EURO ’24 – LE NAZIONALI – LA SERBIA DI PIKSI IL GRANDE

Alcuni campioni nascono nella terra dei predestinati, degli uomini che hanno fatto la storia. Dragan Stojković, allenatore della Nazionale serba, è originario di Niš, l’antica Naissus, che diede i natali a uno dei più importanti imperatori dell’Impero romano: Costantino il Grande.

Stojković, Piksi, è considerato da tutti come uno dei più grandi, se non il più grande, giocatore di Serbia, che con la Stella Rossa e la Jugoslavia ha scritto pagine importanti della storia del calcio europeo. Ha giocato in Italia a Verona, ha vinto la Coppa dei Campioni con il Marsiglia (nota dolens), poi è andato in Giappone.

Dal 2021 ha sostituito Krstajić alla guida degli Orlovi ottenendo risultati ragguardevoli. È riuscito a portare la Serbia in Qatar vincendo il suo girone di qualificazione, nel quale era stato sorteggiato anche il Portogallo di Cristiano Ronaldo. Nello scontro diretto all’ultima giornata a Lisbona la Reprezentacija battè i lusitani a domicilio.

Più complicato il cammino di qualificazione per la Germania, dove i serbi sono finiti alle spalle dell’Ungheria con quattro punti di ritardo e perdendo entrambi gli scontri diretti per 2 a 1.

Il secondo posto è valso comunque uno storico ritorno alla fase finale di un campionato europeo. Sì, perché quando la Jugoslavia ha partecipato per l’ultima volta era il 2000, in Olanda e Belgio.

Giusto per capire il peso dell’impresa, all’epoca Dušan Vlahović era un bebè, Sergej Milinković-Savić aveva cinque anni e Filip Kostić otto. In quell’Europeo l’allora Jugoslavia, costituita da giocatori provenienti dalla Serbia e dal Montenegro, deflagrò ai quarti di finale contro i padroni di casa dell’Olanda, un sei a uno senza attenuanti, che confermò l’andamento altalenante dei Plavi, in grado di vincere solo con la Norvegia (1-0 rete dell’ex parmense Milošević) e di subire ben sette gol in tre partite nel gruppo eliminatorio.

Da allora, soltanto la comparsata nelle qualificazioni fino all’arrivo di Piksi, che deve il suo soprannome al topolino della serie di cartoni Pixie Dixie, a cui Dragan era affezionato e del quale non perdeva mai una puntata. Un giorno, mentre si recava in allenamento, i suoi compagni di squadra gridarono: “Ecco che arriva Pixie”. Da allora è rimasto il soprannome di Stojković.

La carriera da allenatore non è stata folgorante come quella da calciatore, avendo allenato il Nagoya in Giappone, con cui ha vinto un campionato, e lo Guangzhou in Cina, periferie estreme del calcio. Poi la chiamata della sua nazionale, probabilmente l’occasione della sua vita.

Nelle amichevoli in preparazione per Euro 2024 la Serbia ha perso rovinosamente in Russia il 21 marzo per 4 a 0, poi ha ottenuto una risicata vittoria su Cipro per 1 a 0. A contare, per un giudizio che comunque resta approssimativo prima del battesimo di fuoco contro l’Inghilterra del prossimo 16 giugno, sono state le ultime due partite giocate in questi giorni contro Austria e Svezia, quelle più recenti.

A Vienna, una partita che è una sorta di derby vista la grande presenza di serbi in Austria, dopo l’uno due austriaco firmato da Wimmer e da Baumgartner, c’è stata la reazione degli Orlovi con la rete di Strahinja Pavlović, difensore del Salisburgo. Un match vissuto ad alta intensità, con scontri non proprio amichevoli. Dopo il gol che ha dimezzato le distanze, la Serbia ha sfiorato più di una volta il pareggio. Stojković ha schierato un 1-4-2-3-1, con Gudelj centrale accanto a Veljković, con Milinković-Savić a centrocampo e Dušan Vlahović in avanti, assistito da Tadić.

Nell’ultima amichevole netta è stata la vittoria contro la Svezia, alla presenza di Zlatan Ibrahimovic. Stojković ha operato diversi cambi e ha giocato con un 1-3-5-2 con Rajković tra i pali, Milenković a guidare il pacchetto difensivo formato da Pavlović e Stojić, in mezzo Milinković-Savić, Ilić, Lukić, sugli esterni Mladenović e Zivković, in attacco il duo Mitrović, Vlahović.

La Serbia ha vinto per 3 a 0 con le reti di Milinković-Savic, Mitrović e Tadić. Nel primo tempo la squadra dell’ex Milan Jon Dahl Tomasson, danese prestato alla Svezia, ha creato tanto ma concretizzato poco. Il gol invece l’ha trovato Milinković-Savić al 18’. Dopo un’occasione per Isak al 59’, la Serbia ha raddoppiato con Mitrović, il recordman di reti della Nazionale. La Serbia ha dilagato poi in mezzo al campo, sfruttando gli spazi e siglando il tris con Tadić al 70’.

Un buon viatico per gli Orlovi che affronteranno con fiducia questo campionato europeo. Gli uomini ci sono per fare bene e alcuni di questi fanno parte di quella generazione che nove anni fa vinse il mondiale under-20 in Nuova Zelanda contro il Brasile, come i due Milinković-Savić, il portiere Rajković, Veljković del Werder Brema, Maksimović del Panathinaikos e Živković.

Questa generazione d’oro può quindi trovare la consacrazione anche nella nazionale maggiore, cercando di fare un cammino memorabile in Germania. Proprio in in Germania è nato Samardžić che ha scelto la nazionale di Belgrado e che conosciamo per la sua esperienza a Udine. Mitrović è una garanzia con i suoi 58 gol in 91 partite. E poi c’è lui, impeto e potenza, ma anche alle volte insicurezza: Dušan Vlahović. Tante volte altalenante, discusso per la sua incostanza, deve ora dimostrare di essere continuo. Il gol nella finale di Coppa Italia è il punto di partenza di una carriera che è già importante, ma che può esserlo ancora di più. Attenzione a Luka Jović, che quest’anno a Milano ha segnato gol anche importanti, pur non giocando sempre dal primo minuto. Può dare un buon contributo.

Lecito attendersi dalla Serbia un grande europeo anche se il girone è complicato. Sicuramente Piksi saprà muovere le corde giuste e richiamare imprese più recenti, perché i tempi passati erano altro, politicamente e sportivamente, rispetto ad oggi. Il problema, si sa, è sempre stata la testa dei serbi, capaci di grandi vittorie e cadute umilianti. Stojkovic, che è amante della filosofia epicurea della felicità, può dare grandi soddisfazioni al suo paese, diventando così Veliki Dragan, il Grande Dragan, come il suo conterraneo Costantino.

BIO: Vincenzo Pastore. Pugliese di nascita, belgradese d’adozione, mi sento cittadino di un’Europa senza confini e senza trattati.

Ho due grandi passioni: il Milan, da quando ero bambino, e la scrittura, che ho scoperto da pochi anni.

Seguire lo sport in generale mi ha insegnato tante cose e ho sperimentato ciò che Nick Hornby riferisce in Febbre a 90°: ”Ho imparato alcune cose dal calcio. Buona parte delle mie conoscenze dei luoghi in Gran Bretagna e in Europa non deriva dalla scuola, ma dalle partite fuori casa o dalle pagine sportive[…]”

Insegno nella scuola primaria, nel tempo libero leggo e scrivo.

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