EURO ’24 – PLAYERS – LEÂO, ASPETTANDO GODOT

“Aspettando Godot” è una celebre opera teatrale del drammaturgo irlandese Samuel Beckett. Due personaggi, Vladimir ed Estragone, attendono Godot praticamente all’infinito, ma quest’ultimo non arriva mai. Il titolo dell’opera è poi diventato un modo di dire. Mai Beckett si sarebbe immaginato che tale modo di dire sarebbe stato utilizzato nel gergo calcistico.

Il “Godot” più celebre è stato Alex Del Piero. Il soprannome gli fu appioppato dall’Avvocato Gianni Agnelli, nell’attesa che il numero 10 bianconeri tornasse ai livelli del 1998. Soprannome poi esteso a tanti altri calciatori di cui si attendeva il ritorno ai fasti di un tempo. Il Godot dell’Italia attuale è Federico Chiesa, quello del Portogallo e del Milan è Rafael Leão. Quest’ultimo è stato eletto MVP della Serie A nel 2022, anno in cui il Milan ha conquistato l’ultimo titolo.

Le prestazioni con più ombre che luci dell’esterno portoghese in questo primo scorcio di Euro 2024 stanno facendo da contraltare a quelle convincenti della sua nazionale. L’attaccante del Milan si è beccato due gialli consecutivi per simulazione e salterà, pertanto, l’ininfluente gara contro la Georgia. In questo primo scorcio di Euro 2024 abbiamo visto il solito Leão arruffone dell’ultima stagione in rossonero. Un giocatore dotato di un fisico ideale per andare via a campo aperto, di una tecnica fuori dal comune e di una velocità supersonica ma, al contempo, un calciatore nervoso che sbaglia le scelte in fase di conclusione.

Il ragazzo di Almada avrebbe tutte le carte in regola per ergersi a uno dei leader del Portogallo di Martinez, fungendo da erede di un CR7 al crepuscolo. La differenza con gli altri avanti portoghese è data da una balistica e da una pulizia nelle conclusioni non all’altezza del suo talento fisico e di dribbling. Nessun attaccante portoghese è così esplosivo. L’unico che possiede una velocità elevata, tra gli altri elementi del reparto avanzato, è Diogo Jota. Quest’ultimo non è dotato dei mezzi fisici dell’attaccante del Milan, ma è più lucido e più preciso sotto porta. Altri dati da tenere d’occhio: Rafael Leão è meno performante in termini di dribbling rispetto alle stagioni passate ma con il Milan continua a servire un numero notevole di assist.

Il Rafael Leão dei tempi d’oro segnava anche in nazionale, tra l’altro reti di pregevole fattura. Siamo al cospetto di un calciatore che ha bisogno della catena di sinistra per rendere al meglio. Martinez è un tecnico poliedrico. Contro la Repubblica Ceca l’attaccante del Milan è stato sulla carta uno dei due attaccanti, ma è sempre partito da sinistra. Contro la Turchia ha giocato molto largo, come nell’ultima annata con il Milan. Nuno Mendes si è sovrapposto particolarmente ma non ha funzionato l’intesa con Bruno Fernandes. Quest’ultimo in nazionale non rende ai livelli dello United. Il Leão più giovane era un calciatore spesso sottovalutato da tecnici e terzini avversari. Acquisito un pedigree internazionale, il portoghese adesso è raddoppiato o triplicato. Non vantando le abilità nello stretto di un Vinicius, le difese avversarie riescono a prendergli più facilmente le misure. La sua contromisura è presto detta: al posto di impantanarsi, Rafael Leão cerca l’assist al compagno dopo la prima giocata. Assist che, sovente, arriva con un passaggio basso e dopo aver servito un dribbling. Non è naturalmente nelle sue corde un lancio da 40 metri sui piedi o sulla testa del compagno.

Le malelingue additano questo calo, o meglio, questa stasi nel processo di crescita a un focus ridotto sul calcio. C’è chi afferma addirittura che il portoghese abbia come priorità il rap. Illazioni, naturalmente. Non un fondamento di verità in queste affermazioni ma, riallacciandoci a questo discorso, si può asserire che l’ultimo Leão non è un calciatore che “mangia l’erba”. E non ha ancora assunto le vesti di leader. Intelligente in campo, l’ex Sporting sa attrarre gli avversari, attendere i movimenti del compagno e possiede i tempi del passaggio e dell’assist. Il problema è che queste doti tattiche e atletiche non sono corredate da caratteristiche da leader carismatico. Ci sono organizzatori di gioco e assistman che “telecomandano” i compagni in campo. Leão difficilmente lo fa. Quando la partita non è adatta alle sue caratteristiche, lui fa poco per adeguarsi. Ha compiuto il primo step mentale nell’annata dello scudetto. Non è riuscito tuttavia ad andare oltre quei margini troppo sfumati che segnano la linea di demarcazione tra ottimo calciatore e campione.

Ai tecnici fa strano vedere un calciatore così bravo negli assist colpire talvolta male il pallone al momento del tiro. Leão è a tratti una gioia per gli occhi. Tuttavia, i suoi atteggiamenti alla “Penelope” sono molteplici. Come dimenticare la serpentina contro il Newcastle, conclusa nel peggiore dei modi con un tentativo di tacco e pallone clamorosamente mancato. E sorge inoltre un dubbio amletico: da chi dipende il fatto che, in tanti anni, un calciatore così intelligente come assistman, non abbia affinato le abilità nei movimenti senza palla? Come mai né con Pioli né con Martinez il portoghese non si rende protagonista di attacchi alla profondità continui? Possibile che i rispettivi staff non abbiano insistito sullo sviluppo di una giocata che potrebbe rendere Leão devastante?

Una volta sottoscritto il rinnovo con il Milan si pensava che il ragazzo spiccasse il volo. Anzi, c’era il rischio che il Milan potesse perderlo prima che rinnovasse e che magari firmasse per un top club inglese. Sembrava troppo per la Serie A, campionato che iniziava a sembrargli stretto. Dopo due anni stanno aspettando Godot sia in Portogallo che a Milano. L’MVP vinto nel 2022 sembrava essere il preludio al succitato ulteriore salto di qualità. Questa esplosione non è tuttavia ancora arrivata. Impossibile dire in che misura vanno ripartire le responsabilità tra calciatore e tecnici. Sperando che non succeda come nell’opera del teatro dell’assurdo. “Godot oggi non verrà, ma verrà domani”, e quel domani non arriva mai. “Aspettando Godot” si prefigge di sottolineare il tentativo malriuscito dell’uomo di cambiare la propria posizione. Resta da capire fino a che punto Rafael Leão è disposto ad uscire da questa posizione in cui è rimasto stagnato…

BIO: VINCENZO DI MASO

Traduttore e interprete con una spiccata passione per la narrazione sportiva. Arabista e anglista di formazione, si avvale della conoscenza delle lingue per cercare info per i suoi contributi.

Residente a Lisbona, sposato con Ana e papà di Leonardo. Torna frequentemente in Italia. 

Collaborazioni con Rivista Contrasti, Persemprecalcio, Zona Cesarini e Rispetta lo Sport.

Appassionato lettore di Galeano, Soriano, Brera e Minà. Utilizzatore (o abusatore?) di brerismi.

Sostenitore di un calcio etico e pulito, sognando utopisticamente che un giorno i componenti di due tifoserie rivali possano bere una birra insieme nel post-partita.

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