Estate 1995: stagione torrida quella Italiana, sotto gli ombrelloni ma anche sul rettangolo verde.
Il calciomercato impazzava e oltre a riempire le prime pagine dei quotidiani sportivi, riempiva le bocche dei bagnanti e stuzzicava la fantasia di milioni di tifosi che si apprestavano ad una nuova, esaltante stagione delle proprie squadre del cuore.
Per noi Milanisti è un’estate difficile da definire.
Arrivano tanti nuovi campioni: Baggio e Weah su tutti. Ma anche giovani di belle speranze come Massimo Ambrosini, Thomas Locatelli e Patrick Vieira, che in maglia rossonera non troverà mai spazio e finirà per fare poi le fortune dei Gunners dell’Arsenal.
Dicevo che per noi tifosi Rossoneri poteva essere in realtà un’estate bellissima, perfetta solo e soltanto se, la sera del Trofeo Luigi Berlusconi il Cigno di Utrecht, il miglior numero 9 della nostra storia non avesse calcato l’erba del Meazza per un ultimo giro di campo, applaudito anche dai rivali bianconeri, a causa del suo prematuro ritiro.
Ma ci avete mai pensato: Baggio e Van Basten insieme???
Quell’anno nonostante ciò, davano tutti quanti il nuovo Milan di Fabio Capello favoritissimo per la vittoria dello scudetto e difatti i rossoneri non tradiscono le attese facendo quasi tutto il campionato in testa alla classifica.
Domenica 10 Dicembre 1995, 13^ di Andata : Milan – Napoli 0-0, Baggio, Weah e Savicevic non riescono a sfondare il muro Partenopeo e finisce in pareggio. Ma la notizia di quel fine dicembre 1995 non è la capolista che impatta in casa con un Napoli ormai lontano dai fasti di un tempo targato Diego Armando Maradona.
In quella settimana i riflettori del calcio si stavano spostando dal prato verde, ad un’aula di Tribunale. A tener banco è un giocatore belga, tale Jean-Marc Bosman, centrocampista che stava per chiudere la sua carriera nelle fila del Visé. Salì alla ribalta per aver contestato, qualche anno prima, di fronte alla Corte di Giustizia della Comunità Europea, il suo mancato trasferimento al Dunkerque nonostante il suo contratto con l’RFC LIEGI fosse già scaduto nel 1990.
Il 15 Dicembre del 1995, la corte diede ragione al giocatore, e tale data rappresentò una vera e propria rivoluzione; a partire da quel giorno, la Sentenza Bosman cambiò per sempre il calciomercato per i giocatori dei paesi europei. Spiegata in modo semplice essa stabiliva che i giocatori dell’Unione Europea alla scadenza del contratto, potevano trasferirsi gratuitamente in un altro Club facente parte della comunità europea. Inoltre, se il contratto corrente avesse avuto una durata non superiore ai 6 mesi, il calciatore poteva firmare un pre-contratto con una nuova società.
Da quel 15 dicembre 1995 molti insistono col dire che il calcio non sarà più lo stesso, non solo a livello di mercato ma con ripercussioni anche sui settori giovanili professionistici e non.
Questa sentenza non poneva limite alle Leghe di stabilire un tetto massimo di tesseramenti di giocatori stranieri dell’Unione Europea perché i calciatori, da quel momento in poi, verranno considerati lavoratori come gli altri, quindi liberi di circolare nel territorio continentale, purchè cittadini di un Paese appartenente alla Comunità Europea.
Fino a quella data difatti erano tesserabili 3 giocatori stranieri nella rosa quasi ovunque, tranne che in Inghilterra dove era possibile assicurarsi le prestazioni dei calciatori del Regno Unito (Inghilterra-Scozia-Galles- Irlanda). Dunque, le limitazioni riguardavano ormai solo i calciatori extracomunitari.
Questo creò in tutto il sistema calcistico, un enorme divario tra le società economicamente più forti e le cosiddette “piccole”. Sostanzialmente, chi aveva potere economico, spendeva sempre di più e si rafforzava, mentre chi già lottava per la sopravvivenza era costretto, a parte qualche caso sporadico, ad annaspare sempre di più.
Ma… “Fatta la Legge, trovato l’inganno”:
Nella stagione 2000/2001 scoppia lo scandalo dei Passaporti falsi, utilizzati per naturalizzare calciatori nati come extracomunitari: a giocatori nati in Sudamerica e nel continente africano vengono attribuite discendenze europee che verranno poi riconosciute false in clamorose e ben conosciute situazioni.
In Italia il numero dei giocatori stranieri schierati in campo aumenta drasticamente a partire da quel 1995 fino ai giorni nostri. Se facciamo affidamento ai dati è qualcosa di esorbitante: si è passati da 67 stranieri della stagione 1995/96, al 63% delle attuali rose, ovvero 396 sui 606 totali, numeri impressionanti.
Abbiamo fatto cenno ai settori giovanili: I nostri vivai hanno visto formarsi negli anni 70-80-90 autentici fuoriclasse italiani che poi hanno fatto le fortune delle nostre Nazionali, dalle under fino alla maggiore. Nonostante in alcuni casi la nostra Nazionale sia stata sfortunata nelle fasi finali dei campionati Europei e Mondiali, le compagini azzurre hanno sempre messo in vetrina giocatori eccezionali che, nel tempo, hanno fatto le fortune non solo dei nostri club, ma anche di quelli stranieri.
Si arrivava da un trentennio in cui le società crescevano ed allevavano in casa i futuri campioni da schierare la domenica in prima squadra, ed in nazionale. Si pensava a far crescere i nostri giocatori senza dover guardare in terra straniera, perché c’erano una cultura ed una visione differenti, c’era un pensiero diverso. Ma questo è un altro tema, di cui si è parlato molto in questo blog e di cui ci sarebbe ancora molto da parlare. La Sentenza Bosman ha anche avuto il suo strascico su questo.
Sicuramente questa “globalizzazione” in campo calcistico ha evidenziato come gli interessi economici siano diventati più importanti degli effettivi protagonisti che la domenica scendono in campo. Si è scatenato tutto un mondo fatto di interessi legati a televisioni, sponsorizzazioni, merchandising.
Forse non è stata l’unica causa ma, certamente, la Sentenza Bosman ha sostanzialmente segnato un cambiamento epocale nella storia di questo sport, un cambiamento importante, che poteva essere migliorativo perchè la libera circolazione dei calciatori avrebbe dovuto innalzare la qualità delle squadre e di conseguenza del gioco espresso e che invece ha portato ad una sorta di involuzione.
Mi spiego meglio, facendo un paragone: Negli anni 80 fino alla metà dei 90, in Italia giocavano i migliori interpreti del calcio mondiale: le stelle del Brasile che incantava il mondo, gli assi Argentini, i Panzer Tedeschi, i Tulipani Olandesi, senza dimenticare quegli Azzurri che ci hanno fatto sognare nel 1982 alzando la coppa del mondo. Era un calcio diverso, sicuramente meno tattico e frenetico che lasciava spazio alle individualità dei giocatori di talento .
Certo non possiamo imputarlo alla sentenza Bosman ma, oggi, stiamo assistendo ad una sorta di standardizzazione del giocatore: si vedono sempre più calciatori fisicamente possenti e sempre più sviluppati dal punto di vista atletico . Il calcio richiede soprattutto questo per il modo, sbagliato, di interpretarlo. Ieri la tecnica e lo spettacolo, oggi la frenesia, la corsa e la possanza fisica. Per capirci il Gullit del 1988, oggi sarebbe (forse) fisicamente un giocatore normale.
Ecco, credo che se il calcio fosse rimasto quello descritto da Marcelo Bielsa come “lo sport dei poveri” probabilmente la Legge Bosman sarebbe stato un processo totalmente evolutivo. Invece il calcio è cambiato, gli interpreti sono cambiati e, all’interno dei Club, si è mirato a giocatori con altre caratteristiche forse in risposta ad una società sempre più alla ricerca del successo, della perfezione, fisica, atletica e, certamente, anche per far spazio alle nuove tecnologie, l’intelligenza artificiale, gli algoritmi, cui nessuno è contrario a patto che non snaturino il calcio. Il calcio è un gioco e come tale la priorità non può escludere l’abilità di interpretarlo propria di ciascun giocatore.
Una volta il calcio era tecnica, estro e fantasia ora è molto più fisicità, atletismo e stamina. Chi erano un tempo i protagonisti del mercato? Quelli citati sopra, i giocatori provenienti dalle migliori scuole calcistiche mondiali in cui gli aspetti fisico-atletici erano importanti ma non preponderanti sull’aspetto tecnico. Ora come detto si cerca atleticità, dinamismo, forza fisica. Il calcio è sempre più corsa che tecnica, ha perso (quasi) tutto il fascino di un tempo : la libertà di interpretazione, la magia dell’individualità, ma anche il sacrificio, la voglia di vincere , la determinazione che mostravano coloro che erano in difficoltà. Insomma tutto quello che ci teneva veramente incollati allo schermo o ci faceva fare pazzie per andare allo stadio.
Finchè c’è stata voglia di arrivare, fame di vittoria, abnegazione, il calcio è stato uno sport meraviglioso. Oggi si pensa a guadagnare, tanto e subito, in modo eccessivo, si pensa alle televisioni, alle dichiarazioni mediatiche, ai diritti d’immagine, chi più ne ha più ne metta.
I giocatori che dichiarano amore per una squadra fin da bambini, baciano lo stemma sulla maglia: lasciate perdere, non fa per voi, non siete credibili.
Pensate ad un Baresi che quando il Milan retrocesse, rifiutò il corteggiamento della Juve o a Totti che resistette alla corte del Real Madrid. Oggi si va a giocare in Cina o in Arabia perché “si crede al progetto”: ma di cosa stiamo parlando? Il calcio probabilmente avrebbe bisogno di una bella “resettata”, di ripartire da zero, di fermarsi e di chiedersi :
“Ma dove vogliamo arrivare”? “E’ questo lo spettacolo che vogliamo dare alla gente che paga abbonamenti, che fa sacrifici per permetterseli?”
Non per ultimo, il cambiamento della Champions League di cui non si capisce nulla ma che probabilmente (staremo a vedere) all’aumento del numero di gare corrisponderà uno spettacolo di minor valore. Gli show, lasciamoli ad altri sport, questo è il calcio, lo sport più bello del mondo per quello che si vedeva in campo. Oggi vogliono far credere che esista anche un contorno che la sta facendo sempre più da padrone, ma non è così. Dentro interminabili pre-partita e giochi di luce, via i fumogeni.
Pazzesco. Non è quello che vogliamo, non è quello che i tifosi vogliono.
La Sentenza Bosman poteva aiutare il calcio ad evolversi ma , come spesso accade, la differenza tra la bontà o meno di uno strumento la fa il modo in cui viene utilizzato. Ho chiesto ad un mio caro amico cosa pensasse della Legge Bosman, ecco la sua risposta:
“Il calcio deve esplodere completamente. Fino a quando ci saranno persone come noi che lo seguono come disperati non so quanto possa migliorare la situazione. Le società non sanno cosa voglia dire essere tifoso e ti tengono per i ……. ed io, rispetto a 10 anni fa, quando probabilmente abbiamo avuto il punto più basso della recente storia post Berlusconi, la vivo in modo diverso. Non ho più voglia di imboscarmi al lavoro per vedere il Milan, gli atteggiamenti dei giocatori, delle società, il gioco in sé mi stanno facendo disinnamorare”.
Con questo è tutto. Buon calcio, o almeno ciò che ne è rimasto, a tutti.
BIO: Diego Canavero, classe 1980 di Torino e Milanista prima di nascere.
Esserlo nella città degli juventini è ancora più bello soprattutto dopo il 28 maggio del 2003, devo
spiegarne il perché?
Sono un progettista nel settore automotive, marito felice di Etta e papà di due splendide bambine,
Elisa ed Alessia, Rossonere come me.
Ho un debole per la Coppa Intercontinentale, soprattutto per le trombette elettroniche di Tokyo,
ma non chiedetemi il perché. Colleziono maglie del Milan che appendo nel mio studio-museo.
2 risposte
Carissimo Diego Canavero è un vero piacere conoscerti. Sei, oltre che una penna raffinata, un ottimo storico dello sport avendo in questo tuo articolo descritto in maniera esaustiva e tassonomica le vicende calcistiche dell’ultimo trentennio. Bossman aveva perfettamente ragione e gli fu resa giustizia soltanto un lustro dopo. Ma quella sentenza sportiva è equivalsa, usando una metafora, alla caduta del muro di Berlino con tutte le sue conseguenze, etnie diverse da un lato con dissidi socio-politici e procuratori mai esistiti prima con un calciomercato letteralmente stravolto dall’altro.
In quanto alle difficoltà che incontri per sostenere la tua fede rossonera all’ombra della Mole Antoniellana tana di Gobbi e Tori, ti fa compagnia il sottoscritto che da un sessantennio tribola a tenere in alto la tua stessa fede tra una bellicosa platea di Lupi ed Aquile!
Un caro abbraccio e sempre forza Milan!
Massimo 48
Ciao Massimo, intanto ti ringrazio per i complimenti rivolti e sono contento che a farli sia un torinese che condivide le mie stesse “problematiche” 😅. Detto questo, sicuramente abbiamo perso l’occasione di poter fare un ulteriore progresso verso anni di leadership assoluta a livello di calcio continentale. Purtroppo, le squadre italiane che da anni dominavano la scena europea hanno anziché fatto tesoro della Legge Bosman, passi indietro soprattutto dal 2007 in poi anche a causa dell’ingresso dei petrodollari (vedi PSG e City su tutti) e dei fondi americani che hanno solo portato l’involuzione di cui oggi, ahimè, siamo i maggiori esponenti.
Sempre forza Milan Massimo!!! ❤️🖤