Il tanto atteso esordio della nuova Champions League è ormai alle porte, anzi possiamo dire che è già iniziato con le partite dei preliminari. Finora si è parlato solo delle novità che riguardano la coppa regina del calcio europeo, ma è una riforma che va a cambiare anche le altre due competizioni, l’Europa League e la Conference League che, nel corso di questi anni hanno goduto di un certo prestigio e anche di un buon seguito mediatico.
Si può dire che la scommessa di Čeferin, quella di allargare le competizioni UEFA a una platea più vasta, è stata vinta, visto che in Conference League nella passata stagione ha trionfato l’Olympiakos, che mai aveva vinto un trofeo UEFA. Da quest’anno non esisteranno più le retrocessioni dalla Champions League all’Europa League e dall’Europa League alla Conference League. Questa è forse tra le novità più importanti. Non si potrà più avere una seconda chance, come era avvenuto fino allo scorso anno. Eppure, proprio questa modalità ha dato la possibilità a diversi club di salvare la stagione europea dopo il piazzamento al terzo posto del girone di Champions League, e questo è accaduto già dal suo esordio nella stagione 1999/2000 quando Galatasaray e Arsenal, retrocesse dalla nuova Champions League a 32 squadre, si andarono a giocare la finale della Coppa Uefa a Copenaghen.
Tutte e tre le competizioni UEFA saranno da 36 squadre, con un’unica classifica. Ogni partita, ogni risultato, persino ogni gol sarà importante per scalare posizioni e passare al turno successivo.
Una vera rivoluzione.
Ma il mondo di internet è già pieno di articoli che spiegano nei dettagli il funzionamento delle tre coppe europee, concettualmente sviluppate con un approccio gerarchico. Sul sito della UEFA un video intuitivo e semplice spiega ogni aspetto di questa rivoluzione epocale. Più interessante vedere da vicino lo sviluppo storico delle competizioni.
L’affascinante storia del calcio europeo, in particolare della Champions League, era iniziata con il più classico dei tabelloni tennistici, sfide secche che hanno fatto la leggenda del calcio europeo. La Coppa dei Campioni prevedeva partite di andata e ritorno, replay all’occorrenza, per determinare il passaggio del turno, se non addirittura il vincitore della coppa, come ad esempio accadde nell’epilogo della stagione 1973/1974 tra Bayern Monaco e Atletico Madrid.
Poi fu introdotta la regola dei calci di rigori e addio ai replay. Questo format ha consegnato alla storia squadre leggendarie, come il grande Real, l’Inter di Herrera, l’Ajax del calcio totale e del suo profeta Johan Cruijff, il Milan di Sacchi, ma era anche più democratico e ha portato al titolo squadre impronosticabili come la Steaua Bucarest e la Stella Rossa di Belgrado. Partecipavano solo le vincitrici dei campionati, più la detentrice del trofeo, quindi i derby erano occasioni a dir poco eccezionali. Il momento di svolta ha una doppia data: 1992 e 1993. Nell’edizione del 1992, quella della sfortunata finale persa dalla Sampdoria a Wembley contro il Barcellona, dopo i sedicesimi e gli ottavi, le otto pretendenti al titolo di regina d’Europa furono divise in due gironi, dai quali le prime classificate si sarebbero affrontate nella finale, Sampdoria e Barcellona per l’appunto. Dalla materia si passò alla sostanza nella stagione successiva quando il torneo assunse l’attuale nome di UEFA Champions League. Stesso percorso dell’anno precedente con due gruppi ad anticipare la disputa della finale tra le due squadre prime qualificate. Quell’anno vinse l’Olympique Marsiglia contro il Milan di Capello. La novità più importante della stagione 1993/1994 fu la semifinale secca tra la prima e la seconda dei due gruppi. A San Siro andò di scena Milan-Monaco, mentre al Camp Nou Barcellona-Porto, in entrambe le sfide si imposero i padroni di casa per 3 a 0. Rossoneri e blaugrana si affrontarono poi nella finale di Atene, vinta dal Milan.
Dalla stagione 1994/1995 alla stagione 1996/1997 si iniziò a disputare una fase a gironi (quattro), seguita dai quarti di finale, semifinale e finale, mentre nelle due successive stagioni furono sei i gruppi perché parteciparono le prime e le seconde delle otto leghe meglio piazzate nel ranking, oltre alle vincitrici dei vari campionati, un primo approccio verso un torneo europeo per club che assunse connotati più ampi dalla stagione 1999/2000, quando l’Italia portò ben quattro squadre in Champions League, così come fu per altre due nazioni.
Dopo i turni preliminari, seguiva la suddivisione in otto gironi con la qualificazione delle prime due e la retrocessione della terza in Coppa UEFA. Poi ancora una fase a gironi per determinare le otto da sorteggiare per la fase ad eliminazione diretta.
Questo formato, che da un lato garantiva un numero di partite di alto livello e dall’altro scongiurava le prime avvisaglie della nascita di una superlega europea, fu mantenuto fino alla stagione 2002/2003, per intenderci quella che culminò con la storica finale di Manchester tra Milan e Juventus. Dall’anno successivo, dopo una fase a gironi, le sedici rimaste furono sorteggiate per la fase finale a partire dagli ottavi, con partite di andata e ritorno fino alla finalissima, modello che è rimasto praticamente immutato fino alla precedente stagione.
Dal 2010, inoltre, la UEFA ha voluto dare maggior visibilità alla finale spostandola dal mercoledì al sabato. Ed ora il nuovo formato: un sorteggio per determinare i quattro gironi da nove squadre dove le compagini si affronteranno solo per una volta e ogni squadra giocherà quattro sfide in casa e quattro in trasferta. Dopo ci sarà uno spareggio per le squadre classificate dalla nona alla ventiquattresima per l’accesso agli ottavi, eliminate quelle che concludono il percorso dalla venticinquesima in giù.
Più semplice in apparenza il percorso storico dell’Europa League che ha conosciuto diverse vite. La Coppa UEFA nacque come prosecuzione della Coppa delle Fiere e fu disputata con la formula ad eliminazione diretta, il tabellone tennistico per capirci, fino alla stagione 2003/2004, vinta dal Valencia. Nell’edizione successiva fu introdotta una fase a gironi dopo due turni preliminari e fu più o meno così fino al 2009/2010, stagione in cui nacque l’Europa League con 48 partecipanti nella fase a gruppi. Dalla stagione 2021/2022, anno in cui esordì la UEFA Conference League, la terza coppa europea che ha allargato la platea dei partecipanti, i club che accedettero alla fase a gironi erano diventati 32.
Anche queste due competizioni saranno a girone unico e si accederà alla fase finale del torneo con gli stessi criteri della Champions League.
Il calcio è un fenomeno in fieri che è soggetto ai vari cambiamenti che lo interessano. I nuovi format sono una risposta ai vari stakeholders che agiscono all’interno di questo mondo complesso ma anche, e qui parliamo soprattutto di Champions League, alle spinte indipendentiste che avevano portato i club più importanti d’Europa a creare una superlega, rivoluzione per ora congelata e scongiurata.
Intanto godiamoci questa novità che promette di dare emozioni dal primo all’ultimo minuto delle varie competizioni.
Che lo spettacolo abbia inizio.
BIO: Vincenzo Pastore
Pugliese di nascita, belgradese d’adozione, mi sento cittadino di un’Europa senza confini e senza trattati.
Ho due grandi passioni: il Milan, da quando ero bambino, e la scrittura, che ho scoperto da pochi anni.
Seguire lo sport in generale mi ha insegnato tante cose e ho sperimentato ciò che Nick Hornby riferisce in Febbre a 90°: ”Ho imparato alcune cose dal calcio. Buona parte delle mie conoscenze dei luoghi in Gran Bretagna e in Europa non deriva dalla scuola, ma dalle partite fuori casa o dalle pagine sportive[…]”
Insegno nella scuola primaria, nel tempo libero leggo e scrivo.