Austria e Turchia sono giunte agli ottavi di finale con gli stessi punti e con la consapevolezza di poter, da ora, giocare un ruolo importante nella storia di questo torneo. L’Austria, solida ma perdente contro la Francia, ha dominato la Polonia nel secondo turno e dato una lezione di calcio ai maestri olandesi, parsi degli scolaretti di fronte al Prof Rangnick, ottenendo un inaspettato, ma non per questo immeritato, primo posto. La nuova generazione del calcio turco, invece, ha avuto un ruolo importante nella qualificazione della squadra di Vincenzo Montella al turno successivo. Dopo la vittoria sofferta contro la Georgia per 3 a 1, è arrivata la sconfitta contro il Portogallo. Nel dentro o fuori contro la Repubblica Ceca, la Turchia ha dimostrato di essere sul pezzo e ha vinto con autorevolezza per 2 a 1, regalando all’Aeroplanino una meritata qualificazione.
E ora la sfida tra due scuole di calcio e di pensiero differenti, da una parte il calcio della gegenpress di Rangnick, dall’altra parte l’entusiasmo e la ricerca del bel gioco di Montella che probabilmente sta scrivendo le pagine più belle della sua carriera d’allenatore.
Vediamo le due squadre nel dettaglio.
AUSTRIA
Nell’immaginario comune del popolo austriaco la Turchia evoca memorabili vittorie, non certo sportive, in particolare quella del 1683 che liberò Vienna dall’assedio ottomano e dall’avanzata islamica nel cuore dell’Europa. Allora si ringraziò la divinità e il papa non mancò di istituire una nuova festa cristiana per il successo contro i maomettani.
Altri tempi, ovviamente.
Il calcio e lo sport, per fortuna, hanno avuto il potere di placare gli ardori bellici e di portare le contese su livelli diversi, quelli del rispetto e della sana contesa.
Che sia un momento non meno epocale di quello per l’Austria è un dato di fatto e la memoria va subito agli anni trenta, a quel Wunderteam guidato da Hugo Meisl e capitanato da Matthias Sindelar, vincitore della Coppa Internazionale del 1932 e terzo al mondiale del 1934. Dopo anni di anonimato a livello internazionale, sembra che il Das Team stia rinverdendo i fasti del passato. Profeta di questa nuova era del calcio austriaco è Ralf Rangnick, che nella sua vita di allenatore ha vissuto alti e bassi, ma che ora è tornato alla ribalta con il suo gioco fatto di verticalizzazioni e pressing, questo mai fine a se stesso, ma che cerca di sfruttare gli spazi e di applicarlo già a partire dai tre attaccanti, che sono sempre pronti a sfruttare gli errori degli avversari, una sorta di antidoto alla costruzione dal basso tanto conclamata. Ciò che rende un allenatore un maestro è quello di mettere sul campo le idee dell’iperuranio calcistico e di farne movimento, occupazione di spazi e creazioni di occasioni. Rangnick, che è tedesco, probabilmente avrà studiato Hegel, che da Platone ha appreso la base del suo pensiero dialettico. È seguace del gegenpress, che ha fatto scuola proprio in Germania e che ha tra i suoi adepti anche un certo Jurgen Klopp.
Avevamo già parlato della sfida alla Francia, una partita giocata bene ma sfortunata. Con la Polonia ha sfruttato la migliore qualità e vinto meritatamente una partita che era uno spareggio, almeno alla vigilia, per le chance di qualificazione, perché i pronostici dicevano Francia e Olanda per i primi due posti.
Ma i pronostici dei bookmakers sono aleatori e sono fatti per essere sovvertiti.
E così contro gli Oranje l’Austria di Rangnick ha compiuto il capolavoro.
Il ct austriaco aveva detto che avrebbe provato a vincere la partita, all’indomani del pareggio dell’Italia, per non fare troppi calcoli per il terzo posto.
Attaccare la profondità e portare uomini in area di rigore è stato provato anche con l’Olanda che è andata sotto con l’autogol di Malen. Il Das Team è riuscito a mettere sempre la testa davanti dopo i pareggi degli olandesi con Schimd e Sabitzer che hanno sfruttato le amnesie della difesa olandese, apparsa indecisa e mal messa. È una squadra che gioca un bel calcio ma che sa cogliere anche il punto debole degli avversari. Montella è avvisato, ma guai ad adagiarsi sugli allori! La storia del calcio è piena di lavori incompiuti (ad es. Nigeria 1998 e Olanda 2008).
TURCHIA
“Tonight we drink to youth” cantano gli Incubus in una loro canzone e forse l’avranno fatto anche i ragazzi della Turchia al passaggio del turno, perché è anche grazie alla nuova generazione di calciatori del Bosforo che Vincenzo Montella e la sua squadra sono passati agli ottavi. L’obiettivo minimo è stato raggiunto e per la terza volta la Turchia è entrata nella fase calda del torneo, come accaduto nel 2000 e nel 2008, in quest’ultima occasione fu addirittura semifinale.
Di Montella conosciamo la sua carriera di allenatore, le buone stagioni a Firenze, il percorso complicato col Milan e il suo arrivo in Turchia con l’Adana Demirspor, che gli ha aperto le porte della nazionale dopo la storica qualificazione in Europa League. Montella ricerca sempre la vittoria con il bel gioco e con il possesso palla che è un dato a suo favore nelle due vittorie della Turchia a EURO 2024. È una squadra, che soprattutto contro i cechi, ha tirato fuori la grinta per cercare di ottenere il massimo risultato, anche se il compito è stato facilitato dall’espulsione di Barak. Nelle tre partite che hanno preceduto gli ottavi, Montella ha sempre utilizzato il 4-2-3-1, affidando le chiavi di regia ad Hakan Calhanoglu, che proprio contro gli austriaci non ci sarà perché squalificato. La Turchia ha la possibilità di andare avanti, visto che avrà di fronte a sé un avversario alla sua portata, almeno sulla carta. I rossi dovranno evitare di riproporre la prestazione dello scorso 26 marzo quando furono surclassati proprio dall’Austria per 6 a 1. Ma Yildiz assicura che la Turchia è tutt’altra cosa rispetto a quella partita, dove furono provati schemi e uomini.
È un match dalla quale si capirà la reale dimensione delle due squadre che fin qui hanno giocato un buon calcio.
L’Austria parte leggermente favorita.
La squadra di Rangnick dovrà usare umiltà e non compiacersi, la Turchia dovrà giocare con la stessa grinta messa in campo nella prima e nella terza partita ed evitare gli errori commessi contro il Portogallo.
L’ultima vittoria della Turchia risale al 29 marzo 2016 (1-2), l’ultimo pareggio è del 6 settembre 2011 (0-0), mentre abbiamo già riferito della recente vittoria dell’Austria a marzo.
BIO: VINCENZO PASTORE
Pugliese di nascita, belgradese d’adozione, mi sento cittadino di un’Europa senza confini e senza trattati.
Ho due grandi passioni: il Milan, da quando ero bambino, e la scrittura, che ho scoperto da pochi anni.
Seguire lo sport in generale mi ha insegnato tante cose e ho sperimentato ciò che Nick Hornby riferisce in Febbre a 90°: ”Ho imparato alcune cose dal calcio. Buona parte delle mie conoscenze dei luoghi in Gran Bretagna e in Europa non deriva dalla scuola, ma dalle partite fuori casa o dalle pagine sportive[…]”
Insegno nella scuola primaria, nel tempo libero leggo e scrivo.