E ALLA FINE TUTTO FU NIENTE

È passata appena una settimana dall’indecorosa uscita della Nazionale dal Campionato Europeo ed è già tutto finito, finiti i dibattiti, gli articoli, i servizi televisivi tutto.

Fino al prossimo disastro nulla cambierà anzi qualcosa è cambiato, infatti dalla prossima stagione anche i ventenni potranno giocare nel campionato Primavera senza essere considerati fuori quota.

A questo proposito vorrei fare due considerazioni:

– è vero che ogni ragazzo ha il suo percorso, ci sono giovani che prima di arrivare a certi livelli hanno bisogno di fare un gradino alla volta diciamo così e altri invece già pronti subito.

Un esempio che mi sovviene è quello di Steven Shpendi che dopo un’ottima annata nel Cesena in C ha fatto il doppio salto in serie A ad Empoli, troppo presto e troppo in alto, gli esiti sono stati infatti deludenti sicuramente sarebbe stato meglio aspettare e non certo detto col senno di poi.

Steven Shpendi

Il problema non è arrivare a certi livelli ma è rimanerci a lungo, ed è inutile affrontare una montagna con le ciabatte.

Opposto il caso di Matteo Prati (2003 anch’esso) che dopo un percorso leggermente più graduale, Ravenna in D, Spal in B e poi Cagliari in A, ha dimostrato di poter figurare in categoria e magari (glielo auguro) di poter presto giocare in Nazionale.

Matteo Prati

– la seconda considerazione riguarda la classica frase rivolta a un giovane che è “non è pronto”, a questo riguardo mi viene in mente una coppia di amici che dopo quindici anni insieme non si sposavano perché non erano “pronti” e quindi si sono lasciati.

Come si fa a sapere se si è veramente pronti se non ci si mette in gioco?

L’importante è che l’ allenatore veda durante la settimana che il ragazzo abbia gli strumenti per giocare, poi è ovvio ci saranno le buone e le cattive giornate ma l’importante è che ci siano i prerequisiti per militare a certi livelli, altrimenti il problema non è “l’essere pronto ” ma la mancanza di qualità e in questo caso non c’è niente da fare.

Sia nel primo che nel secondo caso ci vuole osservazione, competenza e umiltà, perché non puoi pretendere di entrare nella gabbia dei leoni con uno stuzzicadenti e poi stupirsi se ci si fa sbranare.

Ma credo che il problema sia molto più profondo, non è che non sappiamo coltivare il talento, non sappiamo proprio riconoscerlo.

BIO: Alessandro Zauli classe 1965.

Allenatore UEFA A.

Collaboro con la rivista Il Nuovo Calcio dal 1993 per il quale ho scritto anche 4 libri.

Ho allenato e alleno in settori giovanili dilettantistici/professionistici dal 1985.

Lavoro anche come istruttore sportivo presso la Casa Circondariale di Ravenna e coi ragazzi della salute mentale.

Dal 2009 inoltre svolgo l’ attività di osservatore per i campionati di C e D

2 risposte

  1. Considerazioni da sottoscrivere. Il problema è che qui da noi il tempo è una cosa e lo spazio un’altra. Spazio eclideo tra l’altro, come ogni tanto qualcuno ricorda come se fosse una scoperta strabiliante. In Italia lo spazio è rimasto cronologico, prima qui e poi qui e poi qui la trafila è quello che conta quindi per Gravina & Co. Einstein è vissuto invano.

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