LA COPPA LATINA E LA NASCITA DELL’INTERNAZIONALISMO DEL MILAN

Dalla prossima stagione partirà la nuova Champions League, rivoluzionata nel format e con quattro squadre in più, che porteranno la competizione da 32 a 36, non più suddivise in otto gruppi, ma raggruppate in un unico girone. Aumenteranno le partite e così anche lo spettacolo per un torneo che assume più le sembianze di una superlega e che non darà tregua alle società impegnate.

Tra le pretendenti al trono d’Europa c’è il Milan di Fonseca, che di questa competizione è di casa. Sappiamo benissimo quante soddisfazioni ha dato ai colori rossoneri la Coppa dei Campioni, che è diventata una piacevole abitudine nell’era Berlusconi, dove la vocazione europea del club ha conosciuto il suo punto più alto. Non tutti sanno, però, che le prime importanti vittorie internazionali sono state quelle ottenute nella Coppa Latina, un torneo di alto livello che vedeva competere le squadre vincitrici – o meglio piazzate – del campionato italiano, spagnolo, francese e portoghese e che prese il posto, a livello di importanza, della Mitropa Cup, competizione che diede gloria a grandi formazioni nel periodo tra le due guerre, come il grande Bologna degli anni ‘30.

UN TORNEO DI VALORE ASSOLUTO

Prima dell’avvento delle coppe europee, sono nate tante competizioni che hanno voluto mettere a confronto le più grandi società di calcio d’Europa e non solo, tornei pionieristici, esperimenti audaci e rivoluzionari rimasti nella storia del calcio.

Forse la più importante fu la Coppa Latina.

Questa competizione può essere definita, a giusta ragione, l’antesignana della Coppa dei Campioni. Il format del torneo era semplice ma spettacolare: due semifinali secche da disputare in uno dei quattro paesi organizzatori. Le due vincitrici accedevano alla finalissima e alle perdenti restava da giocare la finale del terzo e quarto posto. Insomma un quadrangolare che oggi verrebbe chiamato con un servile inglesismo Final Four.

Il torneo partì nel 1949 e a rappresentare l’Italia ci fu il Torino, colpito il 4 maggio dalla terribile tragedia di Superga, che si presentò con i giovani. I ragazzini poco poterono fare di fronte allo Sporting Lisbona di Peyroteo, una macchina da gol capace di segnare 559 gol in 354 partite! E infatti, contro il Toro, il lusitano siglò una tripletta nel 3 a 1 finale, che vide la marcatura di Marchetto. I granata riuscirono tuttavia ad arrivare terzi grazie alla vittoria sullo Stade de Reims. Il Barcellona si laureò campione battendo 2 a 1 lo Sporting Lisbona con le reti di Basora e Seguer. La rete dei biancoverdi fu di Correia.

Non sempre le squadre vincitrici dei rispettivi campionati partecipavano al torneo, che si disputava in coda alla stagione e rischiava di accavallarsi ad altre manifestazioni calcistiche.

Fu particolare l’edizione 1950.

La Lazio, quarta in campionato, prese il posto della Juventus campione d’Italia e giunse a Lisbona in virtù della rinuncia ulteriore di Milan e Inter. Scelta infelice quella di disputare il torneo in concomitanza con il mondiale brasiliano, che ne condizionò ovviamente lo svolgimento. Il Benfica si impose sul Bordeaux per 2 a 1 nel replay, dopo il pareggio della prima partita.

Nel 1951 e nel 1956 fu il Milan a vincere il trofeo, ma parleremo dopo delle nostre vittorie.

Nel 1952 fu il Barcellona a trionfare per la seconda volta in quattro edizioni che aggiunse questo trofeo alla vittoria del campionato e della coppa nazionale. In Francia i blaugrana ebbero la meglio su Juventus e Nizza.

Nel 1953 il Milan, che sostituiva Inter e Juventus, perse in finale contro lo Stade de Reims di Raimond Kopa, futuro pallone d’oro nel 1958.

Nel 1954 la manifestazione non si tenne, vista la contemporaneità della Coppa Rimet in Svizzera e tornò a disputarsi l’anno successivo dove si segnalò la prima vittoria del grande Real Madrid. Ancora il Milan presente che perse la semifinale contro lo Stade de Reims e che dovette accontentarsi del terzo posto. Il Milan piegò nella finalina il Belenenses, squadra di Lisbona, che sostituiva il Benfica.

Dal 1956 la Coppa Latina si disputò in contemporanea stagionale con la Coppa dei Campioni e nel 1957 si tenne l’ultima edizione di questo iconico torneo con la seconda vittoria del Real Madrid che sconfisse il Benfica in finale.

Alcune squadre vincitrici del torneo, Real Madrid, Benfica e Milan, vinceranno negli anni successivi la neonata Coppa Campioni, mentre Barcellona e Stade de Reims saranno finaliste, giusto per indicare l’importanza di una competizione dalla semplice organizzazione ma dal valore assoluto delle compagini, che rappresentavano l’espressione più alta di calcio e di bel gioco e che aveva anche un buon riscontro mediatico.

LA VOCAZIONE EUROPEA DEI ROSSONERI

Il Milan detiene il record di partecipazioni al torneo, ben cinque. Oltre alle due vittorie, i rossoneri si sono piazzati secondi nel 1953 e due volte terzi nel 1955 e nel 1957.

Il Milan ha scritto il suo nome nell’albo d’oro della competizione nell’edizione 1951, che coincise con uno scudetto storico, il quarto, che mancava da ben quarantaquattro anni. Era il Milan del GRE-NO-LI, Gren, Nordahl e Liedholm, i tre svedesi che hanno fatto la storia del club. Quella squadra era costituita dal capitano Bonomi, dal portiere Lorenzo Buffon, da Renzo Burini e Mario Renosto. L’ungherese Lajos Czeizler era l’allenatore.

A fine stagione, i rossoneri ebbero la possibilità di partecipare a due competizioni: in Brasile si sarebbe giocata la Coppa Rio, in Europa la Coppa Latina. Il club rossonero optò per il torneo continentale che fu organizzato in Italia, tra Torino e Milano, dal 20 al 24 giugno. Avversaria del Milan nella semifinale fu l’Atletico Madrid.

La presenza modesta del pubblico fu la prima notizia. La seconda fu la scelta del club rossonero di scendere in campo con una inusuale casacca azzurra. Il campo disse che il Milan aveva vinto con merito il campionato e che la vittoria sui madrileni era la conferma della forza di quella squadra. L’Atletico fece anche una buona partita e tenne testa al Milan fino al 18’ quando Renosto portò in vantaggio i padroni di casa. Il gol del pompiere Nordahl spezzò le gambe agli iberici, che capitolarono ancora all’8’del secondo tempo ancora con la rete di Renosto, in giornata di grazia. Carlsson, svedese come il trio rossonero accorciò le distanze, ma Renosto, ancora lui, chiuse la pratica e mandò il Milan in finale contro il Lille. Gli uomini di Czeizler non lasciarono scampo ai francesi che avevano tuttavia disputato una partita in più, dovendo replicare lo scontro contro lo Sporting Lisbona dopo il pareggio per 1 a 1.

Agevole fu quindi la vittoria rossonera.

Questa volta fu Nordahl il mattatore che realizzò una tripletta, con Burini e Annovazzi a chiudere il tabellino. E così quel Milan scudettato si fregiò del suo primo e importante titolo internazionale. Questa vittoria ebbe eco anche in Spagna, dove i giornali locali celebrarono il gioco del Milan che aveva segnato nove gol e subito una sola rete in tutto il torneo.

Nel 1956 i rossoneri concessero il bis.

Non fu una stagione facile per il Diavolo che aveva grandi ambizioni ma che raccolse poco. Questa volta i rossoneri chiusero il campionato al secondo posto, dietro alla Fiorentina. In quell’annata ci fu anche la partecipazione alla Coppa dei Campioni, con l’eliminazione in semifinale contro il Real Madrid. La Coppa Latina parve essere l’occasione per salvare la stagione e la decisione della Fiorentina di non prendervi parte diede al Milan modo di riscattarsi.

Si giocò di nuovo a Milano, nella Civica Arena e la semifinale di questo affascinante quadrangolare, su cui ci si iniziava ad interrogare sul suo futuro, fu contro l’ostico Benfica, un assaggio della finale di Coppa dei Campioni del 1963. Sfruttando le amnesie difensive dei portoghesi, il Milan vinse per 4 a 2. Mariano e Schiaffino portarono il Diavolo sul doppio vantaggio. Tra i lusitani si distinse Coluna, giocatore di colore dotato di un gran tiro, che realizzò la rete del provvisorio 2 a 1. Il Milan continuò a spingere e allungò ancora con Schiaffino. Caiado provò a rimettere in carreggiata il Benfica che subì la rete del 4 a 2 siglata da Osvaldo Bagnoli.

La finale per il titolo si giocò contro i baschi dell’Athletic Bilbao, campione di Spagna e vincitore della coppa nazionale. Il Milan si impose con autorità e passò in vantaggio ancora con Bagnoli. Il pareggio di Arteche al 50’ mantenne in equilibrio la partite fino agli ultimi minuti quando il gol di Dal Monte prima e di Schiaffino poi chiusero le ostilità. Il Milan del presidente Rizzoli vinse la sua seconda Coppa Latina, in un’edizione con avversari più forti. Quel Milan, che bissò il titolo del 1951, era formato da giocatori di classe assoluta come Juan Alberto Schiaffino e Niels Liedholm. Nordahl si congedò dai rossoneri e andò a giocare a Roma. Oltre a Bagnoli e a Radice, nell’undici che vinse la Coppa Latina, va menzionato Cesare Maldini, autore di un torneo in crescendo.

La Coppa Latina ha rappresentato per il Milan il battesimo sulla scena internazionale ed è forse nata lì la sua vocazione europea. Cinque partecipazioni, tre finali e due vittorie raccontano la volontà dei rossoneri di essere protagonista non solo a livello nazionale, ma anche continentale. Questo torneo che ha vissuto di una certa fama e popolarità, seppur il suo formato fosse semplice, ha segnato il calcio europeo e ha rappresentato una palestra per le successive esperienze europee. Il valore continentale della Coppa dei Campioni ha sminuito l’importanza della Coppa Latina, un torneo che era relegato a sole quattro federazioni.

Negli anni sessanta il club rossonero confermerà il suo particolare rapporto con le competizioni europee vincendo la Coppa delle Coppe (1968) e due Coppe dei Campioni (1963,1969).

BIO: Vincenzo Pastore

Pugliese di nascita, belgradese d’adozione, mi sento cittadino di un’Europa senza confini e senza trattati.

Ho due grandi passioni: il Milan, da quando ero bambino, e la scrittura, che ho scoperto da pochi anni.

Seguire lo sport in generale mi ha insegnato tante cose e ho sperimentato ciò che Nick Hornby riferisce in Febbre a 90°: ”Ho imparato alcune cose dal calcio. Buona parte delle mie conoscenze dei luoghi in Gran Bretagna e in Europa non deriva dalla scuola, ma dalle partite fuori casa o dalle pagine sportive[…]”

Insegno nella scuola primaria, nel tempo libero leggo e scrivo.

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