Corpo-mente-spirito, cognizione incarnata e altro filosofeggiare pragmatico…
Gli argomenti in chiave mente-corpo relativi a comportamenti, apprendimenti, consolidamento di nuove acquisizioni e altro di simile natura è fonte di studio dalla notte dei tempi come più volte argomentato in chat. Mi aggancio, per argomentare a mia volta, alle considerazioni fatte riguardo la fatica, la preparazione atletica e relative metodologie personali di esecutori o di pensatori e ad altre considerazioni che mi hanno chiamato ora a scrivere un mio pensiero.
Se un approccio lineare è giustificato in relazione a ristoro e prevenzione e non lo è in riferimento ad esempio alle ripetute aerobiche a secco allora qualcosa a mio parere non torna.
Occorre ridurre ulteriormente!
L’essenza è l’energia che muove l’uomo.
Tale energia è sempre corpo-mente-spirito.
Provo a spiegarmi meglio.
Le attività a secco che favoriscono il recupero o la prevenzione sono sempre attività corpo-mente-spirito. Le attività a secco (ripetute aerobiche ad esempio) sono sempre attività corpo-mente-spirito che favoriscono maggiore resistenza generale, specifica, così come maggiore capacità di recupero, prevenzione di infortuni e altro ancora.
Nessuna delle due tipologie di lavoro sembrano rientrare nel quadro sistemico di cui tanto si discute.
Ma non è così!
Se mi sento meglio (sensazione di benessere) dopo avere eseguito più o meno consapevolmente (meglio se anche consapevolmente) determinate attività aerobiche o di prevenzione senza l’utilizzo della palla, riporterò quella sensazione (allenata anche con grande fatica o con grande applicazione, che serve quando si lavora sul “core” o su altro di propriocettiva richiesta) nelle situazioni specifiche della disciplina, in gara, in situazione, ecc..
Se pensiamo che così non sia (ci si sta lavorando comunque) occorre inventarsi attività più vicine alla realtà del gioco che siano in grado di determinare quello stesso benessere (stato psico-fisico-spirituale) ricercato ancora con tali modalità all’apparenza non sistemiche.
Non sto facendo il tifo per una o l’altra di tali modalità, ma per il raggiungimento del risultato (soddisfazione percepita) di sentirsi più prestante e meno soggetto a possibili infortuni.
Il fine giustifica i mezzi? Emergenza metodologica? Forse!
Giusto, sbagliato? Non saprei.
Quando lavoro con i clienti nelle sedute di integrazione Posturale ed Energetica, che descritte con la massima semplificazione possibile sono sedute per il benessere psico-fisico-spirituale (sistemiche e non lineari come principi guida) mettere l’enfasi necessaria su alcuni aspetti (respiro, manovre fasciali, movimento, dialogo, idealizzazione, ecc.) favorisce l’auto-organizzazione del sistema e l’emergere di nuovi potenziali dal recupero di quanto rimasto “incastrato” per necessità nei primissimi anni di vita.
L’operatore esperto è in grado di riconoscere e mettere sapientemente l’accento necessario sull’aspetto chiave in grado di aprire nel qui e ora possibilità emergenti nuove (creatività) che con il tempo e con la ripetizione sistemica delle sedute potranno maturare in nuovi atteggiamenti Posturali ed Energetici (un nuovo corpo-mente-spirito nel vecchio corpo-mente-spirito).
In apparenza puntare su un determinato aspetto non significa isolarlo dal contesto.
Se metto l’accento sul respiro è perché so che aprirà la possibilità di entrare più facilmente nei tessuti con le manovre. E se questo si verifica significa anche che i tessuti stirati a dovere (con arte e con intelletto) potranno determinare un rilascio di tensione e relativa sensazione di maggiore elasticità. In breve quel tessuto, respira meglio, si muove meglio e si esprime pure con più facilità.
Come a dire che l’utilizzo consapevole (non solo cognitivo, ma “incarnato”, come piace a Simonetta Venturi) di un aspetto (maggiore enfasi senza dimenticare tutto il resto che insieme si muove, questo è il sistema o sistemico di cui si parla) piuttosto che un altro (lavori a secco piuttosto che situazionali, giusto per intenderci) in grado di determinare la modifica di un comportamento e la percezione di uno stato energetico potenziale nuovo, credo sia il valore aggiunto di chi è preposto a creare le condizioni (contesto, ambiente di apprendimento, ecc..) affinché possano emergere nuovi e funzionali comportamenti individuali e di gruppo.
Ho voluto fare questo accostamento tra metodologia di allenamento e metodologia di integrazione Body Mind perché i pochi che conoscono l’essenza di questo lavoro (ideatore Jack Painter, già insegnante di filosofia e magari così più simpatico a mister Raffaele Di Pasquale) sanno quanto sia potente e allo stesso momento complesso saper utilizzare tale modalità di approccio alla persona (ecologico, circolare, sistemico) che più o meno consapevolmente “si mette nelle mani” dell’operatore di Integrazione Posturale per stare meglio.
Credo che lo stesso ragionamento possa essere fatto “nel campo del calcio” dove l’allenatore sistemico consapevole della complessità del metodo non lineare è anche consapevole del potenziale di tale approccio. Quando nei settori giovanili si arriverà sempre più a lavorare con consapevolezza metodologica, avremo giocatori sempre più pronti a stare nell’imprevedibilità e capaci di affrontare le fasi del gioco così come della vita dando la giusta importanza alla vittoria e alla sconfitta che altro non sono che traguardi e quindi soltanto una parte del percorso.
BIO: Fabio Lepri 4-7-1969
Operatore Body Mind e Allenatore UEFA B
Mi occupo di calcio giovanile e di ricerca e applicazione di tecniche di lavoro per esplorare, sviluppare e integrare le risorse individuali e sociali del corpo mente.
Attualmente in ruolo presso la Federazione Sammarinese Gioco Calcio come docente ai corsi UFEFA D-C-B
Responsabile sempre per la FSGC del progetto Football Is Inclusion che ha la vision di esplorare attraverso la ricerca sul campo nuove modalità di espressione del talento attraverso la realizzazione di contenitori di gioco con gruppi eterogenei (con presenza di ragazzi con disabilità cognitiva relazionale) con finalità specifiche di sviluppo dei potenziali emotivo-cognitivi ai fini prestativi.
Autore del libro “Il gioco in profondità” Edizioni Nuova Phromos ne rimangono solo 7 copie disponibili che possono essere acquistate direttamente contattando l’autore perché l’intero ricavato è destinato in beneficenza.
2 risposte
Il fine giustìfica i mezzi?
– Frase con la quale si è voluto esprimere l’atteggiamento pratico caratteristico del machiavellismo e del gesuitismo, sebbene né il Machiavelli né alcuno scrittore gesuita l’abbiano formulata in questa forma (si legge bensì nel Principe del Machiavelli, cap. XVIII: «nelle azioni di tutti gli uomini, e massime de’ Principi … si guarda al fine … I mezzi saranno sempre iudicati onorevoli e da ciascuno lodati»).
” Del mondo che ti circonda, specie quello professionale ( era un grande osservatore dello sport, specie di quelli aperti: li riteneva una grande palestra fenomelogica) devi assumenerne tutta la complessità, ma riconduci tutto al tuo Umwelt ( seleziona ciò che veramente dà significato al tuo operato )”
Lui definiva questo processo PATICITÀ prof. Aldo Masullo
E aggiungeva” Ma in ossequio alla complessità, non si può e non si deve condividere tutto. Occorre prendere le distanze da ciò che. confligge con la nostra visione del mondo
( Weltanschauung).Prendendo parte, adoperarsi, impegnarsi attivamente e concretamente.
Siamo tutti persuasi che vivere la complessità, significa tener conto di tutto ciò che esiste dal punto di vista metodologico e didattico. Per noi che abbiamo frequentato per tanti anni l’ambiente scolastico, era un dovere professionale conoscere e sapere usare qualsiasi metodo, perché in talune circostanze potevano trovare ognuno di essi la loro giustificazione. Specie nelle classi inclusive: personalizzare, dispensare, compensare….e il metodo era l’interazione dei metodi ( progettazione universale per l’apprendimento).
Quante volte sono dovuto ricorrere alla cura di un singolo dettaglio, intervenendo analiticamente ?
Spesso e aggiungo senza imbarazzo alcuno ( come giustamente riferisci tu).
Tornando alla scuola, anche dal punto di vista della programmazione, come ben ricordi, vi erano tanti modelli quante le rispettive teorie psicopedagiche di riferimento.
Fino a quando non ha fatto irruzione la didattica delle competenze….
Sono fortemente persuaso che la verità assoluta non esiste, in nessun campo. Ciascuno va alla ricerca della propria: sperimentando, operando, valutando, verificando ,e così via.
La ricchezza della complessità è proprio quella di essere antidogmatica e pluralista.
Può anche darsi che vivere la complessità del calcio possa significare che il volo della farfalla in Brasile, scatenerà una perturbazione imprevista sul campo di allenamento, ma penso che siano più le relazioni proprie e intrinseche del gioco a cui dare voce ( corrispondenza alle caratteristiche reali).
Queste , secondo me danno specificità al sistema.
Quindi, occorre considerare la logica del gioco e soprattutto di come si manifesta.
La fedeltà ad essa del processo dell’allenamento deve essere la costante del percorso di formazione e sviluppo del calciatore, specie del calcio di alto livello, dove le relazioni che determinano le varie situazioni, spesso di incertezza e imprevedibilità, richiedono una grande disponibilità di adattamento.
Questi, come ben sai, sono gli aspetti prevalenti di questo gioco.
Un abbraccio con tanta, ma tanta stima
Continuo ad apprendere dal confronto con le conoscenze di altri e dall’esperienza diretta sul campo di gioco, di giochi e di lavoro. Apprendo quando insegno e apprendo quando conduco il singolo ed i gruppi nel percorso di integrazione bodymind,
Questo per dire che quando c’è la spinta ad apprendere, l’apprendimento diventa significativo… e i ragazzi vogliono apprendere per il piacere che ne deriva. Il piacere è la spinta bio energetica che alimenta i desideri di ognuno,… ogni approccio deve assolutamente tenere in considerazione questo paradigma. Nelle tue argomentazioni percepisco sempre questo fuoco, questa passione e mi fa piacere condividere la possibilità di alimentarla anche negli altri. Reciproca stima e passione…