In questa stagione Vitinha è stato eletto miglior giocatore del Paris Saint-Germain. Lo ha confermato anche il tecnico Luis Enrique. Da adolescente pensava di abbandonare il calcio, ma ora sta puntando a un posto da titolare nel centrocampo della nazionale portoghese.
Al momento del suo approdo al PSG un giornalista chiese a Vitinha se fosse spaventato dall’essere stato ingaggiato dalla squadra in cui militavano Messi, Mbappé e Neymar. Il centrocampista proveniente dal Porto rispose spavaldo, non senza un ghigno, affermando che ci voleva ben altro per spaventarlo. Il ragazzo aveva alle spalle appena una stagione intera da titolare nel Porto. Aggiunse che voleva imporre immediatamente il suo calcio per emergere come uno dei leader della squadra.
In Portogallo veniva ritenuto il classico regista, in quanto predilige avere il controllo dei ritmi di gioco, tenendo palla e toccandola almeno 100 volte a gara. Tipico dei registi maggiormente in auge nel calcio moderno. Il monito di Sérgio Conceição, evidente esempio di allenatore esigente e martellante, al giovane portista fu lampante: “Se non acquisisci intensità e non ti prodighi in fase difensiva non vai da nessuna parte”. Il tecnico non si limitò al bastone ma utilizzò anche la carota. A detta dell’ex Lazio, se Vitinha avesse colmato queste lacune avrebbe potuto giocare nei migliori 2-3 club al mondo.
Nato a Santo Tirso, comune di circa 70.000 abitanti situato a 20 km da Porto, Vitinha ha ripercorso le orme del papà, Vítor Manuel, idolo del Desportivo das Aves. Quando andava a vedere le gare del padre, Vitor junior non era granché interessato alla partita. Chiedeva un pallone, voleva assistere agli allenamenti e interagire con i calciatori per carpirne i segreti. Pallone che portava con sé in tribuna e palleggiava durante le gare.
Quando Vitinha divenne teenager, papà Vítor senior lo accompagnava agli allenamenti del Porto insieme al portiere della squadra. Un portiere, praticamente suo coetaneo (hanno cinque mesi di differenza), che ha avuto finora un “discreto successo”. Parliamo di quel Diogo Costa che dall’ultimo Mondiale ha guadagnato il posto da titolare e non l’ha mai più lasciato. Da ragazzini i due avevano entrambi come idolo Pepe il quale, a 41 anni suonati, sarà loro compagno di squadra a Euro 2024.
Vitinha è portista sin dalla nascita, è entrato a far parte delle giovanili dei Dragões. Curiosamente non è stato sempre titolare nel corso degli anni al punto che, quando aveva 15 anni e condivideva lo spogliatoio con Fábio Vieira e Romário Baró, meditava di lasciare il calcio. Lo staff tecnico lo convinse a non desistere e, a distanza di pochi anni, arrivò in prima squadra.
Il centrocampista portoghese ha avuto anche un intermezzo inglese, nel Wolverhampton, squadra in cui Jorge Mendes ha messo la sua longa manus il superagente, noto come O dono disto tudo (il padrone di tutto). In Inghilterra ha giocato poco e non ha convinto appieno. I Wolves hanno deciso quindi di non esercitarne il riscatto. Fallimento in vista e ridimensionamento? Niente di tutto ciò.
La carriera di Vitinha ha acquisito nuova linfa dopo l’Europeo under 21. Tornato al Porto, ha trovato continuità, disputando ben 47 partite in stagione. Guadagnatosi la nazionale maggiore a marzo 2022, dopo tutta la trafila nelle selezioni giovanili, il centrocampista di Santo Tirso è stato convocato ai Mondiali in Qatar. Il ruolo da protagonista in nazionale poteva attendere ma nel frattempo era già arrivata la chiamata dal PSG.
L’investitura di Luis Enrique rimanda alle parole di Sérgio Conceição, che esortava il giovane portoghese a migliorare in termini di intensità e fase difensiva. L’allenatore asturiano ha affermato con decisione che Vitinha è stato “senza alcun dubbio” il miglior calciatore della stagione del PSG, in quanto ha coniugato aggressività e fase difensiva alle straordinarie qualità tecniche. A ciò si aggiunge l’enorme facilità di calcio, con una prolificità acquisita nel corso del tempo. D’altronde come dimenticare i diversi legni colpiti nella doppia sfida di Champions contro il Borussia Dortmund.
Inserito nella top 11 dell’ultima Champions League, Vitinha ha dichiarato che senza il lavoro dei compagni non sarebbe stato possibile per lui ottenere questo traguardo. In Portogallo affermano che il calciatore del PSG “parla come gioca”, nel senso che coinvolge perennemente e costantemente i compagni di squadra. Non sono mancate le dediche a papà Vítor Manuel, da cui Vitinha ritiene di aver preso i geni: “Queste qualità vengono trasmesse attraverso il sangue”.
Luis Enrique non è l’unico in casa PSG a lodare le qualità dell’ex Porto. Kylian Mbappé ha sottolineato come il compagno abbia sviluppato la tendenza a spostarsi verso sinistra, proprio per dialogare con l’asso appena passato al Real Madrid. Luis Enrique ha costruito la catena sinistra completata dal terzino Nuno Mendes, altro calciatore che sarà protagonista a Euro 2024 con il Portogallo.
Il centrocampo dell’Equipa das Quinas è tra i più competitivi al mondo. Ragion per cui la concorrenza è folta e agguerrita. Bernardo Silva e Bruno Fernandes, star delle due squadre di Manchester, sono sicuri del posto da titolare. Martinez può pensare a un calciatore più difensivo, ma ciò non escluderebbe Vitinha. Il ragazzo non è un semplice palleggiatore, regista o “volante”, ma un centrocampista completo che ha dato retta ai consigli di Sérgio Conceição. Adesso rincorre l’avversario, tampona, difende ed è aggressivo.
Vitinha ha superato due fasi difficilissime nella sua carriera: il quasi ritiro da ragazzino e il mezzo flop in Inghilterra. Due prove psicologiche dal coefficiente di difficoltà elevatissimo. Come scalare Mortirolo o Alpe d’Huez. Eppure le ha superate nel migliore dei modi. D’altronde tutto ciò è auspicabile da un ragazzo che non ha mostrato alcun timore reverenziale quando è stato chiamato a condividere lo spogliatoio con tre dei mostri sacri del nuovo millennio calcistico.
BIO: VINCENZO DI MASO
Traduttore e interprete con una spiccata passione per la narrazione sportiva. Arabista e anglista di formazione, si avvale della conoscenza delle lingue per cercare info per i suoi contributi.
Residente a Lisbona, sposato con Ana e papà di Leonardo. Torna frequentemente in Italia.
Collaborazioni con Rivista Contrasti, Persemprecalcio, Zona Cesarini e Rispetta lo Sport.
Appassionato lettore di Galeano, Soriano, Brera e Minà. Utilizzatore (o abusatore?) di brerismi.
Sostenitore di un calcio etico e pulito, sognando utopisticamente che un giorno i componenti di due tifoserie rivali possano bere una birra insieme nel post-partita.