L’allenatore del Venezia, Eusebio di Francesco, è solo l’ultimo in ordine di tempo: “Assurdo giocare 3 partite di campionato con il mercato ancora aperto”. La litania è random a seconda dei risultati delle proprie squadre, dopo averne fatto un blando argomento di conversazione da bar o da spiaggia.
Sui grandi temi e problemi del calcio, chi ci lavora non fa una piega fino al momento in cui non viene toccato il proprio orticello: parlo del regolamento, dei calendari troppo fitti, del mercato lungo appunto e su quest’ultimo mi soffermo sebbene – noterete – vale per tutti gli altri argomenti.
Bisognerebbe istituire dei tavoli dI lavoro, congressi o come preferite chiamarli, nei rari momenti in cui le bocce sono ferme, oppure a latere di grandi manifestazioni come gli Europei o i Mondiali. Quelle sarebbero le più ghiotte occasioni per riunire dirigenti, allenatori e giocatori (capitani o rappresentanti) per affrontare, discutere e risolvere insieme le magagne.
Il mondo del pallone è troppo frastagliato e condizionato da interessi privati, inquinato da disparità evidenti a cominciare dal FairPlay finanziario. Tutto è in mano a Fifa e Uefa che decidono in maniera quasi dispotica: nessuno si ribella o prova a partecipare attivamente alle riforme. Un caso che nel nostro Paese è ancora più evidente.
Il mercato aperto fino a tardi, fino a dopo l’inizio del campionato, come sempre rappresenta una ghiotta opportunità per chi ha mezzi e li sfrutta (prendete il caso di Milan, Napoli e Juventus in quest’ultima sessione), un handicap per chi invece è costretto a muoversi secondo condizioni stabilite da altri. In assenza di normative precise sul tetto agli ingaggi, sui bilanci, di controlli credibili circa debiti, bilanci stessi, fideiussoni, plusvalenze, escamotage finanziari di varia specie e natura, non è davvero pensabile lamentarsi del mercato lungo che appare come l’ultimo dei problemi.
La gestione e l’amministrazione di questo sport, a livello internazionale e locale, ha sempre più le sembianze di un’anarchia acclarata e di una giustizia democratica mistificata. E’ come se mancasse la decisa volontà di sistemare i punti più importanti, le criticità più evidenti, perché in fondo ci si nutre spesso di alibi e nella confusione ci si può sguazzare.
A memoria, mi ricordo di una sola persona che da anni (molti anni) si batte non solo verbalmente sulle date di apertura e chiusura del calciomercato: il manager Giovanni Branchini, uno che tra l’altro avrebbe tutto l’interesse di sguazzare in un calendario elastico. Giovanni ha però sempre avuto la priorità del lavoro: della sua categoria, anzitutto, insieme con quella di allenatori e giocatori. Arriva dal pugilato, dove la vicinanza dell’agente all’assistito ha storicamente travalicato l’aspetto sportivo, con una fusione totale nel privato. Una cultura che nel pallone riguarda ormai solo l’immagine, il marketing, la (discutibile) comunicazione.
E’ severamente vietato lamentarsi per la durata del calciomercato: sarebbe più serio e costruttivo affrontare la questione – come del resto, ripeto, quella del regolamento e dei calendari – quando non ci sono in ballo i 3 punti. Soprattutto quelli persi…
BIO: Luca Serafini è nato a Milano il 12 agosto 1961. Cresciuto nella cronaca nera, si è dedicato per il resto della carriera al calcio grazie a Maurizio Mosca che lo portò prima a “Supergol” poi a SportMediaset dove ha lavorato per 26 anni come autore e inviato. E’ stato caporedattore a Tele+2 (oggi SkySport). Oggi è opinionista di MilanTv e collabora con Sportitalia e 7GoldSport. Ha pubblicato numerosi libri biografici e romanzi.
Una risposta
Grande Luca! Bellissimo l’incipit del tuo articolo ma superlativo il suo commiato…. soprattutto quando si perdono i 3 punti!
“… gli è tutto da rifare!!” disse un grande sportivo e mai realtà fu più veritiera!
Un caro saluto.
Massimo 48