ALCARAZ E LA SPAGNA: TRA FATO E MERITO

Il calcio non è una scienza, si dice, tanto meno esatta, però ne ricalca tutti i canoni: studio, pratica, progettazione, teoria, esecuzione, tecnica. E – come nel pallone – anche nella scienza qualche volta scende in campo la casualità, specie nella ricerca poiché dobbiamo qualche scoperta assolutamente al fato. 

Per quanto si possa analizzare, approfondire, spiegare la Spagna campione d’Europa (poche settimane dopo il Real Madrid), sono fatalista e inizio proprio con l’assunto che una reazione fisiologica al momento generazionale sia decisiva nei successi degli iberici. Perché è vero che la squadra di Ancelotti appartiene a un emisfero diverso rispetto alla Nazionale delle furie rosse e che annovera molti stranieri in rosa, ma la mentalità, l’energia e perché no, il fato appunto soffiano il vento in direzione del territorio. Di quel territorio. 

Prendete Camavinga, regale puledro pupillo di Carletto e panchinaro con Deschamps. Scelta umana, certo, ma qualcosa vuol dire. Cito solo pochi esempi.

Prendete, soprattutto, Yamal e Williams. La natura ha regalato a questo periodo storico due talenti in erba così maturi, luminosi, decisivi. Pronti. C’è il coraggio del CT De La Fuente (scuola federale) nel buttarli entrambi nella mischia da subito e per sempre, ma questi ricambiano con più costrutto – quasi – da senatori. E Cucurella, misterioso quasi irriso in Premier, baluardo all’Europeo. 

La Spagna ha vinto tutte le partite, ha giocato meglio di tutte, ha strameritato, eccetera. E però alla fine il caso ha fatto il suo: ricordate quel rigore reclamato dai tedeschi nei minuti finali dello scontro diretto? Ecco, questo intendo. 

Se poi l’aura soffia ancora più forte e accompagna il vento da Madrid a Londra e poi a Berlino, ecco il secondo successo di Alcaraz a Wimbledon che precede di poche ore quelli dei suoi connazionali all’Olympiastadion. C’è tutta la scienza dello sport in Alcaraz: lavoro, studio, sacrifici, preparazione, talento, forza, tecnica, mentalità. Integrità. Poi c’è il fato, che ti porta in finale un Djokovic ben diverso che contro Musetti (a sua volta ben diverso da Alcaraz, senza dubbio). 

Per una volta, comunque, fato e scienza si sono accoppiate in una miscela dominante, vincente. Premiando il merito. Per me, sarebbe giusto fosse così anche nella nostra vita quotidiana… 

BIO: Luca Serafini è nato a Milano il 12 agosto 1961. Cresciuto nella cronaca nera, si è dedicato per il resto della carriera al calcio grazie a Maurizio Mosca che lo portò prima a “Supergol” poi a SportMediaset dove ha lavorato per 26 anni come autore e inviato. E’ stato caporedattore a Tele+2 (oggi SkySport). Oggi è opinionista di MilanTv e collabora con Sportitalia e 7GoldSport. Ha pubblicato numerosi libri biografici e romanzi.

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