Giugno 2021. Che sarebbe stato l’anno dell’Italia era del tutto inimmaginabile, lontano dalle più rosee previsioni, distante dai pronostici ai blocchi di partenza, con Nazionali maggiormente attrezzate e una concorrenza alquanto spietata.
Ma il calcio, riprendendo una frase di Silvio Berlusconi citata da Adriano Galliani, “ha misteri gaudiosi e dolorosi come la religione”, arcani complessi e impossibili da decifrare. Perché il pallone è un atto di fede, diceva Pier Paolo Paolini, e rimane “l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo”.
E in un Paese come l’Italia, di poeti e pensatori, il tifo non può che valicare i confini del sentimento individuale diventando qualcosa di più grande, di collettivo e solenne, una passione che pareggia gli status sociali e scorre nelle arterie di una comunità, in un regime di piena aggregazione e condivisione.
Luglio 2021. Dopo aver vinto il girone a punteggio pieno (9) e sconfitto l’Austria agli ottavi 2-1 ai supplementari, l’Italia di Roberto Mancini entra nel momento chiave del torneo. Il 2 luglio è il giorno dei quarti contro il Belgio: gli azzurri battono di misura, 2-1 (gol di Barella e Insigne), i Diavoli Rossi e accedono alla semifinale. L’avversario, temibile, del 6 luglio è la Spagna di Luis Enrique. Un derby del Mediterraneo sentito da entrambe le parti, con Alvaro Morata a rispondere al vantaggio del compagno juventino Federico Chiesa. Extra time col fiato sospeso e poi rigori: a spuntarla, volando in finale, è la squadra del Mancio (5-3 dcr).
Italia-Inghilterra, ultimo atto. La partita più rievocata nella storia del cinema popolare italiano, da Gli imbroglioni con Walter Chiari a In nome del popolo italiano con Vittorio Gassman e Ugo Tognazzi (con tanto di caroselli, birignao a nastro e un fiume di battute), fino ad arrivare all’epico Il secondo tragico Fantozzi con Paolo Villaggio (“Calze, mutande, vestaglione di flanella, tavolinetto di fronte al televisore, frittatona di cipolle per la quale andava pazzo, familiare di Peroni gelata, tifo indiavolato… e rutto libero”) e La fame e la sete con Antonio Albanese, solo per citarne alcuni.
L’ONORE SPETTA ALL’UOMO NELL’ARENA: IL TOCCANTE DISCORSO DI VIALLI
Nei giorni che precedono il match di Wembley nel ritiro degli azzurri si respira un’aria diversa, quasi mistica. Ambiente ultracompatto, legami solidi fra giocatori e staff, spirito di gruppo e attaccamento alla maglia, con l’orgoglio di essere italiani cucito sul petto.
Ma più di tutti è l’alchimia speciale, unica e autentica tra il CT Roberto Mancini e il capo delegazione Gianluca Vialli, l’uomo in più di quella spedizione, la voce ascoltata da tutti in scrupoloso silenzio, esempio di vita e maestro di sport.
Emozioni forti quelle provate all’antivigilia di Italia-Inghilterra nell’intenso discorso del presidente americano Franklin Delano Roosevelt ripreso da Vialli. Parole dense di etica e motivazione, centrali nell’accendere il coraggio, la grinta e il carattere del gruppo, fondamentali a stimolare Capitan Chiellini e compagni in vista della battaglia finale.
“Non è colui che critica a contare, né colui che indica quando gli altri inciampano o che commenta come una certa azione si sarebbe dovuta compiere meglio.
L’onore spetta all’uomo nell’arena. L’uomo il cui viso è segnato dalla polvere, dal sudore e dal sangue. L’uomo che lotta con coraggio, che sbaglia ripetutamente, sapendo che non c’è impresa degna di questo nome che sia priva di errori e mancanze.
L’uomo che dedica tutto sé stesso al raggiungimento di un obiettivo, che sa entusiasmarsi e impegnarsi fino in fondo e che si spende per una causa giusta. L’uomo che, quando le cose vanno bene, conosce finalmente il trionfo delle grandi conquiste e che, quando le cose vanno male, cade sapendo di aver osato. Quest’uomo non avrà mai un posto accanto a quelle anime mediocri che non conoscono né la vittoria, né la sconfitta”.
Piccoli segnali, grandi segnali. “23.54 minuti, l’Italia è campione d’Europa”. Così Francesco Repice, memorabile nella sua radiocronaca (potete ascoltarla qui), annuncia la vittoria degli azzurri ai rigori. Nella notte magica di Londra, l’11 luglio 2021 la Nazionale firma un’altra impresa, esattamente lo stesso giorno in cui la corazzata di Bearzot alzava al cielo la coppa del Mondo in Spagna nel 1982.
NOTTI MAGICHE, SOTTO IL CIELO DI UN’ESTATE ITALIANA
Dal vangelo secondo Johan Cruijff, c’è un adagio che sottolinea un aspetto importante nel football: “non è il buono contro il cattivo e fare in modo che vinca il buono. Il senso del calcio è che vinca il migliore in campo…”.
E sul campo l’Italia si dimostra all’altezza, duellando su tutti i palloni, giocando da squadra, soffrendo e reagendo insieme, compattandosi come un blocco monolitico e restando aggrappata con le unghie e con i denti alla partita. Un trionfo sorprendente, incredibile, esaltante, contro ogni aspettativa, in uno stadio pieno di tifosi britannici. Col sudore e la fatica ad amplificare il valore della vittoria, una lunga cavalcata figlia del lavoro e della forza mentale, animo resiliente e audacia, con (la) Chiesa al centro del villaggio, con Chiellini, Bonucci e Donnarumma a proteggere le mura difensive, con la qualità del trio di centrocampo e la disponibilità degli attaccanti, con l’apporto delle seconde linee e il supporto del CT e del suo staff dalla panchina. Chimica pura, vera, romantica. Lacrime di gioia, estasi e poesia.
Notti magiche, quelle che solo il calcio sa regalare, con Nannini e Bennato a riportare il popolo azzurro sotto il cielo di un’estate italiana, tra sarabande in piazza, clima di festa e bandiere sventolanti.
Tensione galoppante, l’ansia prima delle gare, le mitiche serate con gli amici, provati dal sudore ma irriducibili, sempre sul pezzo, a tifare incondizionatamente gli azzurri: il titolo conquistato a Euro 2020, in anno dispari (2021) e in piena pandemia, dopo una stagione tormentata e con un virus ancora in attività, per il sottoscritto avrà sempre un posto speciale nel cuore, al pari del Mondiale in Germania del 2006.
E poi quell’abbraccio tra Mancini e Vialli, l’immagine più bella di tutto l’Europeo, simbolo di amicizia, connessione, umanità. Un momento straordinario che viaggia oltre il tempo e diventa leggenda. Una stretta da brividi che racchiude la felicità di un popolo intero, fiero e contento di essere italiano.
Onore e gloria eterna agli artefici dell’epopea di Wembley. Grazie Azzurri, per sempre.
BIO: Andrea Rurali
Brianzolo Doc, classe 1988. Da sempre appassionato di cinema, tv, calcio, sport e viaggi.
- Lavoro a Mediaset dal 2008 e attualmente mi occupo del palinsesto editoriale di Cine34.
- Sono autore del programma di approfondimento cinematografico “Vi racconto” con Enrico Vanzina e co-regista dei documentari “Noi siamo Cinema” e “Vanzina: una famiglia per il cinema”.
- Dal 2014 dirigo la rivista web CineAvatar.it (http://cineavatar.it/)
- Nell’autunno 2022 ho fondato la community Pagine Mondiali e nell’estate 2023 la piattaforma sportiva Monza Cuore Biancorosso.
- Da agosto 2023 collaboro con la testata giornalistica Monza-News, scrivendo le analisi delle partite dei biancorossi e partecipando alla trasmissione Binario Sport.
- Dal 2019 collaboro con la casa editrice Bietti, in particolare per la realizzazione di saggi sul cinema inseriti nelle monografie di William Lustig, Manetti Bros, Dario Argento e Mike Flanagan.
- Tra le mie pubblicazioni, il saggio “Il mio nome è western italiano” nel volume Quando cantavano le Colt. Enciclopedia cine-musicale del western all’italiana (F. Biella-M. Privitera, Casa Musicale Eco, 2017).