide Menguzzi”, “Pausa pranzo di lavoro”; tra i protagonisti (Ispettore Majo) della produzione locale della Mezzani Film “La Spétnèda”, e poi nei successivi lavori “ColPo di Genio” e “Franciao”.
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