LA “VERA” STORIA DEL PALLONE

“Allora…ragazzi!!… Ma come ve lo devo dire?!?… Non si può giocare a pallone nel parco giochi!… il nuovo amministratore è stato molto chiaro nell’ultima assemblea, chiunque violi il regolamento verrà sancito!”

“…Ma Giuseppe… guardi… prima di sequestrarci il pallone… le spiego…. Federico era semplicemente entrato nel parco per recuperare il pallone, ma poi si era fermato ad allacciare una scarpa e lei ha pensato che stessimo giocando nell’area dei più piccoli…ed ora cosa fa??… non mi dica che ce lo sequestra!!…sarebbe la terza volta in questa settimana!!!…ma per caso questo nuovo amministratore… ama fare la collezione di palloni?”  

E così ci replicò Giuseppe, il portiere del condominio: “…Ma perché non andate a giocare qui vicino al parco delle Suore Salesiane… c’è tanto prato!” 

“….ahh..Sig. Giuseppe..perchè ci fanno giocare mezz’ora o tutt’al più un’oretta!.. sono gentilissime, con merende a base di biscotti, cioccolata, aranciata da bere ma… finito il break, con un semplice battito di mani ci conducono tutti quanti in Chiesa a pregare con lunghissime giaculatorie e interminabili rosari e allora… diciamo che ci si rafferma il sudore… la Chiesa è sempre così fredda… e preferiamo andarci solo la domenica mattina e giocare la partita dopo la Messa… ma gli altri giorni dove diavolo possiamo giocare col pallone?”

Effettivamente mio figlio Marcello ebbe il suo bel da fare con il pallone sotto casa con l’incubo del portiere che anche nel pomeriggio di domenica, suo giorno di riposo, si affacciava dalle finestre dell’abitazione al piano terra per intimarci il divieto di giocare alla sola comparsa di un timido tocco al pallone. E così per non darla vinta né al portiere  né tanto meno al pallottoliere dell’infingardo amministratore, la banda di ragazzetti capitanata da Marcello decise di crearsi un suo personale  spazio, e venne scelta un’ area destinata ad una futura abitazione civile. Certo, quando pioveva il terreno diventava fangoso e tutti tornavano a casa impantanati e sporchi… ma poco male… una doccia …un bucato in più…ma certamente un pallone perso in meno…e forse fu quella banda del quartiere Nuovo Salario ad ideare una recente innovazione nel gioco del calcio: il gioco a “zona” intesa come zona ” non  condominiale” e quindi non sottoposta ai divieti del gioco con il pallone.

“Si giocava a pallone in strada, e si smetteva le rare volte in cui passava un’automobile. Aprendo la cartella di scuola si veniva investiti dal profumo di Coccoina e di gomma pane” 

(tratto dai “Racconti sul filo della memoria” ( Gennaio 2016 Corriere di Brescia di Paolo Gei). 

Spesso preso anche a schiaffi, pugni, calcioni in gesti di stizza, altre volte accarezzato, baciato, osannato, o semplicemente pulito dall’acqua e dal fango per battere una rimessa con le mani, per non parlare dell’elaborato rituale che subisce prima di ogni penalty, accarezzamenti… palpeggi… centrature millimetriche sul dischetto… ebbene sì… stiamo parlando del protagonista assoluto dei campi di calcio, il tanto amato dagli uomini ed esecrato dalle donne, il tanto maltrattato o coccolato, pesante o leggero che sia, ma sempre unico protagonista assoluto nella sua solenne rotondità e maestosità di innumerevoli domeniche pomeriggio della vita di noi tutti! 

Stiamo parlando di sua maestà: Il Pallone da calcio! 

La regola primaria del gioco del calcio così recita: il pallone deve avere una circonferenza tra i 68 e i 70 cm, una pressione compresa tra 0,6 e 1,1 atmosfere ed un peso che oscilli tra  410 450 grammi. Si sfati subito una diceria popolare che vuole i palloni moderni più leggeri rispetto a quelli di una volta, in realtà la differenza sta tutta nel materiale usato e legato all’evoluzione dei materiali impermeabili, difatti i palloni da oltre un venticinquennio a questa parte sono sempre più refrattari all’umidità, che non essendo assorbita nel suo interno, non ne fa aumentare il peso, mantenendo anche in caso di pioggia l’aerodinamicità originaria e quindi la loro traiettoria è attualmente più prevedibile, anche se arrivano a velocità ben maggiore di fronte alle mani protese dei portieri rispetto ai palloni dei tempi di Rivera e Mazzola.

I primi palloni del gioco del calcio risalenti alla metà del XIX secolo erano generalmente fatti con le vesciche di maiale.

Tra le prime aziende a costruirli ci furono le britanniche Mitre e Tomlison che li fornirono al nascente campionato inglese della storia, correva l’anno 1888 e già si notava una diversa tipologia di materiale usando prevalentemente la pelle della groppa della mucca.

Quei primi palloni avevano praticamente le stesse dimensioni degli attuali, ma il cuoio uno volta bagnato faceva raddoppiare il suo peso e venivano palesemente esternate le difficoltà a calciare il pallone di piede, ma soprattutto di testa. I portieri poi erano costretti in ogni intervento, specie sulle palle alte, a pericolose uscite degne di un kamikaze di fronte a vere e proprie bombe intrise di acqua.

Ai primi anni del ‘900 i palloni saranno formati da 18 pezze di cuoio cucite tra loro e la sfera verrà gonfiata attraverso una fessura che poi verrà anch’essa cucita, ma questa soluzione nel breve tempo ne causerà l’inevitabile sgonfiamento, e così pochi anni dopo verrà introdotta una camera d’aria in gomma con tanto di valvola inserita dentro il pallone.

Arriviamo così all’inizio degli anni ’50 e sempre in Inghilterra l’azienda Mitre fu la prima a colorare i palloni con della vernice bianca per renderli più visibili soprattutto in avverse condizioni atmosferiche. Fino al 2000 la Mitre restò l’unica fornitrice ufficiale  dei palloni di gara della Premier League. L’ultimo pallone della Mitre denominato Ultimax aveva una velocità di oltre il 25% superiore ai precedenti, pur mantenendo il peso previsto dal regolamento. 

Ma dagli anni ’70 arriva il dominio bianconero dell’Adidas che produrrà palloni composti da 32 pannelli in cuoio impermeabile o in plastica, dei quali 12, pentagonali in nero, e 20 esagonali in bianco, nacque così il pallone ufficiale che la Adidas denominò Telstar nel Campionato del mondo Fifa del 1970. 

Sarà sempre la Adidas a fornire fino ad arrivare ai giorni attuali i vari palloni nelle competizioni ufficiali. Si passerà dal Tango (Spagna 1982) all’Azteca Mexico nel 1986 e fu il pallone interamente fabbricato per la prima volta in materiale sintetico. E poi il mitico Tricolore nel 1998, i colori della nostra bandiera in aggiunta al bianco e nero, il Fevernova nel 2002, il Teamgeist usato ai Mondiali del 2006 in Paraguay fu un pallone avveniristico composto da soli 14 pannelli curvi termosaldati, le sue performance lo rendevano praticamente insensibile alla presenza della pioggia. 

Farà seguito lo Jabulani, creato nel 2010 con soli 8 pannelli anzichè 14 sempre termosaldati. Fu il pallone usato nel Mondiale in Sud Africa e rimasto celebre per le tante critiche ricevute soprattutto dai portieri che lo paragonarono al “SuperTele” usato dai bambini per la sua leggerezza, difetto che causò non pochi improvvisi cambi di direzione ai tiri specie dalla lunga distanza.  E siamo così arrivati al Brazuca, il pallone del Mondiale di calcio disputato in Brasile nel 2014. È costituito da soli 6 pannelli, il numero in assoluto più basso nei 150 anni della sua, diciamo così, più recente vita.    La sua composizione è ovviamente sintetica, più esattamente in poliuretano. La camera d’aria interna è fabbricata in lattice ed il pallone risulta così più performante e ancor più preciso nei rimbalzi. Il suo peso è in linea con il regolamento: 437 grammi.

Grosso modo ho voluto tracciare, in grandi linee, l’evoluzione del pallone nella sua ricetta di fabbricazione, ed abbiamo constatato le sue più performanti caratteristiche in termini di manovrabilità e velocità. Sicuramente ne traggono beneficio  i giocatori più veloci a dispetto di quelli più lenti. Se si unisce la maggiore velocità degli attuali palloni con quella della fisicità di un rapidissimo calciatore si può arrivare ad ottenere dei risultati molto simili a quella degli atleti centometristi. 

E per curiosità vado ad indrottinarmi sui nomi delle “saette” del calcio attualmente in attività. Con mio grande stupore non trovo ai primi posti in una classifica stilata dal quotidiano francese Le Figaro, nessun nome italiano e neppure quelli di mostri sacri quali Cristiano Ronaldo e Lionel Messi, i veri fenomeni della velocità sono altri… e presumo che vi sia certamente venuta una latente sete di curiosità… e allora vengo subito a dissetarvi con questa Top-ten relativa ai calciatori più veloci al mondo in base ad una graduatoria relativa all’anno 2020 e stilata dall’ autorevole tabloid d’oltralpe.                                       

Mettetevi pure ben comodi sul divano! 

1) Kylian Mbappé (Real Madrid): 36 km/h

2) Inaki Williams  (Athletic Bilbao):  35.7 km/h  

3) Pierre Emerick Aubameyang  (Al-Qadisiah):  35.5 Km/h

4) Karim Bellarabi  ( ex Bayer Leverkusen svincolato): 35.31 km/h

5) Kyle Walker  (Manchester City):  35,27 km/h    

6) Leroy Sanè (Bayern Monaco): 35,04  km/h    

7) Mohamed Salah (Liverpool ): 35 km/h

8) Kingsley Coman (Bayern Monaco):  35 km/h

9) Alvaro Odriozola (Real Sociedad): 34,99 km/h

10) Nacho Fernandez  (Al-Qadsiah):  34,62 km/h  

E così Kylian Mbappé risulta un’ autentica freccia tra i calciatori attualmente in attività dall’alto dei suoi 36 Km/h, vale a dire che è alla pari del mitico Usain Bolt percorrendo i 100 mt. piani in soli 10 secondi netti.

Dunque il fuoriclasse francese, a lungo oggetto di mercato tra i maggiori e più facoltosi club è finalmente approdato alla corte di Carlo Ancelotti nel Real Madrid dove ha già sollevato il suo primo trofeo di Supercoppa battendo in finale l’Atalanta ma il 25nne nativo del XIX arrondissement, e dunque parigino verace, desiderebbe fortemente alzare al cielo la 16ma Champions League cosa che non gli è purtroppo riuscita all’ombra della sua Tour Eiffel ma che se si avverasse in terra iberica il nostro Kilyan diverrebbe probabilmente uno dei Transalpini più celebri al pari dell’Ingegnere ideatore della Tour Eiffel, simbolo indiscusso della “grandeur” francese anche se pochi giorni fa l’Italia di Spalletti è riuscita per una sera ad oscurarla superando la Nazionale, dopo ben 16 anni, per 3 reti ad 1… ed allora mai dire mai e tentiamo pugnacemente di vincere questa benedetta Uefa Nations League! Ridonerebbe tanti sorrisi e speranze alla nostra travagliata penisola! 

Un caro abbraccio.

BIO MASSIMO BALDONI

Massimo 48 nasce a Roma nei primi anni del dopoguerra da mamma umbra e papà francese. Negli anni dell’adolescenza ama spesso frequentare l’agenzia di stampa ove il padre opera in qualità di telescriventista rimanendo particolarmente attratto dalla stesura  degli articoli nella redazione sportiva.

Si diploma Perito Tecnico in Telecomunicazioni e dedica tutta la sua vita lavorativa al settore radio elettronico in varie aziende. Poi, dopo i primi anni di grigia pensione, inizierà quasi per gioco a scrivere in qualità di blogger nella sezione Vivoperlei di Calciomercato.com dove oltre che di calcio si può scrivere di qualsiasi altro accadimento ad esso correlato. 

Viene insignito dal Direttore Stefano Agresti nella sede di CM a Milano con una targa risultando il miglior blogger dell’anno 2021 in quella specifica sezione.

Ora è alla ricerca di nuovi siti di scrittura, ed aver trovato l’incontro con “La complessità del calcio” con la regia di Filippo Galli è un’assoluta ed autentica vera chicca!

Buon Milan a tutti!

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