DIETRO A QUELL’ABBRACCIO

C’è qualcosa di diverso dal solito abbraccio, c’è un’emozione particolare in un video, un’immagine, arrivata dritta al cuore. È differente perché tutti conoscono i due protagonisti, tutti sanno delle loro recenti storie di lutto. Per “tutti” intendo naturalmente quelli che seguono il calcio, lo sport.

È una mattina come le altre nel ritiro tedesco della Nazionale Azzurra, l’Italia si sta allenando e a bordo campo arriva la troupe di Skysport con il giornalista Marco Nosotti, che la segue da lustri interi quando ancora l’emittente si chiamava Tele+2. Marco, ragazzo di provincia approdato giovane alla ribalta del piccolo schermo (prima grazie all’amore per la pallavolo, poi da me quasi “costretto” al calcio quando lavoravamo insieme), non ha mai, dico mai perso il suo filone emiliano in quella sterminata campagna in cui le amicizie, la famiglia, l’onestà, la laboriosità, sono valori reali negli unici luoghi dove ancora si trovano. E si trovano tutti insieme… 

Ha perso la moglie Silvia la scorsa settimana, ragione di vita e fedele accompagnatrice per lui, insegnante devota per la sua professione e i suoi alunni. La nostra età è ancora precoce per morire, in un’epoca dove sarebbe un residuo vantaggio… se non che la morte decide da sola, al di là delle statistiche. 

Luciano Spalletti lo vede, si stacca dal gruppo, gli si butta quasi addosso in un abbraccio forte, prolungato, energico. Sono passati pochissimi giorni da quando, battuta l’Albania, il CT azzurro ha dedicato la vittoria a suo fratello Marcello, scomparso nel 2019 a 66 anni causa un tumore che – spietato e fatale come per Silvia – si è fatto beffe di speranza. Luciano dedica la vittoria a Marcello che quel giorno avrebbe compiuto 71 anni, se la morte avesse rispettato le aspettative di vita. 

Luciano e Marco si stringono davanti a fotografi e telecamere, come fossero soli, bisbigliandosi a lungo qualcosa, poggiando le teste una all’altra. Non ci sono tute, giacche e cravatte. Non ci sono ruoli e professioni. Non ci sono distinguo. 

Due uomini che vivono sul medesimo palcoscenico, nella conoscenza e nel rispetto, per una volta hanno condiviso qualcosa di profondo al di là dell’apparenza. Qualcosa di intimo e profondo come la perdita di chi amavano, offerta al pubblico che partecipa commosso a un abbraccio, appunto, molto diverso dal solito. 

BIO: Luca Serafini è nato a Milano il 12 agosto 1961. Cresciuto nella cronaca nera, si è dedicato per il resto della carriera al calcio grazie a Maurizio Mosca che lo portò prima a “Supergol” poi a SportMediaset dove ha lavorato per 26 anni come autore e inviato. E’ stato caporedattore a Tele+2 (oggi SkySport). Oggi è opinionista di MilanTv e collabora con Sportitalia e 7GoldSport. Ha pubblicato numerosi libri biografici e romanzi.

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