MILAN, LA NECESSITÀ DI COMPORRE UNA SINFONIA

Il calciomercato del Milan, condotto dal fondo Redbird e orchestrato da Furlani e Moncada, ha visto l’arrivo di diversi rinforzi: Pavlovic, giovane difensore serbo dal fisico imponente e dal passo felino; Emerson Royal, un laterale destro di spinta e resistenza, proveniente dalle battaglie dell’Inghilterra; Fofana, mezzala che unisce dinamismo e capacità di inserimento; e poi Alvaro Morata, una scommessa affascinante, il 32enne attaccante reduce dall’Europeo vinto da protagonista con la Spagna.

In panchina, il Milan ha puntato su Paulo Fonseca, un tecnico con idee chiare, ma che ha bisogno di tempo per trapiantare la sua visione su una squadra abituata ad altri dettami tattici. Eppure, nelle prime due giornate di campionato, i segnali sono stati meno che incoraggianti: un punto in due gare e la sensazione di un’incompiutezza che striscia nel sottobosco di San Siro.

E qui sorge la domanda: c’è davvero sinergia tra le scelte strategiche del Milan? Redbird, il fondo statunitense alla guida del club, sembra avere fiducia nella linea giovane e dinamica, mentre in campo le scelte suggeriscono un mix tra gioventù e esperienza. Ma questa combinazione funziona? Dietro le quinte, l’ingranaggio che muove tutto è composto da tre teste pensanti: l’A.D. Furlani, pragmatico e attento alle cifre, Geoffrey Moncada, il fiuto francese per i talenti emergenti, e… Ibrahimovic. Già, Zlatan, il gigante scandinavo che, ritiratosi dal campo, sembra aver trovato un nuovo palcoscenico nel quale recitare il suo monologo eterno: il Milan. Un ruolo, sempre presente, come una corrente sotterranea che spinge e strattona i movimenti della dirigenza.

Ma la sinergia tra tutte queste menti funziona davvero, o rischia di diventare una cacofonia? Il Milan, in questo momento, è una squadra che ha tutti i pezzi giusti sulla carta in termini di organigramma, ma deve dimostrare che può metterli insieme in un puzzle armonico.

Il rischio, per il Milan, è di essere tirato in più direzioni, dilaniato da tante anime che non sempre parlano la stessa lingua. Ibrahimovic non è mai stato il diplomatico del pallone, né un uomo da comitato: è il condottiero solitario, l’indomabile capo che mal si adatta alle dinamiche della scrivania. Che il suo essere iconoclasta per natura finisca per scontrarsi con l’approccio più razionale e calcolatore degli altri vertici?

Ecco il Diavolo, allora, in una fase di metamorfosi. Ha messo insieme una compagine che dovrebbe poter competere ad alti livelli, eppure non ha ancora trovato l’armonia fra le sue componenti. Fonseca, l’uomo chiamato a guidare la squadra sul campo, non ha ancora scoperto come amalgamare le diverse anime di questo Milan.

Sarà interessante vedere chi, tra Zlatan e i suoi, saprà prendere il timone. Una cosa è certa: il Milan, tra ambizioni e contraddizioni, non può permettersi di essere diviso. O si compone una sinfonia, oppure ognuno suonerà per sé, e a quel punto, la melodia che si alzerà dal campo di San Siro potrebbe essere tutt’altro che piacevole.

BIO: VINCENZO DI MASO

Traduttore e interprete con una spiccata passione per la narrazione sportiva. Arabista e anglista di formazione, si avvale della conoscenza delle lingue per cercare info per i suoi contributi.

Residente a Lisbona, sposato con Ana e papà di Leonardo. Torna frequentemente in Italia. 

Collaborazioni con Rivista Contrasti, Persemprecalcio, Zona Cesarini e Rispetta lo Sport.

Appassionato lettore di Galeano, Soriano, Brera e Minà. Utilizzatore (o abusatore?) di brerismi.

Sostenitore di un calcio etico e pulito, sognando utopisticamente che un giorno i componenti di due tifoserie rivali possano bere una birra insieme nel post-partita.

Una risposta

  1. Bravo Vincenzo! Vietato tanto l’assolo quanto il requiem!
    All’ombra del Colosseo domani sera è d’obbligo solo un’ Alleluja!

    Massimo 48

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